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Molto più di 194: le regioni attaccate dai no-choice si uniscono.

- 24/02/2021


Dopo gli attacchi violenti delle associazioni No-Choice ultra-cattolici sulla pillola abortiva, la RU846, definendola come veleno e mostrando nei loro cartelloni la donna come una Biancaneve inconsapevole, i collettivi femministi delle regioni più colpite si sono messe in rete, per scambiarsi le buone pratiche, informazioni, ma soprattutto per portare avanti una risposta compatta alla limitazione di un diritto.

L’idea, partita dal collettivo marchigiano “Molto+di 194“, sta coinvolgendo regioni come la Calabria, l’Umbria, l’Abruzzo e il Piemonte, e si prepara per un’azione collettiva in previsione anche per l’8 Marzo.

Qui il loro manifesto:

La Rete raccoglie varie realtà associative femministe e singole donne, è un’alleanza, un moltiplicatore di ricchezza, un modo per cercare di rispondere più efficacemente possibile agli attacchi che il sistema patriarcale rivolge al corpo, ai desideri , ai bisogni delle donne e non solo. […]

Abbiamo dato vita alla Rete per rivendicare i diritti riproduttivi, perché sia garantita la sessualità libera, l’accesso all’aborto senza ostacoli e senza narrazioni tossiche impregnate di stereotipi e di paternalismo.

In Italia solo il 17,8% degli aborti avviene con metodo farmacologico, contro il 97% della Finlandia, il 75% della Svizzera e il 66% della Francia.

Nelle Marche solo il 6% delle interruzioni di gravidanza avviene con il metodo farmacologico e solo presso tre strutture ospedaliere (Senigallia, San Benedetto del Tronto ed Urbino).

La pandemia Covid19 con la chiusura di reparti ospedalieri, con la difficoltà di accesso ai consultori, rende il percorso della donna nella scelta dell’Ivg veramente difficile, se non impossibile. Già prima del Covid per le donne marchigiane era difficile accedere all’IVG a causa di un’alta percentuale di obiezione di coscienza sia nei Consultori che nelle strutture ospedaliere con punte dal 60 al 100% come a Fermo, Jesi e Fano.

Anche i centri antiviolenza, cinque nelle Marche, uno per ogni provincia, sono da sempre in forte sofferenza in relazione alla domanda e alla esiguità dei finanziamenti pubblici.

Chiediamo che i centri antiviolenza siano previsti uno ogni 40.000 abitanti e siano adeguatamente finanziati, riconoscendo la natura strutturale della violenza contro le donne, in quanto basata sul genere, e riconoscendo altresì che la violenza contro le donne è uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini.

Vogliamo in rete con altre donne e realtà regionali fermare questa politica contro i diritti delle donne.

Vogliamo che nella Regione Marche sia garantito il diritto di accedere alle tecniche contraccettive e abortive più efficaci ed aggiornate, nel rispetto dell’art. 15 della legge 194/78 e delle nuove linee di indirizzo del Ministero della Sanità;

Chiediamo alla Giunta della Regione Marche di recepire subito le nuove linee di indirizzo del Ministero della Sanità come fatto dalla Regione Lazio con determina del 31 dicembre 2020;

La decisione della Regione Lazio, non solo equipara finalmente il nostro paese a quelli dove tale procedura viene applicata da dieci anni, ma dà un’adeguata risposta all’emergenza sanitaria legata alla pandemia Covid19, con la riduzione della possibilità di contagio limitando il più possibile gli accessi in ospedale;

Vogliamo che le donne siano sostenute e facilitate nell’accesso ai servizi consultoriali e medici che garantiscano l’aborto farmacologico, soprattutto in questo periodo di Pandemia Covid 19;

Vogliamo la contraccezione gratuita, così come previsto dall’art. 2 della L.194/78 proprio per prevenire gravidanze indesiderate, per garantire l’accesso ai diritti e alla salute riproduttiva delle donne e allo stesso tempo combattere le disgregazioni e le discriminazioni sociali economiche e geografiche a cui le donne spesso sono soggette.

