Accade a Ravenna, alla fine del primo tempo di un match di esordienti. L’allenatore sente dagli spalti un insulto dal genitore di un giocatore della quadra avversaria. Nonostante il vantaggio, l’allenatore dà un insegnamento di civiltà a tutti e ritira la squadra.
Lo sport è un’attività che si fonda, tra le altre cose, sulla competizione sana e sul divertimento. Succede però che alle volte, quegli stessi genitori che iscrivono i propri figli a società calcistiche, dimentichino un valore sportivo fondamentale: il rispetto verso l’avversario.
Proprio per questo l’allenatore dell’USD Classe, Nicola Di Pietro, domenica scorsa ha ritirato la squadra dalla competizione ritenendo inaccettabili le offese destinate ad un baby calciatore: ““Vai a fare il ballerino, sei una femminuccia” . Ne sono seguiti applausi di approvazione di alcuni genitori che hanno preso le distanze da quelle frasi indicibili ed offensive della sensibilità e della dignità umana, a dimostrazione che la pancia dell’Italia è molto più sensibile di quella che spesso offre il peggio di sé sui social network. “Era stata una partita molto tesa, con discussioni tra i ragazzi e anche col pubblico” ha affermato Di Pietro Al Resto del Carlino. “Quelle frasi sono state la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Non era più un contesto adatto a dei ragazzini. Sono convinto che quando si lavora con dei giovanissimi non occorra solo farli giocare, ma serve anche un lavoro sociale che va al di là della partita: sono convinto di aver preso la decisione giusta, e mi sono assunto le responsabilità di questa scelta anche di fronte all’eventuale disapprovazione del mio gesto da parte della Federazione“
Il settore giovanile e scolastico della FIGC, informata dell’accaduto, ha condannato l’episodio e approvato la sospensione della partita, oltre a disporre che la stessa venisse rigiocata. Come segno di pace e distensione, a darsi la mano a inizio partita non saranno solo giovani ragazzi ma anche i genitori.
La madre del ragazzino, che in un primo momento aveva pensato di sporgere denuncia al genitore colpevole di omofobia dichiarata, d’accordo con suo figlio ha deciso di dimenticare l’accaduto e non denunciare il genitore.
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