a cura di Maxi Maximilian
Prince (pseudonimo di Prince Roger Nelson, genio dai mille nomi), senza dubbio è l’Artista di black music più importante e più influente degli ultimi decenni.
Grande compositore, interprete raffinato, polistrumentista, realizza in solitudine (a parte qualche suo fedele collaboratore come David Z ) i suoi dischi nelle vesti di musicista, arrangiatore e produttore (pensate un po’, aveva avviato la sua carriera a 19 anni con “FOR YOU”, album che volle realizzare da solo nonostante la Warner gli avesse offerto M.White degli Earth Wind & Fire come produttore artistico).
Il nome Prince deriva dal nome della band dove il padre suonava, ovvero i “Prince Rogers Trio“. La maestria dimostrata dal folletto di Minneapolis gli è valso il privilegio del totale controllo artistico dei suoi lavori, cosa quasi impossibile nell’industria discografica americana e non solo; in questo album del 1979, “PRINCE”, la sua bravura di autore si rivela in tutta la sua pienezza.
Seppur sempre legato ad una base funk (ascoltate il singolo “I wanna be your lover” e l’inarrestabile groove di “Sexy Dancer”), i suoi brani si aprono anche al mondo del rock (fondamentale l’influenza di Jimi Hendrix e a livello compositivo dei Beatles maggiormente psichedelici);
Nelle ballads “ With you” e “When we’re dancing close and slow” rende omaggio sia a Smokey Robinson sia alla grandissima Joni Mitchell di “Court and Spark” le cui canzoni lasciano su di lui un’impronta indelebile. “Bambi” è hard-rock (sensuale), interpretato degnamente e dotato di una notevole linea di chitarra.
La tendenza del genio di Minneapolis a mescolare stili diversi (che aumenterà esponenzialmente ad ogni nuovo album) è già ben presente, anche se siamo ancora lontani da “Around the world in a day” e “LOVESEXY”.
I brani di questo disco (ascoltatelo e godrete) sono per la maggior parte bellissimi e comprendono composizioni divenute pietre miliari della discografia di Prince: parliamo di brani come “I Feel you” (trasformata in hit mondiale da Chaka Khan in versione semi-rap).
Altre magnifiche composizioni come la struggente “It’s gonna be lonely” o il delizioso omaggio allo stile Motown di “Still Waiting” sono state messe un pochino da parte, travolte dalle ondate di creatività di Prince, che nel giro di pochi anni ha realizzato una grande quantità di dischi fantastici (a dir poco) da “DIRTY MIND” a “1999” senza mai smettere di creare o spegnere quella luce creativa che lo porterà al successo mondiale con “PURPLE RAIN” (i numeri di “Purple Rain” furono eccezionali, con più di tredici milioni di copie vendute solo negli Stati Uniti per l’album).
Quel che è certo, è che a due anni di distanza dalla sua scomparsa, Prince resta un mito.