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Ciro Marra e i suoi “graffiti” Pop

- 25/10/2024


Ciro Marra nato a Velletri Roma nel 1985, sin da piccolo ha avuto delle velleità artistiche, infatti lo si deduce quando nel classico tema delle elementari alla domanda cosa vuoi fare da grande risponde “l’artista!”  Dopo anni di studi artistici, a 29 anni si trasferisce in Spagna nel 2014, inizialmente a Valencia poi la sua nuova sede è Barcellona.  Perché la scelta della Spagna?

Devo fare un passo indietro per spiegare tutto. Sin da piccolo da molto piccolo i miei migliori amici sono stati i colori.
Ricordo alle elementari il classico tema “cosa vuoi fare da grande” io scrissi, l’artista!
 La mia prima scuola furono i manga, mi mettevo lì e disegnavo i vari personaggi, con risultati disastrosi ma continuavo sempre!
Frequentai L’istituto d’arte della mia città, cominciavo a scoprire le varie tecniche, le varie marche di colori, di fogli.
Mi sentivo bene disegnavo ore ed ore! Così finiti gli studi decisi di iniziare L’ accademia di belle arti a Roma, ma durò molto molto poco (meno di un mese)
Passarono un paio d’anni e dopo aver fatto il servizio militare, cominciai a studiare L iconografia sacra e dopo 6 mesi a lavorare in un’equipe nel Vaticano
Lasciai Roma e mi ritrovai a vivere in un paesino del Salento (paese dove vivono i miei genitori) cominciai lì ad affrontare e a capire il passaggio tra esercizi e opere d’arti.  Mi ritrovai a scegliere un po’ del mio futuro, Così andai a vivere a Bologna in modo del tutto casuale (aprendo la cartina dell’Italia, lasciando cadere una penna) dopo pochi mesi venni scelto per una biennale d’arte di Ferrara e grazie a questo cominciai a credere davvero che potevo continuare, che potevo quantomeno sopravvivere d’arte! Qui venni poi scelto per una Expo a Londra in tower bridge, che andò molto bene, e così presi uno zaino e decisi di partire, con il mio migliore amico Enrico per Valencia giusto per una quindicina di giorni.
il secondo giorno ho chiamato la mia famiglia per dirgli che sarei rimasto a vivere lì. Poi da cosa nasce cosa e mi sono ritrovato a Barcelona città che amo dove attualmente vivo e coloro.


Uno dei tuoi progetti che considero interessanti è l “Arte del consumismo” progetto del 2019 mi affascina così tanto che mi fa dire “wow”!! Da cosa sei partito? Se è stato lo scontrino “griffato” che ha attirato la tua attenzione o il soggetto artistico e la conseguenza ricerca dello scontrino? 

Penso sia stato il mio unico progetto dove ho voluto inserire un concetto vero e proprio. la scelta dello scontrino non fu causale, avevo bisogno di una carta che cambiasse con il tempo.
Si chiamava “L arte del consumismo”.
Scelsi scontrini di grandi marche come EL CORTES ENGLES e cominciai a disegnare con una bic opere d’arte dei “grandi della storia”.
Il tutto si basava nel fatto che con il tempo le scritte dello scontrino spariranno (cioè cose materiali) e resterà solo il disegno… per dire che tutto sparirà L arte resterà in eterno. Un progetto chiuso perché avevo proprio il bisogno di aprire e chiudere il discorso.

Nel 2000 vidi un film “Dance in the dark” con un Bjork. dove lei era una ragazza non vedente, il film inizia con la musica ma senza video schermo tutto nero per svariati minuti. Il disagio dei presenti nella sala cresceva di secondo in secondo. Tutto questo Come lo vedi? visto che tu affermi “amo dipingere al buio perché vedo meglio i colori”, di che buio parliamo?

Amo questo film senza dubbio, ma non avevo mai associato il mio pensiero a questo.
Il buio di cui io parlo è proprio la necessità di solitudine di silenzio profondo, di toccare il fondo e restare lì ad assaporare ogni singola sfumatura, riuscire a catturarne l’essenza e avere una visione migliore di ciò che mi circonda ogni singolo momento del giorno.
Su quasi tutte le tue opere si vedono cuori, croci, scale, teschio e occhi. A quanto pare sono i tuoi soggetti preferiti che significato hanno nel tuo progetto artistico?

