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Marco Martinelli: Il chimico della porta accanto

- 21/06/2025


Marco Martinelli, Lucca, classe ’90.  Divulgatore scientifico, si divide tra scienza, spettacolo e musica. Marco si è laureato con lode presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa in Biotecnologie Molecolari e Industriali dove, dopo il dottorato di ricerca in Biotecnologie Vegetali, è attualmente ricercatore e divulgatore scientifico, tramite alcune trasmissioni televisive da: “Memex: La Scienza in gioco”, “Memex: Galileo”, (Rai Scuola e Rai 2 e Rai 3). Martinelli ha lanciato il suo primo format scritto e condotto da lui: “Il piccolo chimico” (Rai Gulp e Rai Play).

Si ricorda il suo primo esperimento fatto a casa?

A casa ho fatto moltissimi esperimenti. I miei nonni avevano un garage con un frigorifero inutilizzato e spento, che usavo come “laboratorio” per conservare ampolle, beute, becher e altro materiale. Da piccolo utilizzavo molto il kit del piccolo chimico, ma quando non potevo ancora usare veri reagenti chimici, sperimentavo con quello che avevo: saponi, mangime per galline… I miei nonni avevano un campo con orto e animali; quindi, c’era sempre qualcosa di interessante con cui provare.

Ha trasformato la scienza in gioco. Ha avuto modo di sentire qualche genitore di ragazzi, che hanno fatto degli apprezzamenti nei suoi confronti?

Sì, e mi rende davvero felice. I miei esperimenti vengono utilizzati sia da adulti che da bambini. “Il piccolo chimico” su Rai Gulp è entrato nel cuore anche di molte insegnanti e insegnanti delle scuole medie ed elementari. Usano gli esperimenti per insegnare in classe, e questa è una delle cose che mi dà più soddisfazione. Mi piace quando la TV riesce davvero a offrire un servizio utile.

Perché considera la chimica così importante?

Chimica, biologia e fisica sono le basi dell’esistenza dell’universo. Anche la matematica è fondamentale, perché ci permette di costruire modelli e misurare i fenomeni: senza di essa non potremmo applicare il metodo scientifico. Ma la chimica, in particolare, mi ha sempre affascinato perché è la scienza della trasformazione. Puoi trasformare un solido in un gas, due molecole in altre nuove, far cambiare colore alla materia. La chimica ci insegna che i legami sono eterni solo se sei un diamante, perché la maggior parte delle molecole cambia. È la scienza del cambiamento, e per questo contraddice l’idea di uniformità: è un inno alla diversità e alla fluidità.

TikTok, il suo Nick e #marcoilgiallino: più di 2.000.000 di like e tantissimi follower. Ma chi sono questi follower che la seguono?

Non li conosco uno per uno, ovviamente, ma se dovessi fare un paragone con la chimica, direi che i follower tendono ad assomigliare un po’ ai creator che seguono. In chimica si dice: “il simile scioglie il simile”. È lo stesso principio per cui i carotenoidi delle carote, sostanze lipofile, si sciolgono bene nell’olio d’oliva—per questo è meglio condire l’insalata! Ed è anche il motivo per cui il sale (NaCl), composto da un legame ionico, si scioglie bene in acqua, che è una molecola polare. Ecco, io ho follower attenti, educati, comprensivi. Anche chi non è d’accordo con me lo fa in modo costruttivo e mai aggressivo. Ho pochissimi, quasi nessun hater. Li ringrazio, perché è anche grazie al loro sostegno che posso continuare a fare quello che amo.

Domanda fil rouge che di solito faccio a tutti i miei intervistati. Il suo look nei video o nelle trasmissioni è spiritoso e colorato e rappresenta il suo personaggio, ma Marco Martinelli fuori dalle scene come si veste, cosa fa?

Mi vesto esattamente come nei video. A volte anche in modo più eccentrico! Diciamo che in video e in TV è importante avere un look riconoscibile, che diventi parte del tuo personaggio. Ho iniziato a lavorare in televisione con Raffaella Carrà, a Forte Forte Forte su Rai1. Lei sapeva bene quanto fosse importante la riconoscibilità: il suo caschetto biondo, le spalline, erano elementi fondamentali del suo personaggio. Ho imparato molto da lei, anche su questo.

Ma non c’è solo la chimica nella sua vita. C’è un’altra passione: la musica. Anche quella iniziata per gioco? Voleva fare il cantante da grande?

In realtà non so ancora cosa farò da grande! Da piccolo mi divertivo a fare esperimenti (più intrugli che esperimenti, a dire il vero) e mettevo in scena spettacolini dove ballavo e cantavo, costringendo i miei genitori a fare da pubblico. Credo che lo abbiano fatto molti bambini! Un giorno ho partecipato al festival di musica d’autore Discanto, organizzato dall’associazione Il Pentagramma di Pisa, con la direzione artistica di Valeria Iaquinto e il supporto delle insegnanti Cinzia Tenducci e Michela Lombardi. Lì ho conosciuto Mariella Nava. Cantavo un mio brano, lei era in giuria insieme ad Antonio Coggio, suo produttore ma anche produttore di Baglioni. Mi proposero di iniziare un percorso musicale insieme. Avevo convinto tutti! Suonavo il piano, cantavo… e da lì la musica è diventata una parte importante della mia vita.

Ogni anno si assegnano i premi Nobel, nei vari settori compresa la chimica. L’unico italiano a vincerlo è stato Giulio Natta nel 1963. Nel 2024 il Nobel va a Demis Hassabis e John Jumper, entrambi del Regno Unito, per le ricerche sulla struttura delle proteine. Cosa chiederebbe a un premio Nobel?

Gli chiederei semplicemente di continuare a fare quello che fa. Né più né meno. Non darei troppo potere ai premi Nobel: come diceva Tolkien, il potere tende a corrompere, e più sei grande e influente, più corri questo rischio. Quindi il mio invito sarebbe a continuare la ricerca, a rimanere grandi tra i grandi.

Se faccio il nome di Mariella Nava, cosa mi risponde?

Mariella Nava è stata—ed è—una guida artistica, ma anche una guida nella mia vita. È un’amica e la stimo profondamente, sia come persona che come artista. Non credo ci siano attualmente cantautrici con la sua sensibilità, la sua poetica e la sua capacità compositiva. Mi confronto ancora spesso con lei, e per il futuro ho in mente alcune novità musicali. Nel frattempo, mi sono rimesso a studiare Medicina all’Università di Pisa, continuo a lavorare come divulgatore sui social e in RAI, ma la musica non la lascio.

Un programma TV di intrattenimento che non sia a tema chimica che le piacerebbe condurre?

Più che condurre un programma di puro intrattenimento, mi piacerebbe trovare un modo per fondere intrattenimento e scienza. Creare qualcosa di pop, divertente, ma anche istruttivo. Del resto, Il piccolo chimico su Rai Gulp era un programma di divulgazione, ma io ballavo e cantavo mentre facevo esperimenti! Così come in natura la biodiversità è essenziale per la stabilità di un ecosistema, vorrei creare un programma che celebri proprio questo: diversità, inclusività, conoscenza e intrattenimento, tutto insieme.

(Foto: fonti social)

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Vivo a Roma ma originario della Sicilia. Attivista nel volontariato sociale, mi occupo di pittura, fotografia, scrittura e arte pop: alcune mie opere sono state esposte in diverse gallerie e mostre nazionali.

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