Abbiamo incontrato, in un piovoso pomeriggio estivo, il celebre autore Sandro Veronesi. L’occasione era quella del Festival John Fante – il Dio di mio padre- a Torricella Peligna. L’architetto-autore ha tenuto una bellissima lezione sull’autore Italo Americano e, ovviamente, s’è parlato di immigrazione ed emigrazione.
Dopo l’interessantissima lezione abbiamo potuto incontrarlo faccia a faccia e scambiare quattro chiacchiere bevendo del buon Montepulciano d’Abruzzo. Le riflessioni sono nate dal suo saggio, edito per La Nave di Teseo, Cani d’Estate. La sua esperienza a bordo della Open Arms è una testimonianza diretta del sofferente e terrificante esodo che migliaia di africani affrontano quotidianamente.
LA TRAMA
“Il caso Diciotti.
L’intervento della Chiesa per sbloccarlo (e dell’Irlanda). L’uomo che non
conosce il mare indagato per sequestro di persona, sequestro di persona a scopo
di coazione, arresto illegale, abuso d’ufficio e omissione di atti d’ufficio.
Il sistema australiano. La recrudescenza del razzismo. L’ONU che riconosce che
nei campi libici i migranti vengono torturati, la guerra civile a Tripoli, i
“cani selvaggi” addosso a Papa Francesco… Nel mezzo di tutto questo è arrivato
anche il mio gran giorno, quello che è dato nella vita di ogni cane, e
finalmente sono riuscito a salire a bordo di Open Arms.” – Sandro Veronesi
LA RECENSIONE
Si fa presto ad urlare “Porti
Chiusi!” come se l’incoscienza collettiva fosse totalmente appiattita. Si fa
presto a teorizzare la salvaguardia di un amor patrio per una presunta
invasione. Sandro Veronesi con il suo libro avrebbe potuto regalarci le sue
teorie in merito. Ma ha fatto di più. Lui stesso è salito su una nave di una
ONG e racconta a botta di tweet e messaggi quello che quotidianamente accade
nel Marenostrum. Come i Cani di Yulin, anche gli immigrati debbono attraversare
un percorso infernale.
«A scatenare
i latrati sono le parole – due, per la precisione – che potevano benissimo
essere evitate senza che il senso di quell’infame decisione cambiasse di una
virgola, e che tuttavia vengono pronunciate: la parola “pacchia” e la parola
“crociera”» – Sandro Veronesi
Questo breve libretto nasce dall’istintiva reazione alla scelta di chiudere i porti prima destinati all’approdo dei migranti. Lo sdegno dello scrittore deriva prima di tutto dal linguaggio aggressivo e cinico usato dal responsabile di questa politica. Il tentativo iniziale di mettere in gioco la fisicità del proprio corpo a supporto delle idee è stato frustrato dagli eventi e dalla ‘burocrazia’. Veronesi è quindi tornato alla parola scritta, modulando la forza dell’invettiva civile tramite l’uso efficace di ironia e sarcasmo.
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