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“Non è un paese per i diritti umani”

- 14/09/2018


È di pochi giorni fa la notizia che l’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, Michelle Bachelet, ha espresso seria preoccupazione per l’aumento di casi di razzismo in Italia, soprattutto contro i migranti, le persone di colore ed i rom.

La Bachelet ha inoltre espresso enorme preoccupazione per la situazione dei rifugiati, alla luce di quello che è successo con la nave Diciotti presso il porto di Catania lo scorso mese di agosto.

 

Subito il Ministero degli Affari Esteri (MAE), rappresentato da Moavero Milanesi, ha smentito la cosa, definendo le accuse prive di qualsivoglia fondamento. All’idea del Commissario di inviare “Special Observers ONU“ per monitorare questa nuova situazione di intolleranza e forte razzismo, che si sta facendo sempre più seria dopo l’avvento del nuovo governo, il Ministro degli Interni Matteo Salvini ha minacciato di tagliare i fondi all’agenzia internazionale.

Il leader della Lega ha infatti affermato “L’Onu è un’organizzazione che costa miliardi di euro, a cui l’Italia dà più di 100 milioni all’anno di contributi e ragioneremo con gli alleati sull’utilità di continuare a dare questi 100 milioni di euro per finanziare sprechi, mangerie, ruberie per un organismo che vorrebbe venire a dare lezioni agli italiani e poi ha Paesi che praticano tortura e pena di morte“..

 

 

Il Ministro degli interni Matteo Salvini

Non ho potuto non pensare al recente caso di qualche mese fa nel quale gli USA, o meglio il governo Trump, ha ritirato il Paese dal Consiglio ONU dei Diritti Umani, sancendo de facto anche l’uscita dai trattati a tutela dei diritti umani; evento passato in sordina ma con un grande significato: non rispettare, né tutelare i diritti umani è il primo passo per una regressione dei diritti che davamo oramai per acquisiti.

Non servono i report degli Osservatori ONU per constatare che dopo queste ultime elezioni qualcosa sia cambiato e che “una compressione”, come piace chiamarla ai giuristi, “dei nostri diritti sia in atto e stia avvenendo“.

Cercare di alzare la voce, minacciare tagli di bilanci verso un organismo internazionale a tutela dei diritti umani può non avere un affetto immediato sulle nostre vite ma è un chiaro segnale, così come nel caso degli Stati Uniti, di quale siano le politiche e le intenzioni dei governi in carica: senza garanzie esterne, senza cultura, instillando un clima di paura e di intolleranza verso tutto ciò che è diverso non c’è il rischio di ricadere nei totalitarismi degli inizi del secolo scorso?

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