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CORONAVIRUS. Diario di un redattore in FASE 2 (Giorno 25)


La maggiore problematica che sta attraversando l’Italia in questo preciso momento storico è proprio la sua identità.

Il botta e risposta tra il Governatorissimo della Regione Sardegna Christian Solinas e il borghesissimo Sindaco di Milano Beppe Sala ha quasi dell’incredibile.

Una bagarre degna delle flatulenze da bagno dei maschi delle scuole medie.

Ricostruiamo quanto è accaduto.

Solinas propone un passaporto sanitario per chi provenga dalla Lombardia per soggiornare in Sardegna. La proposta, discutibilissima, non ha alcun fondamento scientifico ma ha molta, molta propaganda intrinseca. Ad oggi è impossibile garantire lo stato di sana e robusta costituzione del qui ed ora di qualunque cittadino del mondo. Chiunque può sottoporsi a tampone o a esame sierologico, ma questo non esclude che si possa essere stati contagiati all’uscita del laboratorio analisi. Altro fatto grottesco è pretenderlo solo da chi proviene dalla Lombardia. Ovvio che il tasso di contagi è più elevato, ma non si comprende come si faccia ad escludere a priori che abbia contratto il coronavirus anche un cittadino di Tolentino o di Codroipo.

La proposta del passaporto è assurda e non è perseguibile proprio per l’enorme suscettibilità che ha qualunque garanzia personale di non aver contratto il coronavirus.

Ancor più assurda è stata la risposta qualunquista del Sindaco Sala: “Il turismo in Sardegna lo hanno inventato i Milanesi.

Ab urbe condita pare che la Sardegna, Ichnusa, fosse già frequentata millenni fa. L’affermazione di Beppe Sala si commenta da sola per lo snobbismo stereotipato del Milanese medio.

Incisione rupestre lombarda che ricorda il momento in cui i Milanesi inventarono il turismo in Sardegna 😀 LoL

Ha perso una bellissima occasione, il Sindaco, per stare zitto. Oppure avrebbe potuto rilanciare l’esigenza delle regioni a vocazione turistica con una proposta lineare e completamente costruttiva.

È indubbio che la Sardegna, (ma come la Puglia o il Molise) voglia evitare di avere nuovi focolai nei propri territori. È indubbio che ne farebbe a meno anche Milano con tutta la Lombardia.

È un problema comune, NAZIONALE, che non va risolto pensando solo al proprio campanile.

Basterebbe copiare.

Taiwan, l’isola di Formosa ,che vive anch’essa di turismo, ha subito applicato un serratissimo protocollo di monitoraggio per turisti. Ma non lo ha fatto ora. Esisteva già dato che in passato ha dovuto fronteggiare ben due pandemie: Sars ed Aviaria.

Nel 2011 mi recai in vacanza a Taipei, la capitale. Prima di scendere dall’aereo mi fornirono un documento, un’autodichiarazione, in italiano dove dovevo spuntare risposte multiple per comprendere se mi fosse capitato di essere a rischio da qualunque agente patogeno. È il medesimo protocollo che forniscono ai donatori di sangue italiani. All’aeroporto mi misurarono la temperatura e si premurarono di sanificare il mio bagaglio. Mi fornirono poi un documento dove si spiegavano dettagliatamente le norme per i turisti per evitare possibilità di contrarre il virus.

Questa stessa tattica di ricezione turistica e di monitoraggio dei viaggiatori è stata presa in prestito, causa covid-19, anche da Giappone, Corea del Sud e dai paesi Caraibici.

Il rischio è alto, ovvio, ma forse è più rischioso mandare in malora la stagione turistica italiana.

Sarebbe bello che chi di dovere , il Ministro del Turismo Dario Franceschini, si applicasse in tal senso. Effettivamente lo abbiamo visto poco all’opera.

Di tutta questa storia però, intendo lo scontro tra Solinas e Sala, dovremmo renderci conto di quanto sia ancora lontano il raggiungimento mentale del sentirsi Italiani.

Forse neanche Umberto Bossi nel 1994 avrebbe potuto prevedere questa ondata di regionalismo.

Sarebbe opportuno che tutti quanti, una buona volta, si sentissero realmente Sorelle e Fratelli d’Italia nella grande famiglia Mondiale.

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Di origine Abruzzese, ma ramingo come un nomade. Di molteplici interessi ogni sabato su Bl Magazine con la rubrica BL LIBRI.

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