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Destinazione Eurovision! – seconda parte

- 04/04/2018


Eccoci al secondo appuntamento di Destinazione Eurovision, la rubrica più amata da tutti gli eurofans di BL Magazine.

La settimana scorsa abbiamo introdotto la rubrica e ascoltato le canzoni di Belgio, Armenia, Cipro, Islanda, Serbia, Repubblica Ceca e Lituania (se l’avete persa recuperate qui). Quest’oggi sotto la nostra lente d’ingrandimento avremo ben 8 paesi: Paesi Bassi, Malta, Georgia, Finlandia, Croazia, Austria, Estonia e Albania.

Intanto il reference group dell’EBU, ovvero il comitato esecutivo dell’unione delle tv di stato europee che si occupa dell’organizzazione dell’Eurovision Song Contest, ha definito il runnung order delle semifinali, ovvero l’ordine di uscita delle nazioni per l’8 e il 10 maggio.
L’ordine è molto importante perché, secondo una convinzione consolidata (invero ultimamente smentita dalle statistiche), ad avere maggiore speranza di accesso alla finale (o di vittoria, se parliamo del grand final) sono le nazioni che si esibiscono più vicine al momento del televoto, che si concentra in una finestra di 15 minuti al termine delle esibizioni. Per evitare favoritismi troppo evidenti, il reference group assegna le posizioni in base alle risultanze del semi final allocation draw, che si tiene abitualmente a fine gennaio nella nazione ospitante, momento che decide in quale semifinale e in quale porzione della stessa (prima o dopo l’intervallo pubblicitario, quindi prima o seconda metà) le nazioni si esibiranno (nonché in quale serata voteranno le big 5 + nazione ospitante). Il reference group, in seguito, in base al genere delle canzoni, al ritmo e agli interpreti, per evitare che si concentrino troppe canzoni simili in stretta successione, si arroga la facoltà di decidere in quale momento dello show queste dovranno esibirsi.
Vediamo quindi il running order delle semifinali: ricordiamo che le big che voteranno nella prima semifinale saranno Regno Unito, Spagna + Portogallo (nazione ospitante); nella seconda semifinale voteranno Francia, Germania e Italia.

Runnung order delle semifinali dell’Eurovision Song Contest 2018 (fonte: eurovision.tv)

Paesi Bassi

Da “Cenerentola” dell’Eurovision fino al 2012 (per ben 8 edizioni non sono riusciti ad agguantare l’accesso alla finale), i Paesi Bassi sono tornati ad essere competitivi dal 2013 schierando una delle cantanti dutch più famose al mondo: Anouk, che con la sua Birds si è classificata nona. È stato però l’anno successivo che i Paesi Bassi hanno raggiunto l’exploit che tanto attendevano: l’inaspettato secondo posto per Calm After the Storm dei Common Linnets, progetto musicale molto apprezzato in patria che ha coinvolto Ilse deLange e Waylon, bellissimi e affiatati che grazie anche ad uno staging molto curato e un lungo piano-sequenza, sono riusciti a convincere critica e pubblico (sì, la canzone è un chiarissimo plagio di Every breath you take, ma chissene). Perché vi ho parlato dei Common Linnets? Perché quest’anno, dopo il trio di budellone dello scorso anno (finite vergognosamente undicesime), la scelta interna della tv olandese è ricaduta proprio sulla metà maschile dei Common Linnets, Waylon (annunciato a novembre), classe 1980 e giunto al successo in patria grazie a Holland got’s talent. Outlaw in ‘em è il pezzo in gara, un bel rock dalle venature country che potrebbe piazzarsi molto in alto. E lui è anche piuttosto convincente.
Si esibirà nella seconda semifinale, quella in cui l’Italia ha diritto di voto.

 

Malta

L’isola di Malta è un’altra presenza molto apprezzata all’Eurovision, spesso anche sovrastimata rispetto all’effettiva qualità delle canzoni proposte. Mistero della fede. Non ha mai vinto la competizione ma è arrivata due volte seconda (ha invece molto successo nella versione Junior del concorso, che si tiene a novembre e ha vinto anche diverse volte). Gli isolani, tuttavia, ci regalano ogni anno fior di 12 points, pertanto vi vogliamo bene anche se proponete schifezze, amici maltesi!
La schif, ehm, la proposta di quest’anno non si discosta troppo dallo spessore risibile delle entry maltesi degli ultimi anni, ma tant’è. Da un’isola con un pugno di abitanti e un tot di artisti che non vedono l’ora di calcare un palco che non sia quello del quartiere di casa propria non possiamo pretendere poi molto. Christabelle, ad esempio, la cantante di quest’anno, prova ogni anno a partecipare al MESC dal 2014, il che non è propriamente un record ma possiamo congratularci con la sua determinazione. “Taboo” è una proposta molto pop con uno staging un po’ confuso, e soprattutto non aiuta Christabelle a mettere in risalto le sue doti (?) vocali. Tra gli autori del pezzo c’è lo svedese G:son, l’autore di Euphoria (la canzone che ha vinto nel 2012 per intenderci), sempre richiestissimo in tutta Europa e ormai abituato a farsi pagare per distribuire scarti a destra e a manca.
Si esibirà nella seconda semifinale, quella in cui l’Italia ha diritto di voto.

