Oggi é il World Aids Day. Il consiglio di lettura per questa settimana é un grande classico della letteratura anglofona: LE ORE di Michael Cunningham. Questo libro ha vinto il PREMIO PULITZER nel 1999 ed ha avuto una piú che famosa trasposizione cinematografica.
Devo ammettere che é stato complicato scegliere un libro per questa giornata: aimé in Italia sono ancora troppo pochi i libri che affrontano il tema dell’Aids. Oggettivamente credo che parlare di questa malattia sia ancora ampiamente stigma un po’ per tutti. Editori inclusi.
LA TRAMA.
Il romanzo é un trittico di tre donne che, apparentemente, non hanno nulla in comune.
La prima protagonista é l’autrice Virginia Woolf. Il momento di vita narrato é quello in cui, l’inquieta scrittrice, si trasferisce da Londra a Richmond sotto consiglio del suo psichiatra. La Woolf é affetta da schizofrenia e questo cambiamento pare affievolire la sua energia vitale.
«meglio morire impazzendo completamente a Londra che evaporare nell’aria a Richmond» (p.56)
Ma proprio a Richmond, Virginia inizia a scrivere uno dei suoi romanzi piú celebri: La Signora Dolloway.
La seconda protagonista é Laura Brown. Donna che vive in una realtà stereotipata. Moglie e madre esemplare che abita in una casa perfetta, in un quartiere perfetto, in una città perfetta. Ci si aspetta quasi che nella realtà narrativa di Laura Brown, anche i cani per strada abbiano il timore di alzare la zampa per fare pipí. In questo assetto piú che benestante, Laura Brown pare debba tenere sopite tutte le caratteristiche di creatura femminile. Pare non possa desiderare nulla piú di quello che ha. Nelle pagine si scopre che Laura ha una unica via di fuga: la lettura.
Ed indovinate cosa leggerà Laura Brown? La Signora Dolloway di Virginia Woolf.
A completare il trittico, l’ultima protagonista: Clarissa Vaughan.
Clarissa é intenta a preparare una festa in onore del suo amico malato terminale di Aids. Clarissa vive di splendidi ricordi di una vita piena e senza rimpianti. É lei che appare il prototipo della Signora Dolloway. Poter essere libera, poter essere sé stessa, poter godere della vita e delle sue possibilità. Eppure l’avvicinarsi della morte di Richard la porta ad interrogarsi sul passato, a chiedersi se le scelte compiute fossero quelle giuste. Ore spese a riflettere.
Clarissa é la donna che sia la Woolf che la Brown hanno sognato d’essere.
LA RECENSIONE.
Questo é uno dei pochi casi in cui avessi visto prima il film che il libro. Cunningham riesce a dipingere la vita di tre donne differenti con un linguaggio asciutto e risoluto. É ineluttabile la sua devozione, a tratti ossessiva, nei confronti di Virginia Woolf. Mettere a confronto donne, realtà ed epoche cosí differenti, fa sì che solo alla conclusione del libro si capisce il celato “perché” di questo espediente narrativo.
La figura di Clarissa é sicuramente tutto ciò che noi vorremo essere: cittadini attivi che hanno vissuto una vita senza rimorsi, leccandosi le ferite, e, soprattutto, valutando gli errori come nuovo punto d’inizio e non come tragedie da psicodramma.
Clarissa inoltre agisce in modo corretto nei confronti di un amico allo stadio terminale dell’Aids. Non lo esclude, non ha paura e non lo tratta come un appestato di Manzoniana memoria. Clarissa si fa portavoce di un problema anche se non é suo.
Sicuramente é l’insegnamento maggiore che possiamo trarre da questo libro.
Amare la vita e quelle “ore” che spendiamo con chi ci vuole bene, fanno esplodere le nostre coscienza verso la piú positiva delle esistenze.