720 views 12 min 0 Comment

Destinazione Eurovision! – terza parte

- 11/04/2018


Manca poco meno di un mese alla 63° edizione dell’Eurovision Song Contest 2018, che come sappiamo approderà per la prima volta a Lisbona, nella capitale portoghese, l’8, 10 e 12 maggio.

Oggi scopriremo le entries di altre 7 nazioni in gara, arriveremo così a 22, praticamente a metà strada. Nel frattempo sono già cominciati gli eventi “Eurovision In Concert” in giro per l’Europa, nei quali gli artisti in gara cominciano a mostrarsi dal vivo al pubblico di eurofans, si tratta sostanzialmente di promozione. Oltre ai consueti appuntamenti di Londra e Amsterdam, quest’anno si sono aggiunte le tappe di Mosca, Tel Aviv e Madrid.

Ecco a voi le entries della settimana, e potete cliccare qui per recuperare la prima parte e qui per la seconda

Irlanda

L’Irlanda detiene il record assoluto di vittorie all’ESC: ben 7, collezionate in gran parte negli anni ‘90, decennio nel quale ha trionfato 4 volte: 1992, 1993, 1994 e 1996. Altro record è l’aver vinto per due annate, 1980 e 1987, con lo stesso cantante, Johnny Hogan. Una nazione dal passato glorioso, insomma. Dico passato perché il presente non è propriamente roseo per l’Irlanda, che negli ultimi 5 anni è riuscita a qualificarsi in finale solo una volta, arrivando ultima. La causa è dovuta soprattutto a canzoni di poca presa per il pubblico, proposte da cantanti di poco carisma in un palco dove ciò che conta è farsi notare piuttosto in fretta. La scelta interna quest’anno è ricaduta su Ryan O’Shaughnessy, che canterà Together, una ballad piuttosto essenziale e senza troppe pretese, “carina”, il cui video ha fatto storcere il naso alla tv russa, in quanto vede protagonista due ragazzi che si tengono per mano lungo e ballano insieme.
Ryan è un polistrumentista e ha prodotto canzoni per molti artisti irlandesi, è inoltre attore: ha partecipato ad una soap irlandese per quasi dieci anni.
Gareggerà nella prima semifinale.

 

Grecia

Kalispera Europa! Ecco la Grecia, culla della civiltà occidentale e portabandiera delle #FinalisteAVita dell’Eurovision. A dispetto dei suoi problemi economici, va dato merito alla Grecia di essere una delle nazioni più amate dagli eurofans della competizione, per le canzoni di facile presa, spesso tra il tamarro e il buzurro andante, anche se talvolta regala beltà (ambosessi) di pura pasta ellenica mica da ridere. Solo nel 2016 la Grecia ha mancato la finale, suscitando sdegno da parte di chiunque.
Quest’anno si è consumato l’ennesimo DRAMAH per decidere come selezionare la canzone eurovisiva. La tv di Stato greca ci ha abituati a tutto: dalle selezioni nei centri commerciali alle scelte interne, fino alle speculazioni delle case discografiche. Quest’anno la tv ha sottoposto l’iscrizione al pagamento di 20mila euro da parte del managing degli artisti, e così ha assegnato la partecipazione all’unica casa discografica che ha sborsato due spiccioli, la Panik Records, che portava in dote Yanna Terzi con Oniro Mou, il primo brano cantato interamente in greco all’eurovision dopo il 2010.
La canzone ha un ritmo tipicamente greco, ed è tamarra in modo contenuto.
La Grecia si esibirà nella prima semifinale.

Azerbaijan

La nazione del continente europeo più lontana, se escludiamo l’Australia. L’Azerbaijan ha esordito nel 2008 e ha mostrato sin da subito carattere e motivazione nelle scelte delle canzoni: senza mai classificarsi fuori dalla top 10 ha trovato la vittoria quasi subito, nel 2011, nell’edizione tedesca di Dusseldorf (quella che ha segnato il nostro ritorno dopo un’assenza lunga 14 anni), con “Running scared” del duo Ell & Nikki. Gli investimenti nell’eurovision, per l’Azerbaijan, che si è spesso affidata a team tedeschi e svedesi per la produzione musicale, si sono tramutati in un vero e proprio investimento turistico. Nell’edizione del 2012 da loro ospitata, infatti, le cartoline che precedono le esibizioni erano concentrate tutte sull’offerta turistica dell’Azerbaijan, che si è attribuita il titolo di “Land of fire” per i suoi preziosi giacimenti di gas naturale.
La canzone di quest’anno è “X my heart” (la X si legge “cross”) di Aisel, nata a Baku nel 1989 e vicina al mondo del jazz. Il brano passerà agevolmente la finale, è piuttosto catchy e accoglierà un successo trasversale, si pianta in testa dopo mezzo ascolto. L’autrice principale del pezzo è Sandra Bjurman (guarda caso: svedese) proprio quella di “Running scared”.

Norvegia

Norvegia, nazione scandinava dalle mille contraddizioni. Tanti i suoi successi e i suoi insuccessi: a fronte di undici ultimi posti (record! molti dei quali nul points), tre vittorie, due delle quali ricordate da tutti gli appassionati: nel 1995 vinsero infatti i Secret Garden con Nocturne, brano suggestivo dall’atmosfera onirica, considerato oggi uno dei brani vincitori più belli di tutti i tempi, e nel 2009 trionfò Alexander Ryback, autore di punteggio record con Fairytale: ben 387 punti. Ryback, di origine bielorussa e naturalizzato norvegese, tornerà quest’anno grazie alla vittoria al Melodi Grand Prix con “That’s how to write a song”. Il brano è piuttosto insulso e lui è molto piacione, gigioneggia in maniera piuttosto insulsa, e chissà come lo tributerà il pubblico eurovisivo, che è sempre piuttosto generoso con i suoi beniamini.
Gareggerà nella seconda finale, in cui l’Italia ha diritto di voto.