 

Georgia

Undicesima partecipazione per la Georgia, una delle tre repubbliche del Caucaso unitesi al concorso solo lo scorso decennio. Fece scalpore la entry del 2009 di Stephane & 3G, dal titolo We don’t wanna put in, chiaro riferimento al leader russo Vladimir Putin. C’è da dire inoltre che quell’anno l’Eurovision si sarebbe tenuto proprio a Mosca grazie alla vittoria, l’anno precedente a Belgrado, di Dima Bilan. L’EBU, applicando la clausola del regolamento che mette il veto su canzoni dal contenuto politico, escluse il brano dalla manifestazione. Alla Georgia fu concesso di partecipare con un altro brano, ma la tv di Stato annunciò il ritiro.
A rappresentare la Georgia quest’anno sarà l’Ethno-Jazz Band Iriao, e, nomen omen, è un gruppo musicale che si occupa di musica etnica, folk con rimandi al jazz. Il pezzo si intitola “For you” ed è un canto polifonico ispirato alla musica krimanchuli, tipica georgiana.
Si esibirà nella seconda semifinale, quella in cui l’Italia ha diritto di voto.

 

Finlandia

Dal blocco scandinavo con furore, la Finlandia, nel corso degli anni, ha raccolto meno delle sorelle Svezia / Danimarca / Norvegia, vincendo solo una volta nel 2006 con i Lordi, un gruppo heavy metal che trionfò in Grecia e che ancora oggi rappresenta un unicum nella storia eurovisiva. Ben poche le qualificazioni in finale negli ultimi anni: alcune dovute invero alla sfortuna e allo strapotere delle sorelle scandinave. C’è un piccolo primato che la Finlandia vanta all’eurovision: nel 2015 a partecipare furono i Pertti Kurikan Nimipäivät, una band hard rock (genere molto popolare nel paese) composto interamente da ragazzi affetti dalla sindrome di down, con Aina mun pitää, brano che vanta la durata minore nella storia del concorso: solo 1 min e 25 secondi.
Lo scorso 7 novembre la tv YLE ha annunciato che a rappresentare al Finlandia sarebbe stata Saara Aalto, cantante pop trentenne che per anni si è divisa tra talent show e album di poco successo. Unica protagonista dell’UMK (Uuden Musiikin Kilpailu, ossia “Competizione della nuova musica”, il festival finlandese), la finale nazionale ha visto Saara Aalto unica concorrente con tre brani in lizza. A spuntarla è stata “Monsters”, brano di grande impatto vocale che ha tutte le chance di guadagnare la finale. Monsters vanta, tra gli autori, uno dei compositori di “Heroes” di Mans Zelmerlow, vincitore svedese del 2015.
Si esibirà nella prima semifinale.

 

Croazia

La Croazia partecipa dal 1993, successivamente allo smembramento della ex Jugoslavia nella quale confluiva precedentemente. A parte 2 quarti posti negli anni ‘90 non è una nazione che ha mai regalato grosse soddisfazioni. Dopo una serie di gravi insuccessi, si è ritirata nel 2014 e 2015 per una pausa di riflessione, e tornata nel 2016 ha centrato la finale con un brano imponente e d’atmosfera, Lighthouse di Nina Kralijc. Meglio di lei ha fatto lo scorso anno Jacques Houdek, il tenore oversize dalla voce bipolare che con “My friend” ha diviso il pubblico.
Il DRAMA di quest’annata eurovisiva è firmato Croazia. “Crazy”, il brano selezionato internamente per l’eurovision e cantato da Franka, è finito ultimamente al centro di un’assurda polemica nella quale si sono susseguite una serie di accuse di plagio ad opera di un cantante romeno, Guez, interprete di “Ceea ce iubim”, pezzo caricato su youtube due settimane prima del rilascio di Crazy e contenente la stessa base musicale del brano croato. Al centro della vicenda ci sarebbe l’autore Daniel Beatz, che avrebbe ceduto la base a Guez all’insaputa dei co-autori. Si paventerebbe quindi, per la Croazia, il rischio concreto di una sostituzione coatta del brano o addirittura di una squalifica, staremo a vedere (QUI per leggere tutta la polemica  ).
Ad ogni modo, si esibirà (vai a sapere se accadrà davvero) nella prima semifinale.

