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GATTA CENERENTOLA _ Una Favola Nera di Napoli (recensione)

- 23/03/2018
Gatta Cenerentola di Alessandro Rak


GATTA CENERENTOLA (2017) è un film di animazione che si ispira alla fiaba di Giambattista Basile e all’opera teatrale di Roberto De Simone, ma che guarda al cuore della Napoli di oggi.

Vittorio Basile è un armatore e uno scienziato che desidera fare della sua grande nave, la Magaride, un gioiello dell’innovazione ( ogni cosa che accade sulla nave viene registrata e riprodotta tramite degli ologrammi ) che gli consentirà di coronare il suo sogno di vedere Napoli diventare un polo tecnologico.
Tutto crolla il giorno del suo matrimonio con la bella Angelica. Basile viene ucciso.

L’avido faccendiere Salvatore Lo Giusto – chiamato ‘o Re – assieme alla complicità di Angelica, sua amante, mettono fine ai sogni di Basile perché Napoli diventi capitale del reciclaggio e del traffico di droga.
La piccola Mia, figlia di Basile, sarà costretta a crescere sulla nave nel mutismo, sotto lo sguardo impietoso e invidioso della matrigna e delle sue figlie.
Sua unica speranza di salvezza è forse Primo Gemito, ex uomo della scorta di Basile, deciso a ripulire l’immagine della sua città e del suo porto.

Gatta cenerentola (2017)

Ispirato a una delle favole contenute ne “Lo Cunto de li cunti” di Giambattista Basile (raccolta di 50 fiabe in lingua napoletana edite tra il 1634 e il 1636 ) da cui è stata tratta anche l’opera teatrale di Roberto De Simone, GATTA CENERENTOLA vede la splendida collaborazione di Alessandro Rak (già autore del poetico L’ARTE DELLA FELICITÀ, 2013 ) con Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario Sansone.

Lo straordinario lavoro di Rak rispetta e fa vibrare l’anima più autentica delle antiche pagine del testo originario, trasportando la storia in un film di animazione che riflette sulla condizione di una città come la Napoli odierna.

È infatti Napoli la protagonista assoluta di questo piccolo e prezioso gioiello di animazione.
Pur restando ai margini del racconto (non vediamo se non scorci del suo porto) essa è come la nave del film, che pur avendo un glorioso passato – di tradizioni e di ricchezze – non riesce ad avanzare e ad approcciarsi a un futuro che possa ripulirla dei suoi sbagli e dei suoi crimini.
In tal senso l’idea degli ologrammi che riportano alla memoria la bellezza e le gioie del passato e fanno convivere il presente con un passato mai sepolto, è un espediente di forte impatto emotivo. I ricordi ci parlano. Le persone defunte ci osservano. Gli errori del passato si ripercuotono nel presente, gravitano sulle nostre esistenze e cadono come cenere o come nuvole bianche sui nostri passi.

GATTA CENERENTOLA di Alessandro Rak (recensione)
GATTA CENERENTOLA ha ricevuto 7 candidature ai David Di Donatello 2018

La “napolanità” irrompe poi nella figura emblematica di un villain d’eccezione che è la “maschera” di ‘O re cui da voce e colore la grande prova attoriale di Massimiliano Gallo. ‘O re è l’impersonificazione dell’arte di arrangiarsi e della meschinità pronta a sovvertire i piani e le idee dei buoni per sfruttarne le potenzialità a favore della criminalità.

Nel rispetto della celebre fiaba di Cenerentola, ma riadattandone tematiche ed elementi principali (vedi la presenza della scarpetta che è qui simbolo di femminilità ma anche scatola dei ricordi e possessione infantile ) bellissimo è anche il personaggio della matrigna.
La bella e sensuale Angelica è in realtà vittima e risultato di un tessuto socio culturale che obbliga la donna a vedere la sua sopravvivenza soltanto nell’unione con l’uomo di potere. La voce calda e graffiante di Maria Pia Calzone è perfetta per sottolineare questo mal celato disagio femminile.

Grandi prove attoriali sono poi quelle di Mariano Rigillo (voce di Vittorio Basile) e Renato Carpentieri (il commissario che dà la caccia a ‘O re); fino alla sola voce non napoletana che è quella di Alessandro Gassman per il personaggio di Primo Gemito.


GATTA CENERENTOLA è poi supportato da una splendida colonna sonora che ti straccia letteralmente il cuore e che rievoca le glorie e le ferite (ma anche tutto il marcio) della bella Napoli, affidata a Antonio Fresa e Luigi Scialdone; l’animazione e i suoi quadri in movimento, coi suoi colori così corposi e nei contorni spigolosi dei volti, è certamente un omaggio ai tratti tipici della tradizione giapponese e richiama i disegni di Pratt e il suo Corto Maltese e ci riporta alla stessa rabbia e alla stessa sofferenza di Gomorra di Saviano.

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Ossessionato dal trovare delle costanti nelle incostanze degli intenti di noi esseri umani, quando non mi trovo a contemplare le stelle, mi piace perdermi dentro a un film o a una canzone.

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