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La sindrome della “seconda verginità”

- 25/06/2020


Hoo, like a virgin
Touched for the very first time
Like a virgin
When your heart beats
Next to mine

E come diceva Madonna “Like a virgin“, è così che affrontiamo anche questa situazione post Covid-19.

Eccoci a fatica arrivati nel cuore della fase 3 e con tutte le complicazioni che da essa derivano, che non riguardano solo abitudini e routine ma anche i rapporti interpersonali. Durante il lockdown infatti è stato registrato un calo vertiginoso di attrazione fisica fra partners per innumerevoli motivi, per le coppie per esempio figli, preoccupazioni, calo della libido, mentre per i single la semplice mancanza del rispettivo compagno/a.

Alcuni specialisti della Società Psicoanalitica Italiana e dell’International Psychoanalytical Association l’hanno definita la “sindrome della seconda verginità”. Dover rivivere approcci sessuali e contatti intimi, pare che stia mandando in crisi la popolazione di noi single che sentiamo la pressione di doverci rimettere in gioco e riprendere rapporti con l’altro sesso.

La questione in realtà coinvolge tutti a tutto tondo. Single, accompagnati, sposati, genitori soli, tutti siamo passati  dalle chat, dal periodo di semina in attesa di un incontro (“slow dating”), siamo usciti, chi più chi meno, travolti dallo “zombing” (il palesamento degli ex annoiati che hanno usato un vecchio porto sicuro le vecchie fiamme). Tutti passaggi che in un modo o in un altro ci hanno condotto qua, al “primo” appuntamento

Secondo gli studi effettuati in merito a questa sindrome, ci sono forti imbarazzi, inibizioni, tabù che accompagnano lo stato emotivo di una persona che si approccia dopo mesi ad un altro essere umano con intenzioni sentimentali o anche solo fisiche. Paura di iniziare un qualcosa, paura di illudersi o di illudere, fraintendere il senso per cui c’è stato un avvicinamento. Insomma tutte problematiche che aumentano l’ansia e inquinano un qualcosa che di natura avviene in modo semplice e naturale.

Come scritto qualche settimana fa, la mia esperienza su Tinder sta procedendo e vi posso garantire che parole come imbarazzo, timidezza, inibizione e paura del contatto, non esistono. Anzi. Tutta la storia del Covid ha aumentato in modo esponenziale la veracità, la tenacia e la ferocia di un approccio sessuale, esplicite dichiarazioni, espliciti palesamenti di compagni/e in casa, chiare dichiarazioni di intenti. Molto meno senso del pudore come se non ci fosse altro tempo da perdere. Tutto, subito, se non ci stai ciao, si passa al prossimo match (compatibilità fra sconosciuti su Tinder). 

Ci sono ovviamente delle distinzioni da fare. Chi è stato a casa accompagnato cerca attenzioni, cerca novità, cerca aria fresca, distrazioni, cerca un qualcosa che tra le mura di casa non aveva (o forse non ha mai avuto), quindi si riduce più ad un atto fine a se stesso. Chi invece l’ha trascorsa da solo è come se non cercasse un approccio fisico e tecnico ma è come se si aggrappasse a  poche parole per sognare l’amore.

Voglia di condividere, voglia di esserci per qualcuno e voglia di essere importante. Magari dall’altra parte il fine ultimo è lo stesso però ci si arriva con molta più morbidezza, morbidezza che forse, in certi casi può rivelarsi una buona base per un qualcosa.

Questa “sindrome” che crea imbarazzo e disagio come quando ci si trova ad affrontare la prima volta, potrebbe essere un buon modo per riscoprire il corteggiamento, frequentandosi con calma, capire chi si ha davanti senza necessariamente concedersi con il rischio di essere una conquista o di trattare come come tale un perfetto sconosciuto (a meno che non ci sia quel fine di comune accordo). Tutto molto difficile in questa generazione, tutto molto difficile per la nuova generazione che trova con facilità tutto e non si pone il problema di come lo ha ottenuto e che valore esso abbia perché non si ferma a pensare ma è già alla prossimo round.

La ricerca di emozioni e di quelle sensazioni che abbiamo vissuto noi degli anni 80-90 sono le stesse che forse possono davvero farci vivere questo periodo come seconda verginità. Quelle emozioni che proprio ora ti fanno sentire vivo e ti fanno sentire meno solo.

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Non mi descrivo mai perché non sono gentile con me stessa

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