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PIECES OF A WOMAN _ L’inconoscibile sguardo di una donna (recensione)

- 12/01/2021
PIECES OF A WOMAN film Netflix


PIECES OF A WOMAN, presentato in concorso alla 77° Mostra del Cinema di Venezia, arriva sulla piattaforma Netflix a partire dal 7 Gennaio 2021. Un’opera non perfetta e forse auto compiaciuta, ma con un’ interprete straordinaria.

Martha e Sean durante un parto in casa perdono la loro bambina. Incapaci di elaborare il lutto si allontanano lentamente l’uno dall’altra, ognuno in cerca di una ragione o di una colpa che non riesce a trovare una propria collocazione.

Il regista ungherese Kornél Mundruczó, qui al suo primo film made in USA, dopo essersi fatto notare con opere interessanti come WHITE GOD (2014), dirige un film tanto intimo quanto insidioso. Sceglie di affidare la sceneggiatura alla ex moglie Kata Wéber con cui affrontò un’esperienza similare a quella narrata nel film.

Vanessa Kirby e Shia LaBeouf nel difficile e teso pianosequenza che apre PIECES OF A WOMAN

PIECES OF A WOMAN guarda letteralmente ai pezzi di una donna in frantumi dopo aver affrontato una delle esperienze tra le più tragiche per una madre, la perdita del proprio figlio.

Il film, dopo una breve premessa, si apre su di un piano sequenza di 23 minuti in cui guarderemo al parto della donna. 23 minuti di girato scomposti, eppure fluidi, frenetici e tesi, il cui ritmo è dato dal fiato corto e le movenze e le difficoltà della protagonista nel mettere alla luce la sua bambina. Un piano sequenza che ci prepara con prepotenza a quello che sarà il tono del film stesso.

PIECES OF A WOMAN ha dei momenti di rara bellezza, attimi o sequenze in cui la telecamera indugia sul volto della sua protagonista o sugli assordanti silenzi che si ergono come muri insormontabili a dividere la coppia. Ma è altrettanto dispersivo nell’aggiungere sotto trame poco incisive (la parentesi della cugina ad esempio) e fin troppo compiaciuto nel disseminare la trama di simboli ed elementi evocativi che richiamano la (ri)nascita o la continuità della vita: i semi della mela che la protagonista raccoglierà maniacalmente e poi coltiverà, l’acqua e il suo scorrere inesorabile , il ponte che unisce o separa e infine l’albero rigoglioso su cui si chiude il film.

A dare compattezza a quest’opera è certamente la bravura degli interpreti scesi in campo a recitare ruoli non facili. Shia LaBeouf è perfetto nel dare voce e fisicità alla sofferenza dell’uomo medio, fragile, rude, tendente a esplosioni di rabbia mal repressa. Altrettanto brava è Ellen Burstyn nel dare determinazione e ostinazione alla figura di una donna sopravvissuta all’Olocausto (sebbene resti elemento forzato e non propriamente centrato all’interno del film).

Molly Parker nel ruolo dell’ostetrica accusata di essere responsabile della morte della bambina

Ma è soprattutto Vanessa Kirby la vera rivelazione e l’anima scomposta di PIECES OF A WOMAN. I più la ricorderanno nei panni della principessa Margaret nella serie Netlix THE CROWN, ma è con questo ruolo che si è imposta all’attenzione dei più. Dopo aver vinto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile al Festival del cinema di Venezia, potrebbe arrivare la candidatura ai prossimi Oscar 2021.
Sguardo magnetico e ambiguo, per buona parte del film la sua Martha sembra essere quasi assente, assorta nei suoi pensieri, persa nei suoi drammi, presa a lottare coi suoi demoni e i suoi fantasmi per poi destarsi improvvisamente e divorare la scena, feroce, fragile, frantumata, ma capace di mantenere tutti pezzi della sua anima ferita e inconoscibile.

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Ossessionato dal trovare delle costanti nelle incostanze degli intenti di noi esseri umani, quando non mi trovo a contemplare le stelle, mi piace perdermi dentro a un film o a una canzone.

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