Sono simboli che ho cercato di” fare miei” grazie proprio ad un discorso letterale e ad una maturità artistica che è avvenuta nel tempo:
Il cuore è l’amore per la vita,
la croce è il dolore nella vita,
la scala è il percorso della vita,
il teschio è la fine alla vita,
gli occhi sono l’essenza di vita.“TUTTO IL RESTO SONO IO”.


Nell’ambiente artistico, sei definito uno degli esponenti del “disarmonismo”, cioè?

É un movimento artistico nato qualche anno fa in Italia, mi chiesero se volessi farne parte, lessi il manifesto e dissi subito Si! Anche se oramai sono anni che non ho più contatti con queste persone, mi sento fortemente disarmonico.

“Sono un ritrattista”, precisa Marra, “e dipingo volti e figure di persone incontrate durante il mio cammino. Quei volti rappresentano le anime delle persone, così come le ho viste ed amate: inserisco in esse, il mio vissuto fatto di malinconia, solitudine, forti emozioni, tormenti. Il mio segno, “la lacrima”, diventa un riconoscimento presente in tutte le mie opere”. Il Disarmonismo internazionale, ideato da Carlo Gentili e Carlo Damiani, ora ha un nuovo ambasciatore che si inserisce dopo gli artisti Piotr Mitera in Polonia, Martino Sciarra in Giappone, Sabrina Melusine Raineri in Irlanda e i collaboratori da Miami e Bruxelles. Il Disarmonismo, l’arte dei “sognatori del Bello”, è stato promosso attraverso pubblicazioni in Cina, Brasile e Moldavia. (cit.: Manifesto Dinamico Disarmonista, l’ avanguardia artistica italiana, da FB)

Nessun supporto ti fa paura, basta uno “spazio” che subito è tuo, lo riempi con i tuoi segni grafici.

Nessuna paura mai! Quando con me ho un pennello o un colore ecc., mi sento invincibile su tanti aspetti.
Se potessi dipingerei anche le nuvole senza esitare.

E adesso passiamo alla domanda fil-rouge, quella che di solito faccio a tutti i miei amici artisti. Quando hai capito di aver creato la tua prima opera d’arte, “unica”, cioè il passaggio tra esercizio e opera vera?Lo ricordo bene, fu un momento strano perché guardai quell’opera “L’ultimo romantico”, questo era il titolo, mi allontanai da Lei per guardarla meglio e mi dissi: “ci sono!”, posso cominciare a vivere grazie alle forme e ai colori. È cominciò il mio viaggio!

Hai avuto un maestro, un tutor?

Un vero e proprio Maestro che mi ha insegnato i “trucchi del mestiere” no. Ho avuto 5/6 persone importantissime che sono passate nel mio percorso artistico che mi hanno arricchito moltissimo, due sono ben presenti nella mia vita: uno è mio Padre che si chiama Luigi. è una figura che mi ha sempre spinto a fare di più
Sono poche le volte che mi ha detto BRAVO (forse due)
Quindi era un dimostrare a lui che ci potevo e posso riuscire! Per me è un insegnamento grande! e l’altro è un mio grande amico Cristiano artista scultore che mi sprona tutt’ora nel crescere artisticamente aiutandomi a capire come superare i miei limiti con parole semplici ma dirette.


Nelle tue opere c’è più Basquiat, più Picasso o più Haring?

Se parliamo di linee e forme su tutti c’è Basquiat, amo mescolare un mondo classico tipo Guido Reni, e Michelangelo, con un mondo molto più “urban” o neoespressionista come Basquiat appunto, con la delicatezza derivata dall’ amore che ho per Modigliani e la passione e odio di Caravaggio.
Ma se guardiamo il lato emozionale delle mie opere, beh…, non c’è nessuno di loro. Sono solo io.

Nel mondo della pittura i pigmenti, i colori sono tantissimi e di varie origini, si va dagli acrilici, agli oli o alle tempere, ma a te basta una bic?

Se Mi basta? Ovviamente No!
io non mi sazio MAI!
L’uso della bic mi dà soddisfazioni (anche se non la uso più spesso) in quanto so che non posso cancellare la linea, non più modificabile, quindi mi fa sentire più sicuro in quello che faccio, mi fa e credere di più in me stesso, e posso averla sempre in tasca!

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Vivo a Roma ma originario della Sicilia. Attivista nel volontariato sociale, mi occupo di pittura, fotografia, scrittura e arte pop: alcune mie opere sono state esposte in diverse gallerie e mostre nazionali.

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