376 views 7 min 0 Comment

Una palestra di giochi – intervista a Luigi Coccia

- 24/04/2023


1) Cos’è Palestra di giochi?

Palestra di giochi è il nome e anche lo slogan del mio progetto ludico, nato molti anni fa dall’unione della mia passione per i giochi da tavolo, di ruolo e di interpretazione con la mia formazione professionale di animatore sociale teatrale e di educatore professionale.

Sono sempre stato convinto che l’utilizzo della mediazione ludica e artistica, utilizzate all’interno dei processi di cambiamento delle persone nella formazione continua della vita, siano un potente strumento per creare visioni e prospettive differenti, che se ben osservate ed approfondite possono risultare trasformative.

Palestra di giochi attraverso laboratori, formazione, ricerca ed organizzazione di eventi sociali vuol essere l’ambiente in cui potersi esprimere e poter sviluppare le proprie abilità personali dove il gioco e l’espressività diventano elementi di facilitazione e potenziamento, ora più che mai necessari per creare soluzioni innovative, favorire la relazione e la comunicazione tra le persone.

2) Porti avanti un interessante progetto con minori non accompagnati e persone migranti attraverso il gioco da tavolo. Ce ne puoi parlare?

Da più di 15 anni lavoro nelle strutture con minori migranti e nei progetti SAI del Ministero dell’Interno per adulti richiedenti asilo gestiti dalla Cooperativa Nuova Ricerca Agenzia Res di Fermo. Il gioco da tavolo è stato sin da subito lo strumento che ho messo in campo nella Comunità in cui lavoro per favorire la socializzazione e cercare di ri-costruire legami ed interazioni tra ragazzi con vissuti spesso traumatici e comunque bisognosi di relazioni affettive. Far sedere insieme intorno ad un tavolo ragazzi di diversa nazionalità e coinvolgerli in una gestione del tempo e dello spazio comuni mi ha permesso di lavorare soprattutto sull’ingaggio iniziale e sulla formazione di un gruppo coeso e libero di sperimentare le proprie emozioni.

Anche con gli adulti dei progetti appartamento del SAI la possibilità di creare un tempo buono condiviso attraverso il gioco da tavolo mi ha consentito di lavorare sulle interazioni sociali tra le diverse culture, sul rinforzo dell’utilizzo della lingua italiana e su una valida alternativa all’utilizzo eccessivo di dispositivi tecnologici e del gioco online.

3) Come influisce la differenza di cultura e tradizione nel modo di giocare?

Ogni cultura ha dei giochi tradizionali, legati ai propri territori di appartenenza, con specifici materiali, spesso proviamo a ricostruirli insieme; non esistono però differenze nel modo di giocare, il gioco è un elemento naturale che è racchiuso dentro ogni persona e le caratteristiche emotive e comportamentali che riscontro al tavolo sono comuni a tutti.

4) Quali sono i titoli che usi più spesso per il tuo lavoro di educatore? E solo giochi da tavolo?

Quando inizio un laboratorio utilizzo maggiormente giochi con elementi di dexterity, dove la destrezza e le abilità manuali possono coinvolgere sin da subito tutti; sono giochi con materiali accattivanti, con poche regole ed un tempo di spiegazione basso; pian piano introduco giochi più complessi di strategia che mi permetto di osservare non solo le dinamiche al tavolo ma anche aspetti più legati al cognitivo. Posso citare qualche titolo, Crossing, Tsuro, Sheriff of Nottingham, Camel Up, Riff Raff, Marrakech, Pictures, Twins e tanti altri, dipende comunque dal grado di competenze espresse dai singoli e del gruppo e dagli obiettivi del progetto.

Da qualche anno sto inserendo anche i giochi di interpretazione e di ruolo che aprono scenari molto interessanti sia al livello linguistico che narrativo.

5) So che porti avanti un lavoro di Game designer, giochi o che tipologia di giochi hai progettato?

Spesso mi trovo a rielaborare giochi esistenti per gli obiettivi che mi sono prefissato, a volte non trovando il gioco adatto decido di progettarlo io stesso, come ad esempio Tracce, un gioco di ruolo  sul tema del viaggio dell’eroe, che utilizzo nell’apprendimento della lingua italiana per stranieri; collaboro poi con gli allievi del corso di illustrazione del Liceo Artistico “Licini” di Ascoli Piceno in progetti di game design e con diverse scuole primarie per laboratori di progettazione; nei miei giochi originali (Getup Startup, Naufraghi, 300 la battaglia delle tendopoli) prediligo sempre la componente comunicativa, giochi che permettano ai partecipanti di interagire per trovare soluzioni dentro scenari sociali, sono i cosiddetti giochi di comitato. Non metto limiti alla mia fantasia e cerco sempre di trovare le giuste meccaniche che mi servono per far esplorare tematiche e suggestioni a chi gioca.

6) Ci sono dei titoli che avresti voluto progettare tu?

Bella domanda, non ho un gioco preferito, come tipologia forse quei giochi dove l’elemento narrativo si sposa bene con le meccaniche oppure dal lato opposto tutti quei giochi un po’ complessi che richiedono un grande impegno al tavolo.

7) Qual’è un tipo di gioco che non ti piace?

Mi piacciono un po’ tutti i giochi, se devo proprio scegliere non amo molto i giochi dove sono costretto a leggere molto testo sulle carte… ma ci sto lavorando.

8) Progetti e iniziative future

Insieme a Playlife Accademy e al CSI Marche stiamo realizzando il primo Corso per Operatori Ludici nelle Marche, poi sto portando avanti un Laboratorio con il Servizio Sollievo per il disagio psichico dell’Asur di Fermo e prossimamente presenterò un gioco da tavolo originale realizzato con gli allievi delle scuole primarie per il Museo della Memoria di Servigliano (FM). Mi aspetta anche Modena Play dove insieme a Blast proporremo un workshop sull’inclusività nei giochi di ruolo.

<hr>Condividi: