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“L’Architettrice” di MELANIA G. MAZZUCCO (Einaudi) Recensione


È la seconda volta nella mia vita che incontro Melania Mazzucco. La prima fu ad un Salone del Libro di Torino di non molti anni fa: frizzante, energica e piena di energie positive. Quest’anno l’ho incontrata a Torricella Peligna, in occasione del suo “Premio alla Carriera John Fante” consegnatole sotto proposta di Sandro Veronesi. Quella energia contagiosa è rimasta immutata imbevuta di femminismo e lotta culturale. Mazzucco, oltre che scrivere benissimo, ha lo sguardo sognante ed immergersi in uno dei libri è sempre una vera e propria esperienza di viaggio… nel tempo per quanto riguarda la sua ultima opera “L’Architettrice” edito da Einaudi.

La Trama

Giovanni Briccio è un genio plebeo, osteggiato dai letterati e ignorato dalla corte: materassaio, pittore di poca fama, musicista, popolare commediografo, attore e poeta. Bizzarro cane randagio in un’epoca in cui è necessario avere un padrone, Briccio educa la figlia alla pittura, e la lancia nel mondo dell’arte come fanciulla prodigio, imponendole il destino della verginità. Plautilla però, donna e di umili origini, fatica a emergere nell’ambiente degli artisti romani, dominato da Bernini e Pietro da Cortona. L’incontro con Elpidio Benedetti, aspirante scrittore prescelto dal cardinal Barberini come segretario di Mazzarino, finirà per cambiarle la vita. Con la complicità di questo insolito compagno di viaggio, diventerà molto più di ciò che il padre aveva osato immaginare. Melania Mazzucco torna al romanzo storico, alla passione per l’arte e i suoi interpreti. Mentre racconta fasti, intrighi, violenze e miserie della Roma dei papi, e il fervore di un secolo insieme bigotto e libertino, ci regala il ritratto di una straordinaria donna del Seicento, abilissima a non far parlare di sé e a celare audacia e sogni per poter realizzare l’impresa in grado di riscattare una vita intera: la costruzione di una originale villa di delizie sul colle che domina Roma, disegnata, progettata ed eseguita da lei, Plautilla, la prima architettrice della storia moderna.

“Diventare architetto, (…) trasformare un disegno in pietra, un pensiero in qualcosa di solido, perenne. Tirar su una casa. Scegliere le tegole del tetto e il mattonato del pavimento. Immaginare facciate, cornicioni, architravi, logge, scale, frontoni, prospettive, giardini. Per quanto ne sapevo, una donna non l’aveva mai fatto. Non esisteva nemmeno una parola per definirla”.

Recensione

Devo ammettere che prima di leggere L’Architettrice, personalmente già sapevo chi fosse Plautilla. Ammetto che essermi laureato in Storia dell’Arte a Roma , mi ha permesso di conoscere anche le storie “minori” della città eterna. Ammetto inoltre che l’argomento, anche per gli addetti ai lavori è relegato in una nicchia. Effettivamente le vicende professionali di Plautilla sono state poche. La motivazione? Perché era donna!

Ecco il dunque. Mazzucco con l’espediente del romanzo storico riesce a portare alla luce un nervo scoperto: la disuguaglianza di genere. È necessario raccontare le storie delle antesignane.

La narrazione si snoda in un doppio filo temporale: quello principale e più ampio che comprende le vicende di Plautilla dal 1624 al 1678 e quello più piccolo degli “intermezzi” (così chiamati nel libro) posti alla fine di ogni capitolo che narrano gli eventi dell’estate della Repubblica romana del 1849, con Garibaldi che, dopo essere passato per porta San Giovanni era volto all’inseguimento delle truppe dell’esercito napoletano. I capitoletti “lampo” degli intermezzi hanno la loro ragion d’essere nella presenza dell’ imponente Villa Benedetta, la grande Villa, il sogno di Plautilla chiamata dai soldati che lì si rifugeranno, il Vascello, per via della sua forma ad imbarcazione. Potete ammirare la Villa e le opere di Plautilla Briccia negli inserti illustrati del libro, che rendono prezioso il volume, graficamente ben curato.

Leggere l’Architettrice (già il neologismo del titolo fa presagire la portata politica dell’opera) ci immerge in un mondo sconosciuto. Il libro ha una “architettura” singolare: alla fine di ogni capitolo v’è un intermezzo gustosissimo di storia di Roma.

Mazzucco con questo suo romanzo ha dato finalmente gloria ad una figura storica che tutti dovremmo conoscere. Plautilla Briccio in vita ha sofferto molto per il suo essere donna in un periodo dominato dai vari Bernini che monopolizzavano la scena artistica ed intellettuale. In un punto del romanzo, il padre di Plautilla arriverà a dirle: “L’arte non si concilia col fardello del matrimonio” : l’aspettativa, per una donna, era solo quella di diventare moglie e madre. Un destino ineluttabile per ogni donna. Ma Plautilla ha compiuto una rivoluzione silenziosa attraverso la sua professione. Ad oggi il mondo dell’architettura e dell’ingegneria sono ancora ad appannaggio maschile. L’Architettrice scardina questo millenario paradigma è fa gemmare nel lettore e nella lettrice quella scintilla di voglia di cambiamento.

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Di origine Abruzzese, ma ramingo come un nomade. Di molteplici interessi ogni sabato su Bl Magazine con la rubrica BL LIBRI.

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