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Alla soglia dei 40 ho scaricato Tinder, ecco la mia esperienza

- 28/05/2020


Sono sposato cerco solo divertimento

Non voglio relazioni sentimentali solo compagnia occasionale

Non cerco str**ze

Cerco qualcuno con cui parlare. Amo parlare e son anche ascoltare

“Non cerco amicizie o chiacchierate troppo lunghe”

Sono queste alcune delle descrizioni che leggo in questa nuova avventura che ho voluto provare per ispirarmi. Domenica ho deciso di vedere cosa succede nel mondo della caccia, nell’oceano di squali: ebbene sì. Ho scaricato Tinder.

Io sono sempre stata nella zona sicura della barriera corallina, non sono mai andata oltre il “reef” (Great Barrier Reef), ma come Nemo (il pesciolino pagliaccio) ho voluto provare l’oceano. Il problema è che purtroppo, per adesso, ho trovato solo “motoschifi” ma non farò la sfida per toccarli.

Allora, ricapitoliamo gli step che ho percorso per iniziare questa avventura della durata di 2 mesi.

1.Scelta della foto: troppo provocante fa sembrare che cerchi qualcosa di specifico, troppo poco provocante fa capire che a quella cosa manco ci pensi, allora ne cerchi una normale che comunque in qualche maniera ti valorizzi e non ti faccia sembrare Magamagò. In fondo sono app dove ti iscrivi per piacere e se non metti foto carine nessuno ti scrive. Appena messa la foto e nome ecco che con un cilindro come all’acqua fan vieni lanciata nella vasca e da adesso sei anche tu preda e predatrice.

2.Descrizione personale: troppo descrittiva?mmm logorroica. Poche parole: non hai niente da dire. Niente: troppo misteriosa, potresti essere un uomo. Quindi stai sul generico e metti qualcosa di te ma non troppo, sincera ma non troppo. Altro passaggio che ti fa una selezione naturale. Poi comincia la danza. 

Polpastrello affilato e via, si parte. Come guardare un catalogo di prodotti. Io pensavo che le foto degli uomini fossero diverse, invece in questi anni, mentre io come Alice inseguivo il bianconiglio, ci sono state evoluzioni. Pose, bocche a culo di gallina, sguardi ammalianti e frasi provocatorie. Foto da ricercati della polizia o da curriculum (un po’ come quelle che trovi su Linkedin), inespressive, tagliate male, con dettagli irrilevanti come le orecchie (e fino a che sono le orecchie va bene). Foto agghiaccianti, sfocate, mosse, storte e non utili per qualsivoglia parere. Foto che oscillano da quando avevano 15 a oggi tutte alternate così da non poter capire quale sia l’aspetto attuale.

La regola è: almeno una in palestra, per far vedere che sei atletico. Una con i pettorali bene in vista, per far vedere che sei fico. Una con sguardo dolce, per sembrare il gatto di Shrek. Una buffa per mandare chiari messaggi di disinvoltura e voglia di divertirsi. Frasi come “tutti vedono quello che sembri ma solo pochi capiscono come sei veramente” messe sotto foto di loro nudi in palestra sudaticci e pompatissimi. Delle volte fra una foto e l’altra stento a crede di essere ancora nello stesso profilo.

Poi nel mucchio ci trovi gli ibridi, i son qui per cercare l’anima gemella(si certo!) con foto simpatiche ma poco attraenti. È lo stesso concetto della pasticceria, se vedi un tortino brutto non lo scegli anche se magari è molto meglio di quello tutto glassato. 

L’uomo non ha dovuto vendersi online e la scelta delle foto lo dimostra, noi invece siamo quelle che ci pettiniamo prima di una foto, che ci rifacciamo il trucco per telefonare, che si fanno fare mille foto prima di pubblicarne, forse, una. L’uomo si passa la mano in testa, con i senza capelli, ed è ok.