 

Austria

Après Conchita Wurst, le déluge. La nazione transalpina detiene due vittorie in carniere, nel 1966 (Udo Jurgens con Merci chérie) e nel 2014, quando la drag queen barbuta adorata da tutto il mondo lgbt, Conchita Wurst, trionfò con Rise like a phoenix. Due vittorie che probabilmente rimarranno tali ancora per molti anni, perché gli exploit austriaci in classifica sono sempre stati assai rari. Nel 2015, ossia nell’edizione realizzata in casa, insieme alla Germania l’Austria poté vantare un bel nul points. Sono soddisfazioni. È andata meglio negli anni successivi, con pezzi di discreto successo posizionati anche piuttosto bene in finale.
Abbonata alle selezioni interne, il 5 dicembre la ORF ha annunciato il cantante: Cesar Sampson, tocco di manzo di professione modello, oltreché cantante, già presente nel team bulgaro nelle ultime edizioni dell’Eurovision. Questo bonazzo dalle labbra carnose e il fisico scolpito canterà Nobody but you, un bel brano soul. Non vincerà, ma le chance di piacere in finale sono altissime.
Il brano gareggerà nella prima semifinale.

 

Estonia

C’è un po’ di Italia in Estonia anche quest’anno. Se l’anno scorso Koit Tome e Laura volevano portarci a Verona con Romeo e Giulietta, quest’anno Elina Nechayeva, bellissimo soprano lirico che ha fatto sfracelli in patria, canta “La forza”, un omaggio alla cultura operistica italiana che anche nel testo ricorda alcuni passi di opere molto famose di Puccini e Verdi. Il brano, quindi, sarà cantato interamente in italiano.
Forte del trionfo all’Eesti Laul, il Sanremo estone, che l’ha vista trionfare con una % di televoto senza precedenti in patria, la Nechayeva ha cominciato a scalare le classifiche degli scommettitori e oggi risulta tra le favorite alla vittoria finale. Sarebbe certamente uno smacco per noi italiani, che proprio con un brano a tinte liriche, Grande amore de Il volo, siamo stati bocciati dalle giurie nel 2015 classificandoci solo terzi.
“La forza” vanta comunque un arrangiamento molto moderno e una melodia di ampio respiro, di quelle che piacciono tanto agli spettatori a casa.
Godetevi l’esibizione al festival estone, e… abbassate il volume delle cuffiette!
L’Estonia gareggerà nella prima semifinale.

Albania

Gli amici albanesi, con il loro Festivali i Këngës (Festival della canzone) di dicembre, inaugurano la stagione delle selezioni nazionali: la loro scelta è sempre la prima della lunga serie di annunci che si susseguono da gennaio a marzo in tutta Europa. Paese amante delle grandi voci femminili (che spesso sfociano nelle urlatrici), ha raggiunto il suo massimo risultato (5° posto) con Suus, canzone del 2012 cantata da Rona Nishliu che, vestita come Grimilde la strega sul palco di Baku, dava sfoggio di una potenza vocale con pochi precedenti nella storia in un brano dai toni nichilisticamente drammatici (giudicate voi).
Quest’anno a vincere il Festivali è stato inaspettatamente un uomo (non accade quasi mai), Eugent Bushpepa con “Mall”, cantato in albanese: aria da uno scappato di casa, canzone energica e belle dinamiche sonore.
L’Albania è una nazione amica, ci regala sempre tantissimi punti preziosi (e quest’anno con Ermal Meta, di origine albanese, ne aspettiamo 24 senza neanche cercare di essere convincenti), quindi tanto sostegno a prescindere per mantenere i rapporti di buon vicinato.
Si esibirà nella prima semifinale.

 

A mercoledì prossimo con la terza parte: scopriremo insieme le meraviglie di Irlanda, Grecia, Azerbaijan, Norvegia, Romania, Lettonia e San Marino.

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Sono nato in Puglia, terra di ulivi e mare, e oggi mi divido tra la città Eterna e la città Unica che mi ha visto nascere. La scrittura per me è disciplina, bellezza e cultura, per questo nella vita revisiono testi e mi occupo di editing. Su BL Magazine coordino la linea editoriale e mi occupo di raccontare i diritti umani e i diritti lgbt+ nel mondo... e mi distraggo scrivendo di cultura e spettacolo!

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