L’ ESORCISMO DI HANNAH GRACE è l’ultimo esempio di un sottogenere horror mai stanco di rinnovarsi: quello delle possessioni demoniache.
Peccato che la giovane Hannah Grace sia una ragazzina tanto dispettosa quanto incapace di spaventare.
Era da tempo che non scrivevo per #LumierePerdonali ed eccoci qui!
E stavolta neppure un esorcismo potrà salvarvi dalla noia.
Hannah Grace è posseduta da una forza maligna.
A nulla serve l’esorcismo e suo padre è costretto a uccidere sua figlia.
Tre mesi dopo Megan Reed, una ex poliziotta con qualche problema interiore, prende servizio per il turno di notte alla morgue di un grande ospedale.
La seconda notte di lavoro arriva il corpo martoriato di una ragazza.
Da quel momento in poi iniziano ad accadere strane cose… tipo Hannah Grace che si mette a giocare a un, due, tre stella!
Il regista olandese Diederik Van Rooijen (nome che potete anche dimenticare dopo averlo letto) ha il merito di tentare una strada diversa dal solito schema e focalizza l’attenzione non tanto sulla posseduta, ma sulla ragazza con ansie e traumi passati non superati che potrebbe esser soltanto pazza e paranoica. E invece…
In realtà la location claustrofobica dell’obitorio e la figura della morta che esercita il suo potere maligno era già stata utilizzata nell’ottimo AUTOPSY (2016).
Per buona parte del film la protagonista non fa che aprire e chiudere quella maledetta cella dove “riposa” la morta, manco avesse fame e aprisse costantemente il frigorifero in cerca di ispirazione.
E la simpatica Hannah Grace non fa che uscire indisturbata a più riprese dal suo loculo provvisorio per giocare con chiunque osi varcare la soglia dell’obitorio.
Ed è qui che le cose iniziano a perdere di mordente: tutto diventa così prevedibile e schematico e macchinoso che non aspetti altro che si decidano a chiudere il film (85 minuti che sembrano 135).
Anche le diverse esecuzioni sono di una schematicità disarmante: Hannah che alita come in uno spot di note caramelle per la gola, il cameraman preso da freddo che trema, gli oggetti che tremano, la vittima che si alza dal pavimento come fosse crocifisso e poi il cric crac delle ossa che si spezzano e poi Hannah che torna a farsi un pisolino nel suo loculo perché è così faticoso far fuori mezzo cast!
In tutto questo la giovane Megan (una volenterosa-ma-puoi-anche-smetterla Shay Mitchell, vedi ma puoi anche non vedere la serie PRETTY LITTLE LIARS) deve necessariamente sfogarsi con la sua collega/amica, col suo ex/collega, con l’autista dell’ambulanza saggio e sopportare le attenzioni del classico sfigato che sai per certo sarà il primo a morire.
Quello che non si spiega è il perché Hannah Grace talvolta decida di ingranare la quinta e raggiungere le sue prede in pochi istanti e perché in altre circostanze decida di arrampicarsi sulle pareti e sui soffitti quando deambula come una super nonna affetta da osteoporosi.
Una ragazzina posseduta che si muove a scatti come quasi tutti gli spiriti di film made in china? Avanguardia pura!
E se sul finale la protagonista si illude di aver messo fine al gioco dell’indemoniata gettandola tra le fiamme dell’inceneritore, quella scena conclusiva in cui Megan si guarda allo specchio e una mosca ronza su di esso ci fa capire solo una cosa: qui c’è puzza di cagata pazzesca!