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17 Maggio: Giornata Internazionale contro l’OmoLesboBiTransfobia


Con la risoluzione del Parlamento Europeo del 26 aprile 2007, l’Unione Europea ha dichiarato il 17 maggio la Giornata internazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, cioè contro contro ogni forma di atteggiamento pregiudiziale, di violenza verbale o fisica e di discriminazione, basata su orientamento sessuale e identità di genere.

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Ma perché proprio in questo giorno? Il 17 maggio 1990, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) cancellava l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali. Fu un momento storico importantissimo, che portò nel 2004 le Nazioni Unite a scegliere proprio questa data per l’istituzione della Giornata internazionale contro l’omobitransfobia (International Day Against Homophobia, Biphobia and Transphobia – IDAHOBIT).

Eppure, nonostante siano già passati 33 anni dalla risoluzione dell’OMS, in molti Paesi esistono ancora pratiche illegali, quali le terapie riparative, di cui solo recentemente alcuni governi si stanno adoperando per bandirle, e, peggio ancora, in alcuni Paesi l’omosessualità è ancora un reato, criminalizzata con le cosiddette sodomy laws, le quali definiscono gli atti omosessuali “crimini contro natura”. 

In Italia, in questo ultimo periodo, stiamo assistendo alla cancellazione delle famiglie arcobaleno, voluta dal Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ha chiesto ai Sindaci di non registrarle più sui registri delle anagrafe comunali e che ha dato ordine alle Procure del paese di annullare quelle effettuate sino ad oggi. Sono state molte, infatti, le famiglie che all’improvviso si sono viste cancellate, come mai esiste, dall’oggi al domani.

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Il 18 maggio 2018 avviene un altro momento storico importantissimo: l’OMS toglie la transessualità dalla lista delle malattie mentali, che entra nel nuovo capitolo “condizioni di salute sessuale“.

L’incongruenza di genere è stata rimossa dalla categoria dei disordini mentali dell'”International Classification of Diseases” (ICD) per essere inserita in un nuovo capitolo delle “condizioni di salute sessuale”, poiché è ormai chiaro che non si tratti di una malattia mentale e classificarla come tale può causare una enorme stigmatizzazione per le persone transgender.

Spiegò in una nota la stessa OMS. Eppure, nel mondo si registrano atti di inaudita violenza, che portano alla morte di migliaia di persone Trans*. L’osservatorio delle morti per odio transbofico, Trans Lives Matter, si occupa di raccogliere più informazioni possibili su questi accadimenti e li mette a disposizione come risorsa di supporto per chiunque sia coinvolto nell’organizzazione del Transgender Day of Remembrance (TDoR) ed è destinato ad essere utilizzato insieme ai dati ufficiali raccolti dal Trans Murder Monitoring Project e pubblicati da Transgender Europe (TGEU) all’inizio di novembre di ogni anno.

Per il TDoR 2022 (i cui dati partono dal 1 ottobre 2021 e arrivano al 30 settembre 2022) sono state registrate 392 morti. Per il TDoR di quest’anno (i dati partono dal 1 ottobre 2022 sino ad oggi) sono già state registrate 198 morti. Importante, però, è ricordare che questi dati sono ovviamente al ribasso: in Paesi estremisti e oscurantisti, come la Russia o il Qatar, è praticamente impossibile reperire informazioni sui caduti per odio transfobico, perché i governi stessi cancellano questi omicidi come mai accaduti, poiché rappresentano un disonore per il Paese stesso che esistano persone Trans* all’interno dei loro confini. Questi dati, infine, non tengono conto degli atti di violenza e discriminazione che le persone Trans* subiscono quotidianamente e che non conducono alla loro morte.

Diventa quindi plausibile pensare che siano migliaia le persone Trans* che ogni anno sono costrette a subire maltrattamenti nell’ambito familiare, scolastico e lavorativo, senza alcun tipo di protezione o tutela legale.

Cartoline commemorative a una veglia TDoR

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Vari sono stati in questi giorni gli eventi che si sono tenuti in tutto il mondo per sensibilizzare le masse sull’OmoLesboBiTransfobia.

L’associazione Brianza Oltre l’Arcobaleno ha raccolto delle testimonianze video di persone che hanno risposto alla domanda “che cos’è per te omobitransfobia?” e queste sono state alcune delle risposte:

È il non poter essere se stessi senza essere presi a schiaffi o ben altro di molto più cattivo.

L’omobitransfobia è una forma di fascismo e contrastarla è la nuova frontiera dell’antifascismo.

L’omobitransfobia è una furia cieca e ottusa, di chi non sa e non vuole sapere che le altre persone sono persone, esattamente come lui o lei, e non c’è alcuna differenza o alcun motivo per odiare.

L’omobitransfobia è quella cosa che non mi permetterebbe in nessun modo di essere chi sono al giorno d’oggi e di esprimere la mia arte come meglio posso per cercare di essere il più inclusivo possibile.

È una distrazione di massa, è un pericolo, è una scusa per odiare. Siamo vittime di un periodo in cui non si chi odiare e allora si odia noi. È una tensione, è ansia, è non poter andare in giro tranquillamente con la mia fidanzata mano nella mano. Vivere nella paura senza aver fatto niente.

L’omobitransfobia di solito viene identificata con persone intolleranti che ti offendono, ti insultano, etc. Dal mio punto di vista, invece, l’omobitransfobia arriva anche da quelle persone “alleate” che vengono a dirti «bisogna rispettare l’opinione di tutte le persone, non si può censurare la gente» pensando che io sia un’opinione. Ecco, io vorrei dirlo chiaramente: IO NON SONO UN’OPINIONE!

È sicuramente un atto di violenza e di ignoranza, perché basterebbe semplicemente pensare che siamo tutti uguali, abbiamo tutti gli stessi diritti e colori universali, che si smetterebbe di fare violenza al prossimo, solo per un finto riconoscimento di identità autoritaria, che non esiste; perché c’è la necessità di sentirsi più importanti di qualcun altro, perché, evidentemente, le proprie vite non sono abbastanza soddisfacenti da dover rovinare quelle degli altri.

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Uomo trans FtoM, attivista per i diritti fondamentali dell'essere umano e del pianeta

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