L’emergenza sanitaria causata dal Coronavirus ha portato ad una crisi economica in cui alcuni soggetti potrebbero diventare protagonisti e guadagnare da questa situazione. La criminalità organizzata ha sempre ricavato benefici dalle situazioni emergenziali, dalle ricostruzioni post terremoti all’emergenza immigrazione, e per questo motivo, non si farà trovare impreparata neanche in quest’occasione.
Allarme criminalità
A fine marzo, Francesco Messina, il Direttore centrale Anticrimine della Polizia di Stato, aveva inviato una nota a tutti i questori: “occorre focalizzare adeguatamente l’attenzione in ordine a ogni possibile evoluzione delle strategie criminali”. Le mafie “sono solite operare nelle pieghe delle criticità sociali”, non sono affatto impreparate, e il magistrato e consulente della Commissione antimafia Roberto Tartaglia ha spiegato, nei giorni scorsi, il loro modus operandi.
A partire dal 10 marzo, e in alcune zone d’Italia anche prima, moltissimi imprenditori hanno dovuto abbassare le saracinesche delle loro attività fino a data da destinarsi. A distanza di un mese, e con l’avvicinarsi dell’inizio della fase 2, non sono pochi coloro che hanno dovuto cominciare a pensare al destino della propria attività: riprendere il proprio lavoro a costo di indebitarsi, con la speranza di rientrare presto nelle spese, o prendere la difficile decisione di chiudere definitivamente la propria attività?
Il Metodo “Messina Denaro”
Nel decreto Cura Italia sono state inserite le prime azioni per aiutare le aziende ma serve una risposta più forte e concreta, per far sì che non entri in gioco a gamba tesa la criminalità organizzata. Il ritardo che si sta verificando nell’assegnazione dei bonus statali favorisce, inevitabilmente, le mafie, che possono contare su un’enorme quantità di denaro da riciclare, da sempre utilizzato nel reinvestimento in attività economiche in crisi. Per convincere gli imprenditori verrà adottato il “metodo Messina Denaro”: non verrà richiesto il pizzo ma verranno offerti soldi sporchi, per riciclare, acquisire quote societarie e fare nuovi affari.
Il denaro servirà anche per “aiutare”, e portare dalla parte del clan, tutti quei lavoratori in nero rimasti senza alcuna entrata dall’inizio dell’emergenza, da sempre una parte consistente della manodopera illecita della criminalità, utile anche per cercare d’innescare una bomba sociale contro le istituzioni. C’è il serio pericolo che la mafia possa sfruttare a proprio vantaggio il malcontento popolare e la povertà diffusa data dal periodo che stiamo vivendo. Le prime mosse in questa direzione, sono già state fatte. Nei giorni scorsi, Nicolò Cusimano, fratello del boss della droga palermitano, ha iniziato a distribuire generi alimentari all’interno del quartiere Zen di Palermo.
Corruzione
La crisi attuale porterà, inoltre, all’afflusso di ingenti finanziamenti pubblici, nazionali e comunitari. La mafia tenterà di prendere parte ai tavoli di lavoro, attraverso i legami costruiti negli anni con politici e pubblici amministratori, a livello statale e locale. A riguardo, si è espresso il magistrato Nino Di Matteo, sotto scorta dal 1993, che si è occupato più volte dei rapporti tra Cosa Nostra ed alti esponenti delle istituzioni come nel processo Trattativa Stato Mafia. “È necessario che non si arretri rispetto alla recente svolta più rigorosa della legge Spazzacorrotti o alla riforma della prescrizione. Mafia e delitti di corruzione sono due facce della stessa medaglia, devono essere trattati con uguale rigore.”
Per il momento, sembra che a livello italiano, si stiano cercando di mettere a punto strategie per stanare su tutti i fronti i gruppi criminali ma all’estero questo lavoro non fatto e tanto meno riconosciuto, e quanto scritto dal quotidiano tedesco “Die Welt”, in data 9 aprile, ne è la prova.
“In Italia la mafia sta solo aspettando una nuova pioggia di soldi da Bruxelles”, scrivono in Germania, convinti ancora oggi che il problema della criminalità organizzata sia solamente nostrano incuranti che le mafie non conoscono confini.