22 LUGLIO è disponibile su Netflix e riapre una ferita mai rimarginata nel cuore della Norvegia e dell’Europa.
22 Luglio 2011. Dopo aver fatto esplodere una bomba davanti al palazzo governativo di Oslo, il terrorista di estrema destra, Anders Breivik, fingendosi uno delle forze dell’ordine, sbarca sull’isola di Utøya. Qui apre il fuoco su un gruppo di ragazzi riuniti in un campo estivo. Nei due attentati più di 200 persone restarono ferite. 77 persone persero la vita.
Sono queste le terribili premesse del nuovo film di Paul Greengrass.
Il regista e sceneggiatore britannico non è nuovo a certi temi. Suoi sono anche titoli come “BLOODY SUNDAY” (2002) e “UNITED 93” (2006).
Se il film “U-July 22” di Erik Poppe – uscito lo stesso anno – si concentra soltanto sulla sparatoria avvenuta sull’isola, Greengrass guarda anche a quelli che sono stati i risvolti sociali di una nazione colpita duramente dai fatti del 22 Luglio 2011.
Dopo i primi tesissimi 35 minuti che ci gettano in mezzo ai tragici eventi dal taglio quasi documentaristico, la telecamera segue da una parte l’arresto e il processo del terrorista e dall’altra il percorso di guarigione di uno dei sopravvissuti alla sparatoria.
Ispirandosi al libro di Äsne Seierstad “Uno di noi – La storia di Anders Breivik“, Greengrass si concentra quindi su quelle che sono le conseguenze a livello psicologico e politico all’attentato: come ha reagito il paese e le persone direttamente coinvolte; i dubbi etici e morali che deve affrontare l’avvocato difensore dell’assassino.
22 LUGLIO è un film solido e ben costruitoche riporta i fatti per come sono accaduti. Non vi sono ambiguità o possibilità di ragionare liberamente su quanto assistiamo. È nel divario tra la figura del giovane sopravvissuto (che incarna la rinascita di un paese ferito, che si risolleva con coraggio) e quella del freddo Breivik (interpretato da un credibile e inquietante Anders Danielsen Lie) che il film tocca le nostre coscienze.
Il risultato finale è forse quello di un compitino fatto bene, ma impersonale. Su di esso gravano però una lunghezza (due ore e venti) che ne appesantisce la visione e una composizione più televisiva che cinematografica.
Tuttavia film è un monito a non dimenticare e a preservare quello che è il bene più prezioso e spesso banalizzato: la nostra libertà.
E solo per questo merita di essere visto almeno una volta.
Ossessionato dal trovare delle costanti nelle incostanze degli intenti di noi esseri umani, quando non mi trovo a contemplare le stelle, mi piace perdermi dentro a un film o a una canzone.
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