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120 BATTITI per il WORLD AIDS DAY

- 30/11/2018
120 BATTITI AL MINUTO


120 BATTITI AL MINUTO è un film del 2017 e il titolo scelto in occasione della Giornata Mondiale nella battaglia contro l’AIDS, 1 Dicembre 2018

Primi anni ’90, Parigi.
Gli attivisti di Act Up-Paris aumentano le “spedizioni” pacifiche di protesta e di sensibilizzazione su quello che è un argomento ancora scomodo per l’opinione pubblica: la piaga dell’AIDS.
Tra riunioni e azioni politiche, tra serate in discoteca e marce per le strade, nasce un sentimento tra due ragazzi siero discordanti.

Il regista Robin Campillo è stato lui pure un attivista di Act Up e buona parte del materiale utilizzato è preso da quella che è stata la sua esperienza diretta all’interno di questo movimento.
E forse è proprio per questo che il suo terzo film è anche l’opera più personale e più riuscita.

Merito anche della sua consolidata esperienza nel montaggio (ha collaborato per anni con un grande regista, Laurent Cantet, e non sono pochi infatti i richiami stilistici al film LA CLASSE), egli sceglie di porre l’attenzione sulla coralità e sulla democrazia delle idee che vanno a scontrarsi e/o abbracciarsi nelle tante assemblee che vedono coinvolti tanti ragazzi e ragazze di differenti età e di diversa estrazione sociale e culturale; tutti uniti nella lotta contro le istituzioni politiche e farmaceutiche che non sanno (o non vogliono) adoperarsi perché venga evidenziata la dura realtà di una malattia che sta divorando la società.

120 Battiti al minuto

L’uso di diverse telecamere all’interno dell’aula di questi incontri e la scelta di differenti angolature di ripresa immergono completamente lo spettatore dentro la scena, facendolo sentire parte di quel dibattito e di quella squadra, tra attimi di cameratismo e di dissenso, di rabbia e di euforia.

Questo sentirsi “parte della storia” torna in maniera più nervosa e liberatoria durante le incursioni nelle scuole e nelle case farmaceutiche o nelle scene in discoteca, dove tensioni e feroce desiderio di vita trovano sfogo.

I 120 BATTITI AL MINUTO del titolo fanno riferimento proprio al ritmo delle hit dance di quegli anni: canzoni e musiche che sono emblema di esistenze frenetiche e folli e coraggiose, seppure brevi. Frammentante e confuse, come le luci stroboscopiche di un locale notturno, sono esistenze di luce che desiderano squarciare il buio che le chiama a sé troppo presto; sono cuori pulsanti e piedi mai stanchi di marciare; sono mani che si alzano verso il cielo in cerca di un appiglio.

A questa verità a tratti impietosa, ma mai patetica, e a questo sguardo quasi documentaristico, il regista Campillo affianca un’anima più intima ed emotiva.
E qui il film tocca livelli altissimi.

120 BATTITI AL MINUTO

Le scene di sesso – nella scelta delle luci e delle inquadrature – ci restituiscono un realismo difficilmente riscontrabile oggigiorno: i corpi di questi ragazzi, a volte segnati dalle ferite della malattia, i loro sguardi, i loro fiati, le loro mani, sono strumento e “voce” e bandiere che onorano la vita, la ricercano, la divorano, la abbracciano con passione, senza più volersene staccare.
Due scene in particolare sono traboccanti di poesia: l’incontro sessuale in ospedale tra due giovani amanti e la riunione attorno al corpo di un amico/figlio/amante ormai morto.

La crudezza e la delicatezza delle immagini restituiscono dignità e onorano il ricordo di questi piccoli e grandi eroi che hanno lottato negli anni ’90 contro due nemici entrambi letali: da una parte la società dormiente e silente che tra ignoranza e indifferenza preferiva pensare che l’AIDS fosse una piaga esclusiva degli omosessuali e della prostituzione e delle carceri; dall’altra il proprio corpo, affetto da una malattia allora per molti aspetti sconosciuta che preannunciava una morte certa.

120 BATTII AL MINUTO

 

120 BATTTI AL MINUTO è un’opera importante e bellissima che nei volti dei protagonisti trova la sua carta vincente: un cast di attori straordinari con cui è impossibile non entrare in empatia. Brillano su tutti per sincerità e credibilità i nomi di Nahuel Pérez Biscayart e Arnaud Valois.

Vincitore del Grand Prix al Festival di Cannes 2017 è un film provocante, aspro, gioioso, toccante, che resta impresso negli occhi e nella mente.

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Ossessionato dal trovare delle costanti nelle incostanze degli intenti di noi esseri umani, quando non mi trovo a contemplare le stelle, mi piace perdermi dentro a un film o a una canzone.

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