TWO MOTHERS resta una piacevole folata di vento caldo che avrebbe la pretesa di scavare nelle profondità dell’animo femminile, ma ne tocca solo la superficie. Ecco perché annega nell’angolo di #LumierePerdonali.
Tra paradisiaci scorci australiani, Lil e Roz fanno amicizia in tenera età. Cresciute e divenute madri di due splendidi figli, condividono ogni cosa. Passano gli anni e Lil si trova improvvisamente vedova. Intanto anche i due giovani ragazzi, Tom e Ian, si legano sempre più finché non accadrà l’irreparabile: i due amici inizieranno una relazione sessuale l’uno con la rispettiva madre dell’altro.
Dopo le ottime prove di “NATHALIE” (2003) e “COCO AVANT CHANEL” (2009), la regista francese Anne Fontaine Sibertin-Blanc torna a far parlare di sé con questo “scandalo sotto il sole”.
Nonostante le ispirate ambientazioni e un cast importante, a mancare è la tensione narrativa: assistiamo a un giocare con delle bombe che non scoppiano mai.
Lo scorrere del tempo non può giustificare quelle che sono le naturali pulsioni e le “peccaminose” alterazioni che subiscono i rapporti di questo quartetto.
Volendo accettare che i due attori chiamati a interpretare i rispettivi figli sembrino usciti da una rivista di moda, nella loro statuaria bellezza sono privi di qualsiasi velleità recitativa, interpretati da Xavier Samuel (vedi “SHARK 3D”) e James Frenchville (vedi “ANIMAL KINGDOM“); sorvolando sul fatto che le due donne (le sempre brave Naomi Watts e Robin Wright) invece nel corso di una ventina di anni pare non invecchino neppure di un giorno; il film precipita in un copione rubato a un qualsiasi episodio di BEAUTIFUL.
Così tutto ciò che a noi comuni mortali (tempo, lutti, rivalità, invidie, errori fatali) potrebbe scavare solchi profondi sulla pelle di un viso carico di preoccupazioni e di dubbi amletici e di notti passate a piangere, così come potrebbe mettere in difficoltà la nostra stabilità mentale; nel film tutto quanto avviene pare non lasciare segni o cicatrici, giusto forse il segno dell’abbronzatura.
Ossessionato dal trovare delle costanti nelle incostanze degli intenti di noi esseri umani, quando non mi trovo a contemplare le stelle, mi piace perdermi dentro a un film o a una canzone.
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