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TUO, SIMON (2018)

- 08/06/2018


Simon è un ragazzo come tanti: ha una bella famiglia, degli amici fantastici, una bella casa.
Ma ha un segreto: Simon è gay.
Egli non ha il coraggio di dirlo a nessuno finché non inizia a scambiarsi mail con un suo compagno di scuola che preferisce stare anonimo ma che condivide la sua stessa esperienza.
Quando questo segreto rischia di diventare pubblico, Simon sarà costretto a correre ai ripari e fare scelte non sempre corrette.

Ispirato dalle pagine appassionate del romanzo di Becky Albertalli, edito in Italia col titolo “Non so chi sei, ma io sono qui“, il regista Greg Berlanti guarda a quel particolare periodo dell’adolescenza in cui tutto è amplificato e dove ogni scelta può cambiare il corso di una vita.
L’ottima sceneggiatura di Elizabeth Berger e Isaac Aptaker riesce a sorreggere tutta una serie di sottotrame e di depistaggi narrativi che ci permettono di guardare all’umanità di tutti i personaggi che popolano il mondo di Simon, vestendoli di credibilità ( sebbene il personaggio del preside della scuola risulti essere fin troppo sopra le righe, tanto da essere tedioso )e offrendoci molto materiale su cui riflettere.

Il regista crea fin da subito un forte legame emotivo tra il protagonista e lo spettatore, anche quello più adulto, giacché richiama alla memoria tutte quelle peculiarità e contraddizioni che appartengono a quel microcosmo che è il Liceo e l’età delle prime esperienze.
Ma è evidente quanto questo legame perché sia sincero debba nascere prima di tutto tra lo stesso regista e il personaggio da lui “creato”: dichiaratamente gay, Berlanti diresse quel piccolo titolo cult che fu “IL CLUB DEI CUORI INFRANTI” (2000)e ha lavorato – come sceneggiatore e produttore- in serie televisive come “Dawson’s Creek” e poi “Brothers & Sisters“.

Il film abbraccia tutti i suoi protagonisti: ognuno porta dentro di sé una battaglia da combattere o una ferita da sanare che solo attraverso il dialogo e il confronto possono essere superati.

Ed è sopratutto il forte coinvolgimento e la partecipazione del cast a sollevare e di molto la bellezza di questo soggetto.
A cominciare dal giovane protagonista, Nick Robinson ( che i più avranno forse notato in “JURASSIC WORLD“, 2015 ) che offre una prova attoriale perfetta: egli restituisce tutta la rabbia e la curiosità e la paura e lo sconforto e la passione di un ragazzo che deve dichiarare al mondo la sua omosessualità.
Seguono una dolcissima Jennifer Garner e un tenero Josh Duhamel nei rispettivi ruoli di madre e di padre del giovane Simon ( preparate i fazzoletti perché a loro saranno legate le scene più ricche di pathos ).
E per i più giovani sarà una piacevole sorpresa ritrovare due star di uno dei serial più amati del momento “Thirteen Reasons Why“: Katherine Langford e Miles Heizer.

Consiglio vivamente questo film a tutti coloro che ancora oggi combattono con la paura di essere se stessi e di rivelarsi al mondo; lo consiglio a tutti quei genitori che un giorno potrebbero trovarsi di fronte a un figlio e una figlia che diranno loro “mamma, papà vi devo parlare…”; vorrei lo guardassero tutti coloro che ancora non sanno cosa possa significare sentirsi diversi, sentirsi derisi e umiliati.
Ma vorrei sopratutto lo guardassero tutti coloro che ancora confidano che da qualche parte ci sia qualcuno pronto ad ascoltarli e a tendergli una mano.
Perché la vita è spesso grandiosa e al tempo stesso paurosa, come un giro su quella ruota panoramica del film: a salirci in due fa meno paura e può essere un’esperienza meravigliosa.

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Ossessionato dal trovare delle costanti nelle incostanze degli intenti di noi esseri umani, quando non mi trovo a contemplare le stelle, mi piace perdermi dentro a un film o a una canzone.

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