 

Romania

Tra tutte le nazioni tamarre, la Romania fa da capofila. La nazione dei gitani per eccellenza ha sempre qualche freccia trash nel suo arco, e anche quando si propone in chiave soft, con qualche ballad, non resiste nell’esagerare con qualche componente random dell’esibizione. Certo, dopo lo Yodel rap dello scorso anno, con Ilinca e Alex “so’coatto” Florea, era difficile superarsi, e in effetti un’inversione di tendenza c’è stata. Via le pecorelle e dentro scintille e macchine del fuoco: ecco Goodbye di The humans, power-ballad cantata in inglese che in gara potrà far bene.
Nella sua carriera eurovisiva, la Romania ha partecipato ben 18 volte e ha collezionato due medaglie di bronzo negli anni 2000. Da quando sono state introdotte le semifinali si è sempre qualificata.
Gareggerà nella seconda finale, in cui l’Italia ha diritto di voto.

Lettonia

La Lettonia è una piccola repubblica baltica che ha partecipato per la prima volta all’Eurovision nel 2000, e nel giro di tre edizioni è arrivata alla vittoria con un pezzo piuttosto scadente, I wanna, di una tale che passava molto probabilmente da Riga per caso, Marie N., e all’epoca fu utilizzato anche come stacchetto delle letterine di Passaparola (sì lo so, è imbarazzante). Dopo una serie di risultati infausti (dal 2009 al 2014 la Lettonia non ha mai conquistato il passaggio in finale), la tv lettone ha deciso di mettere su una selezione nazionale come si deve: è nata così SUPERNOVA, gara musicale adottata come selezione eurovision, dedicata alla nuova scena musicale lettone. Il risultato è stato sorprendente: Aminata, la vincitrice della prima edizione, non solo ha superato lo scoglio della semifinale ma si è classificata sesta nel 2015 con la bellissima Love injected, brano che mixa l’elettronica con il minimal pop. La vincitrice di SUPERNOVA di quest’anno si è rivelata essere Laura Rizzotto, che a dispetto del nome italiano ha origini lettoni-brasileiri. In finale c’erano pezzi molto più belli, ma Funny girl, questo il titolo della canzone vincitrice, ha delle venature soul che la rendono piuttosto gradevole.
Gareggerà nella seconda semi, in cui l’Italia ha diritto di voto.

San Marino

San Marino, ovvero “se hai un’idea brutta, realizzala anche male”. La Repubblica del Titano, storica enclave in territorio italiano, è l’unico micro-stato che riesce ancora a partecipare all’Eurovision (dopo l’addio – temporaneo? – di Andorra, Principato di Monaco, Lussemburgo e mentre perdura l’eterno dilemma di Liechtenstein). Ha esordito nel 2008 e da allora ha partecipato 8 volte, la metà delle quali si è affidata a Valentina Monetta, sammarinese di nascita e vocalist priva di doti canore eccezionali, che ha sempre interpretato dei brani – BRUTTI – di Ralph Siegel, storico e milionario autore tedesco di brani eurovisivi, e compositore di “Ein bißchen Frieden”, che ha vinto per la Germania nel 1982. L’accoppiata Monetta-Siegel ha regalato alle cronache eurovisive momenti piuttosto imbarazzanti e trash, relegando San Marino sempre piuttosto in basso in classifica. La finale è arrivata solo una volta, nel 2014 (quando le canzoni in gara erano “solo” 37 e le semifinali contavano non più di 16 brani a serata), ma ci si è dovuti accontentare del 24mo posto (su 26!).
Potrei dire tante cose (negative) di San Marino, ma mi limiterò a sottolineare la spocchiosità dei membri della sua giuria che per partito preso detestano votare l’Italia in finale (San Marino non ha come giuria il pubblico a casa e quindi non può televotare) e finiscono per regalarci sempre briciole di punti, oppure ignorarci del tutto. Per questo, e per mille altre ragioni, non si può dire che la delegazione sammarinese mi sia particolarmente simpatica.
Ad ogni modo, quest’anno San Marino ha avuto la splendida idea di affrancarsi da Siegel e finalmente organizzare una selezione nazionale, “1 in 360”, che è stata affidata (non sapremo mai perché!) a una casa di produzione slovacca (MAH). Le puntate del programma sono andate in onda evidentemente da un magazzino di periferia. Imbarazzante.
A spuntarla, dopo due mesi di show degni di una rete locale in bancarotta, e vi risparmio i dettagli poracci, è stata tale “Jessika” con “Who we are”. E niente, non la commento neanche. Vi dico solo che potrei cantarci sopra una decina di canzoni.
S. Marino gareggerà nella seconda semifinale, quella in cui l’Italia può votare.

 

L’appuntamento è per mercoledì 18 con altre otto nazioni: Australia, Macedonia, Russia, Danimarca, Moldavia, Svizzera, Bielorussia e Slovenia.

<hr>Condividi:
- Published posts: 674

Sono nato in Puglia, terra di ulivi e mare, e oggi mi divido tra la città Eterna e la città Unica che mi ha visto nascere. La scrittura per me è disciplina, bellezza e cultura, per questo nella vita revisiono testi e mi occupo di editing. Su BL Magazine coordino la linea editoriale e mi occupo di raccontare i diritti umani e i diritti lgbt+ nel mondo... e mi distraggo scrivendo di cultura e spettacolo!

Facebook
Instagram