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La Russia ha deportato oltre 6000 bambini dall’Ucraina


Quelle che sembravano solo indiscrezioni, si sono rivelate atroci realtà: dall’inizio dell’occupazione Ucraina (esattamente un anno fa) da parte delle truppe di Vladimir Putin, sono oltre 6000 i bambini deportati dalle regioni di Donetsk e Lugansk che in questo momento vivono in centri di “rieducazione” in territorio russo.

A dare le prove di questa agghiacciante rivelazione, lo studio dettagliatissimo curato da Nathaniel Raymond, direttore esecutivo dello Yale Hrl, che ha presentato il rapporto dello Humanitarian Research Lab (Hrl). Nel rapporto si comprende che questa deportazione era assolutamente programmata dal governo di Mosca che, già prima dell’invasione, aveva stanziato fondi per l’allestimento dei centri.

Attualmente Mosca ha allestito 43 campi per la rieducazione dove infanti, dai 4 mesi di vita ai 17 anni. Questi centri si trovano in varie parti della Federazione Russa: dalla penisola di Crimea a Mosca, al Mar Nero e alla Siberia. Esiste persino una struttura del genere a Magadan, sulla costa russa del Pacifico, «più vicino alla terraferma degli Stati Uniti che a Mosca». I minori appartengono a due gruppi. Il grosso è costituito da provenienti da Donetsk e Lugansk, e il loro numero è stato calcolato sulla base dei rapporti sui trasferimenti nei campi di rieducazione. Il secondo gruppo è costituito da minorenni «evacuati» da Kherson, Kharkiv e Zaporizhzhia, e poi inseriti nel sistema di adozione russo.

A fare da megafono a questi orrendi crimini, Oleksandra Matvijčuk, la legale ucraina a capo del Centro Per le Libertà Civili (Premio Nobel per la pace 2022) che ha dichiarato “I funzionari russi hanno detto chiaro e tondo che il loro obiettivo è sostituire l’attaccamento verso l’Ucraina dei più piccoli con amore per la Russia. Uno dei bambini identificati aveva solo 4 mesi. Questa situazione forza le madri ad assumere il carico maggiore; infatti la legge russa prevede che solo un genitore possa prendere un bambino detenuto in un campo o in una casa famiglia. Ma i padri in età per combattere potrebbero essere detenuti ed eventualmente torturati. Quindi l’onere ricade esclusivamente sulle madri. Senza un’azione internazionale, le madri si trovano di fronte a una situazione insostenibile. Un forte appello globale può portare l’attenzione su questo crimine. Faremo pressione su Stati Uniti, Regno Unito, UE e altri Paesi influenti affinché sanzionino i responsabili, denuncino i colpevoli di crimini simili e aiutino a negoziare il rientro sicuro dei bambini ucraini.”

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Di origine Abruzzese, ma ramingo come un nomade. Di molteplici interessi ogni sabato su Bl Magazine con la rubrica BL LIBRI.

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