Io sto cercando di capire cosa (anche se la app nasce per quello) e come ottengono ciò che vogliono. Quello che ti scrive subito, quello che magari se la tira, quello che ti dice che non usa mai la app, quello che magari mentre parla con te scrive ad altre persone. Non necessariamente donne, persone. Già, ho scoperto che oltre alle chat appositamente per incontri gay spesso si trovano lupacchiotti vestiti da pecore (o viceversa) anche nelle chat per etero.

Chat strane, che nascondono un “so perché sei qui e cosa vuoi” quando magari è solo il loro obiettivo, però la cosa gli fa rompere il ghiaccio con una certa disinvoltura.

Poi, se dopo un MATCH! ti scrivono e tu rispondo con “ehy”, inizia la danza dei convenevoli, delle risatine, delle battute prima di arrivare o alla domanda diretta (che nel mio caso fa chiudere la chat senza neanche risposta) o al silenzio se vedono che non raccogli certi segnali. Che poi mi domando, ho solo una foto dove si vede tipo il mento, che vuoi incontrare? Subito così, senza sapere niente, magari ho i denti storti, gli occhi storti, la ricrescita dello smalto e dei capelli, raglio invece di ridere. Tutto con una finalità senza contorno. Poi però ci sono le mosche bianche, le eccezioni, quelli che chattano, scrivono, parlano, condividono. Pochi, sono molto pochi

In circa 96 ore di chat ho trovato: il complessato, il maniaco, il saggio, l’esperto, il leggero e il filosofo. Praticamente tutte le categorie principali.  Di base ci sono 3 aggettivi che accumunano tutte le categorie: insistente, permaloso, esigente. Se non rispondi entro poche ore al comando “aperitivo+altro” sei da cestinare, neanche visualizzano più i tuoi messaggi. Puf! spariti nel nulla. Da mielosi, romantici e sensibili a schiacciasassi emotivi. Cosa li rende tutti leoni da tastiera e poi dal vivo agnellini? Cosa li fa sentire sicuri del fatto che, se ti scrivono ciao, subito gli devi mandare delle foto di te? Perché danno per scontato che tu sia online solo per cercare di aprire le gambe alla prima occasione? (stolti, le donne non hanno bisogno di app).

Inoltre la cosa comica è che nessuno ammette il motivo principale per cui scarica quella app, ossia concludere sessualmente l’incontro, dicono tutti che è per parlare conoscere persone nuove. Però caso strano quando con il COVID siamo stati messi tutti a casa l’utilizzo della app è calato perché non potendo concludere con un amplesso perché perdere tempo a parlare con una ragazza? Meglio filmarsi mentre si fa addominali, si cucina o si prende il sole. 

Cercando informazioni online ho scoperto che la foto profilo non sarebbe l’unico parametro che l’app tiene in considerazione. Esiste infatti un algoritmo secondo il quale il numero di apprezzamenti, delle informazioni contenute nel profilo e della quantità di match ricevuti dia delle categorie o meno nelle tue ricerche.

Questo algoritmo di classificazione chiamato Elo score, scoperto tramite una ricerca effettuata da Austin Carr di Fast Company, assegna ad ogni utente un punteggio basato su parametri non sconosciuti, e propone solamente persone che hanno ottenuto un risultato simile. In buona sostanza se sei cessa e non piaci, ti propone scorfani cessi che non piacciono. “Non si tratta solo di quante persone manifestino interesse nei tuoi confronti – ha spiegato il CEO di Tinder, Sean Rad – è un’operazione molto complicata. Ci sono voluti due mesi e mezzo per costruire l’algoritmo visto che tiene conto di molti fattori”.

Non so quanto ancora resisterò dentro la vasca, trovo buffo come magari su una chat persone insistano per vedermi e conoscermi e poi magari, essendo tutti di Firenze, se ti vedono in un locale manco ti considerano. Particolare. Il fascino dell’ignoto, l’assenza di comunicazione verbale di impatto ma prima celata da uno schermo. Parlare con le immagini scelte e selezionate che rappresentano un alter-ego e cercare di conquistare con parole prima poi di mettersi davanti al fisico, al concreto, al reale. Paura di non piacere? Chissà.

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