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Il Matrimonio della Zeza: si rinnova la commedia dell’arte dei femminielli

- 30/10/2018


Si è tenuta domenica a Pagani (SA) l’edizione 2018 de “Il matrimonio della Zeza”.

Il matrimonio della Zeza nasce dalla scenetta carnevalesca del ‘600, il periodo della commedia dell’arte dove a recitare erano tutti uomini, atta a rievocare un vero e proprio matrimonio tra una giovane fanciulla, Zeza, ed il suo amato.

Zeza, che nel dialetto napoletano indica una donna vezzosa e frivola, sarebbe il diminutivo di Lucrezia, la moglie di Pulcinella.

Successivamente, questa tradizione venne assimilata e incorporata dal contesto rurale e popolare, fino ad essere inscenata a Carnevale nei cortili; le parti femminili, come previsto, venivano attribuite ai cosiddetti “femminielli“. Su di essi, e sulla loro integrazione nel tessuto sociale, artistico e antropologico partenopeo, la tradizione campana ci ha regalato storie e aneddoti che tutti conosciamo.

Nel corso degli anni il matrimonio ha subito vari cambiamenti. Da momento ludico e ricreativo a rito di iniziazione, fino all’attuale evento di puro divertimento e intrattenimento.

Invito al matrimonio della Zeza

Invito al matrimonio della Zeza 2018

Oggi, come ogni anno viene messo in scena per ridare vita alle tradizioni e non lasciarle morire.

Come suggerito da Oscar, sposa nel 2014, “La tradizione della nostra regione è come il sangue delle nostre vene. Non possiamo vivere senza e soprattutto non possiamo mai dimenticare da dove veniamo: siamo sangue, terra e fuoco, siamo figli della lava, figli della magia. Siamo nati nella terra di tutti, nella “Campania Felix” dove la storia testimonia l’accoglienza e la solidarietà verso gli altri popoli, e le varie dominazioni hanno reso il nostro popolo colorato e soprattutto hanno allargato la nostra forma mentis, rendendola libera da ogni pregiudizio“.

E ha aggiunto: “Il matrimonio oggi vuole essere una conferma che al sud, con la consapevolezza di essere figli della Magna Grecia, siamo un popolo senza confini né limiti e, soprattutto, un popolo pronto a tendere la mano verso il discriminato, l’emarginato, verso colui che è in difficoltà.

Il matrimonio della Zeza, dunque, è soprattutto un momento di festa. “Oggi vogliamo festeggiare la tavola, la convivialità, perché come diceva nonna “addo mangian diec, mangiano undici e pure dodici”, per dire che, una mano ciascuno, possiamo sostenerci tutti e non importa null’altro, perché amiamo tutti allo stresso modo e con lo stesso cuore” ha continuato Oscar: “abbracciamo e lavoriamo con le stesse braccia, facciamo i figli con gli stessi dolori, piangiamo con gli stessi occhi. Oggi vogliamo festeggiare la vita e il suo valore perché non importa quanto le nostre tasche siano gonfie, abbiamo tutti lo stesso valore: il valore di una vita e il diritto alla vita che è di tutti e per tutti.

E concludendo: “Oggi, al matrimonio della Zeza 2018, vogliamo abbattere ogni frontiera e dire siamo tutti uguali. Siamo figli di una stessa madre che ci ha messo al mondo con lo stesso amore e con gli stessi dolori, e i figli “nun se sceglien, vuliteli bene” e soprattutto “vulimmec bene” “o bene non costa niente … ma vale chiù e l’or”


immagini per gentile concessione di Dario de Cristofaro

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Mi piace chi sceglie con cura le parole da non dire. Ligure esportato al sud in bilico tra filantropia e misantropia

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