Ricordiamo che in Italia, a differenza di altri Paesi europei tranne alcune eccezioni regionali, la contraccezione è interamente a carico delle cittadine e dei cittadini, la contraccezione va garantita gratuitamente per fasce di età e per chi si trova in condizioni socioeconomiche difficili;

Chiediamo una educazione sessuale e di genere nelle scuole, per una maggiore consapevolezza e capacità di scelta e di autodeterminazione delle nuove generazioni. L’educazione sessuale ed affettiva nelle scuole deve essere inserita in maniera stabile nella programmazione dell’offerta formativa, in particolare adesso che la didattica si integrerà con modalità a distanza;

Chiediamo come previsto dall’art. 15 della L. 194/78 la formazione di tutte le professioni sanitarie per la corretta applicazione della legge e per la corretta somministrazione della pillola RU486 e del secondo farmaco (misoprotolo);

Chiediamo che la formazione e la preparazione del personale sanitario siano fatti a livello universitario e di specializzazione, cosa che ora non avviene e questa carenza ha gravi ripercussioni poi sul funzionamento dei servizi sanitari territoriali ed ospedalieri;

Chiediamo l’assunzione straordinaria di medici, ostetriche ed infermieri/e non obiettori, anche attraverso appositi concorsi;

Negli ultimi anni non si è investito nei Consultori, che sono stati abbandonati a loro stessi, privati di personale, risorse e mezzi. Pensiamo invece che questi debbano tornare ad essere presidi territoriali, in grado di occuparsi in modo efficace della salute riproduttiva, garantendo accoglienza ed informazioni a tutte le donne che vi si rivolgano e a tutte le soggettività oppresse dal patriarcato.

Non vogliamo che servizi così importanti e delicati per la salute delle donne siano privatizzati, perché la privatizzazione espone inevitabilmente le donne ad una disuguaglianza nell’accesso alle prestazioni sanitarie e sociosanitarie.

Chiediamo che venga messo tra gli obiettivi di budget e nei criteri di valutazione dei Direttori generali delle Aziende sanitarie la completa applicazione della legge 194/78 e delle linee di indirizzo emanate dal Ministero della Salute;

Chiediamo che nel Recovery Fund prevedano finanziamenti per la medicina territoriale, compresi i Consultori, per coprire non solo le carenze digitali, ma la mancanza di personale e la formazione permanente;

Chiediamo che vengano promosse campagne informative a livello regionale e del Ministero della salute, anche attraverso video-clips di come e dove si fa l’IVG in varie lingue;

Che nel sito del Ministero ci siano informazioni aggiornate su ciò che avviene in ogni Regione e che vi sia una mappa costantemente aggiornata e facilmente consultabile dei servizi consultoriali e degli ospedali che praticano IVG mediche e chirurgiche;

Che analoghe informazioni siano rese disponibili nel sito della Regione Marche;

Non abbiamo mai smesso di lottare e continueremo a farlo insieme ad altre donne di altre reti regionali dall’Umbria al Piemonte e all’Abruzzo.

Lo abbiamo scritto il 9 gennaio e il 6 febbraio a caratteri cubitali, davanti ai consultori, agli ospedali e nelle piazze e lo ribadiamo al grido delle donne polacche “Questa è guerra” contro le donne.

Abbiamo costruito una rete il cui nome indica il nostro programma :

MOLTO+DI 194 – RETE FEMMINISTA MARCHE

Vogliamo molto più di 194 e con questo obiettivo lanciamo fin d’ora una mobilitazione permanente da qui all’8 marzo, chiamando tutte le donne e femministe a convocare piazze reali e virtuali, a prendere la parola per dare visibilità alla straordinaria risposta che in questi giorni le donne delle Marche e non solo hanno dato di fronte ad un attacco ai nostri diritti e libertà.

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Classe 1990, Pescarese di adozione. Attivista transfemminista e co-fondatrice del Collettivo Zona Fucsia, si occupa da sempre di divulgazione femminista. È speaker radiofonica e autrice in Radio Città Pescara del circuito di Radio Popolare con il suo talk sulla politica e attualità "Stand Up! Voci di resistenza". Collabora nella Redazione Abruzzo di Pressenza. È infine libraia presso la libreria indipendente Primo Moroni di Pescara e operatrice socio-culturale di Arci.

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