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Desdemona

“Sei donna, qui non puoi sederti” ma prendono fondi per i centri antiviolenza.

Lunedì sera Aurora Leone dei The Jackal ha postato nelle stories di Instagram in cui racconta un grave episodio di sessismo che ha subito in prima persona. Quella sera stessa, mentre era a una cena assieme agli altri convocati alla “Partita del cuore”, una partita di calcio di beneficenza tra una selezione di cantanti e una di altri personaggi famosi, un organizzatore le ha intimato di allontanarsi dal tavolo al quale era seduta, perché le donne non erano ammesse.


Leone ha raccontato che dopo essersi alzata, insieme al comico Ciro Priello del gruppo, un altro organizzatore l’ha raggiunta al nuovo tavolo provando a giustificare il collega, per poi ribadire comunque che in quanto donna non avrebbe giocato la partita. Leone, in realtà, era stata convocata tra i giocatori della partita. Con Priello ha detto però che adesso non parteciperanno.

“Quando mai una donna ha giocato a calcio?!”, ha detto Gian Luca Pecchini, responsabile della Nazionale Cantanti, dimenticando totalmente la bravura della squadra italiana femminile di calcio, incitando Leone ad indossare il completino in tribuna, non certo sul campo di calcio.

La Nazionale Cantanti ha risposto con un comunicato ufficiale che dice: «non accettiamo arroganza, minacce e violenza verbale» e che elenca «alcuni dei nomi delle tantissime donne che, dal 1985 (anno in cui abbiamo giocato a San Siro, per la prima volta , contro una compagine femminile), hanno partecipato e sostenuto i nostri progetti». Il comunicato era stato anche pubblicato sui social, ma poi cancellato.

Nel pomeriggio di martedì è stato poi pubblicato un comunicato in cui Pecchini annuncia le sue dimissioni e spiega di essere «in attesa di parlare personalmente con Aurora Leone».

Un caso di sessismo in piena regola, ma che fa ancora più riflettere sull’ipocrisia di certe organizzazioni che, a quanto pare, hanno ricevuto fondi consistenti per combattere lo stereotipo di genere e la violenza di genere, fondi che dovrebbero essere destinati ai centri antiviolenza che si occupano davvero di violenza ed aiutano le donne ad autodeterminarsi.

Non basta stampare delle mascherine con su scritto “Stop violenza sulle donne” se poi non fate formazione interna e non applicate le buone intenzioni nella vita di tutti i giorni. Troppo facile arricchirsi con facili slogan come “le donne non si toccano nemmeno con un fiore” ma ci considerano meno importanti e non allo stesso livello dell’uomo.

Quanta, troppa incoerenza.

Scritto da

Attivista Politica, Femminista Intersezionale. Speaker e Autrice su Radio Città Pescara Popolare Network. Mi occupo di libri alla Libreria Primo Moroni di Pescara.

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