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Murgia vs Levante: facciamo chiarezza sulle quote rosa.

- 02/02/2020


Qualche giorno fa è scoppiata una polemica su Instagram fra la cantante Levante e la scrittrice Murgia circa le quote rosa.

Levante, in un’ intervista rilasciata nei giorni scorsi sul festival di Sanremo, di cui è concorrente, quando le hanno chiesto un’opinione sul sessismo (tematica uscita fuori dopo le critiche su Junior Cally e del “passo indietro” di Amadeus), ha risposto così:

“SONO ANNI CHE MI SPENDO PER LE DONNE, MA NON SONO A FAVORE DELLE QUOTE ROSA. NON CI È DOVUTO UN POSTO PER FORZA, NON ABBIAMO UN DEFICIT. IO MI CONQUISTO QUELLO CHE MI MERITO E SE SONO AL FESTIVAL MI AUGURO CHE SIA PERCHÉ LA CANZONE È BELLA E IO SONO BRAVA”

Dichiarazione che ha fatto balzare dalla sedia Murgia, poiché, dopo aver sentito questa intervista, ha creato una delle stories dal suo profilo Instagram definendo la cantante come un “buon esempio di confusione”, poiché diffonde l’idea sbagliata e dannosa sulle quote rosa.

Poi continua con degli esempi:

“Su 22 cantanti solo 5 sono donne, e ciò può avere solo due spiegazioni: o le donne cantano peggio degli uomini o qualcuno ne è convinto”

E ancora:

“I rettori universitari in Italia sono 83, e solo 7 sono donne…” “Nel consiglio superiore della magistratura ci sono 24 membri di cui solo 4 donne…” e di certo, il numero basso di donne all’interno delle sedi decisionali come questi (ma anche più in generale) non dipende esclusivamente dalla capacità della donna di per se, c’è molto di più.

Le quote rosa non sono una pretesa che sostituisce il merito. Ma vivendo in una società patriarcale le donne vengono discriminate per il loro genere e non per il loro merito.

Continua la Murgia nelle sue stories: “ Viviamo in un paese che sottovaluta le donne e nega loro il merito. Quando si deve scegliere, lo si fa tra l’uomo che è capace o la donna che, però, deve essere eccezionale. Se vuoi far reggere un sistema misogino in eterno, infila una donna in ogni selezione. Sarà lei a difendere il sistema dicendo ‘io ci sono e sono brava, quindi siete voi che non avete provato abbastanza’. Ed oggi, Levante, quella donna sei tu”.

Attacco diretto quindi verso la giovane cantante, ma ciò che le “rimprovera” la Murgia è, purtroppo, fondato.

Sulle quote rosa non ne parla mai abbastanza, quindi facciamo un po’ di chiarezza.

Secondo la Treccani:

“Le quote rosa sono un provvedimento teso ad equilibrare la presenza di uomini e donne nelle sedi decisionali (consigli di amministrazione, sedi istituzionali elettive e così via) effettuato introducendo obbligatoriamente un certo numero di presenze femminili.”

Prendiamo quindi come esempio che su 10 posizioni aperte 3 devono spettare obbligatoriamente alle donne. Di primo acchito si potrebbe pensare che sia una discriminazione al contrario perché il dover assumere 3 donne impedirebbe ad altrettanti uomini “più qualificati” ad ottenere il posto. Se la si pensa così sembra una questione di meritocrazia.

Ma pensiamo alla rovescia: le quote rosa non impediscono a 3 uomini il posto (anche perché ne hanno altre 7 a disposizione!) ma danno l’opportunità a 3 donne di ricoprire la carica, donne che molto spesso non vengono considerate nella selezione perché non ritenute all’altezza rispetto all’uomo, a prescindere.

É innegabile dire che viviamo in una società in cui il femminile viene considerato inferiore rispetto al maschile, il che rende automatico assumere gli uomini perché più “capaci”. E questo rende i luoghi di potere esclusivamente maschili. Veder poi solo uomini presiedere posti così importanti alimenta il pensiero (che già esiste di fondo) che loro sono più bravi delle donne in queste occasioni, divenendo così un circolo vizioso. L’unico modo per spezzarlo, affinché la parità nelle selezioni diventi del tutto naturale è una legge.

Perché statisticamente se hai 10 posti a disposizione, assumerai 10 uomini perché è la società patriarcale che ti fa pensare che gli uomini sono più capaci delle donne. Ma visto che le cose non stanno così, almeno 3 donne le devi assumere poiché, nonostante il nostro bias cognitivo, (cioè le scorciatoie di pensiero per comprendere nel modo più celere possibile la realtà) non ce lo fa pensare in modo automatico. Queste 3 donne sono ugualmente valide o addirittura anche più efficienti, aggirando così il pensiero comune sbagliato.

Iniziando ad avere delle donne nelle cariche di potere inizierà a cambiare anche il pensiero automatico che le donne non sono capaci, rompendo così pian piano lo stereotipo.

Se le bambine da piccole non vedranno dei punti di riferimento femminili nelle sedi decisionali, non penserà mai di potercela fare. Se invece si inizia a dare spazio alle donne, anche con una piccola forzatura (necessaria), anche le bambine avranno degli esempi da seguire, sentendosi quindi libere di scegliere qualsiasi tipo di professione o carriera, senza sentirsi “sbagliate”. Ma soprattutto lotteranno per farsi avanti (e spazio) in un mondo di uomini. Allora li non ci saranno più bisogno delle quote rosa.

Le quote rosa sono quindi un mezzo per facilitare la transizione, non un fine. Sono semplicemente una pezza, non una soluzione definitiva. La vera soluzione è smantellare gli stereotipi sin dall’infanzia, perché il problema è culturale.

Non ho intenzione di prendere le parti né dell’una né dell’altra. Sarebbe un gioco tipico patriarcale che non mi appartiene.

Certo è che la dichiarazione di Levante, e qui cito la Facheris, è stato un freno a mano tirato sulla macchina del femminismo. Murgia, con il suo attacco, ha alzato un grande muro tra lei e la cantante, che forse non la porterà né alle sue scuse né tanto a meno a farle capire l’errore commesso.

Levante però essendo una cantante molto seguita, soprattutto dalle giovani, forse si doveva informare un po’ meglio prima di parlarne pubblicamente. Vista la sua grande visibilità, ha senza dubbio una responsabilità in più. Come è responsabilità di Murgia riprendere uno scivolone cercando in tutti i modi di mettere una pezza a un “danno mediatico” come questo.

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Classe 1990, Pescarese di adozione. Attivista transfemminista e co-fondatrice del Collettivo Zona Fucsia, si occupa da sempre di divulgazione femminista. È speaker radiofonica e autrice in Radio Città Pescara del circuito di Radio Popolare con il suo talk sulla politica e attualità "Stand Up! Voci di resistenza". Collabora nella Redazione Abruzzo di Pressenza. È infine libraia presso la libreria indipendente Primo Moroni di Pescara e operatrice socio-culturale di Arci.

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