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FREAKS OUT _ Uno sguardo freak sulle pagine della Storia (recensione)

- 12/11/2021
freaks out


FREAKS OUT (2021) è la conferma della cifra stilistica di Mainetti, uno dei registi più originali e coraggiosi del nostro cinema italiano, capace di guardare al grande cinema di intrattenimento made in USA.

Trama _ Roma, 1943. Matilde, Cencio, Fulvio e Mario sono nati diversi, dotati di poteri che li rendono straordinari. Guardati con curiosità, ma anche orrore, dai più trovano un mestiere e una casa nel circo di Israel, che nel tempo diventerà per loro come un padre. Per fuggire agli orrori del secondo conflitto mondiale, Israel progetta di partire con i suoi compagni verso l’America, ma improvvisamente sparisce, senza lasciare tracce. I quattro amici, spaesati e confusi decideranno chi di andare alla disperata ricerca di Israel e chi cercherà di essere assunto nel circo nazista del temibile Franz. Ma le insidie e le difficoltà saranno tante e Franz brama qualcosa di diabolico.

Dopo il grande successo ottenuto con LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT (2016). il regista Gabriele Mainetti torna a collaborare con lo sceneggiatore Nicola Guaglianone e dirige una favola dark che guarda al secondo conflitto mondiale, contaminandolo però con elementi magici ed esaltando le gesta di coloro che si ribellarono al corrosivo potere delle dittature imperanti in quel dato periodo storico.

Fin dai primi minuti che aprono il film sembra di trovarsi davanti a un prodotto che non ha nulla da invidiare ai grandi kolossal hollywoodiani. Sembra che Mainetti voglia proprio stupire, rapire la nostra attenzione e trascinarci in un viaggio nella storia con quel gusto, tipicamente tarantiniano, di voler tradire e sovvertire in un certo modo le sorti e le azioni – spesso sanguinose – che hanno macchiato le coscienze di potenti e uomini comuni.

Nella Roma del 1943 invasa dai nazisti seguiamo le storie di quattro outsider che i più considerano scherzi della natura, ma che hanno ognuno una propria sensibilità e proprie fragilità. Matilde illumina e infonde energia laddove le barbarie umane oscurano ogni sentimento; sotto il fitto pelo di Fulvio si nasconde una mente brillante e affamata di cultura; il cerone di Mario cela una disarmante ingenuità e così anche il dispettoso Cencio, capace di comunicare con gli insetti, è solo in cerca di amore e di essere riconosciuto.

Nella foto, da sinistra: Aurora Giovinazzo, Giancarlo Martini, Claudio Santamaria, Pietro Castellito; protagonisti di FREAKS OUT

Il cast è certamente il fiore all’occhiello di questa operazione stramba, ma vincente. Tutti gli attori primari e comprimari sono ben calati nelle rispettive parti. Claudio Santamaria, riesce a dare la giusta drammaticità e bestialità al suo Fulvio, modulando il tono della voce e lasciando trasparire dai suoi occhi (riconoscibili) le varie emozioni e trova in Pietro Castellito la giusta spalla per i migliori momenti comici. Giorgio Tirabassi nel ruolo di Israel alterna forza d’animo e paura (lui è un ebreo e quindi costantemente sotto il mirino delle follie naziste).

Altrettanto sorprendente è il folle Max Mazzotta nel ruolo de Il gobbo che è capo di un gruppo di partigiani, per certi versi simili (nell’aspetto e nella caratterizzazione) a dei pirati. Sono uomini, lui compreso, menomati e mutilati, feriti, scampati più volte alla morte e nonostante la loro disabilità mostrano un forza e abilità che li elevano a veri e proprio supereroi, ma prima di tutto umani.

Se Chloé Zhao è stata capace di dare spessore e tridimensionalità ai suoi dieci supereroi degli ETERNALS, questo non accade nella sceneggiatura di Guaglianone, così che molti personaggi – anche importanti – restino appena accennati nella loro psicologia o nella loro storia

Le vere sorprese, dove FREAKS OUT riesce a toccare vertici di grande impatto emotivo, sono la figura della giovane ragazza elettrica e del folle e visionario Franz.
La bella Aurora Giovinazzo ha il non facile compito di dare voce e colore a un personaggio che desidera fortemente di essere toccata, abbracciata, ma che ferisce chiunque entri a contatto con la sua pelle. Porta con se un terribile segreto del suo passato, una colpa insopportabile che la dilania e la illumina dall’interno del suo grande cuore.

E poi vi è lui, il villain di turno, a cui il regista Mainetti dedica molto spazio, quasi fosse lui pure protagonista. Dopotutto lui pure è un freak, uno nato con sei dita a cui viene negata la possibilità di servire la sua nazione sul campo di battaglia e che è capace di suonare divinamente il pianoforte.

Ma Franz ha un dono molto più importante per cui – come una moderna Cassandra – è destinato ad essere preso per folle: egli è capace di sognare/vedere/immaginare il futuro. Egli sa che i tedeschi non vinceranno il secondo conflitto mondiale. Egli sa che il loro leader si sparerà alla testa. Nelle sue visioni, in cui intravede anche le tecnologie future, scorge nella figura dei nostri quattro protagonisti, una possibilità per vincere la guerra.

Franz Rogowski, tragico villain di FREAKS OUT

La sua follia e la sua barbara crudeltà, il suo manipolare e usare gli altri per arrivare a coronare i suoi sogni di potere e di affermazione, così anche la sua figura via via più tragica e patetica, si confonde ed è riflesso distorto della stessa figura di Hitler. Straordinaria è la prova recitativa di un bravissimo Franz Rogowski che riesce a delineare uno dei personaggi più belli visti recentemente sul grande schermo.

E sempre a lui sono legate le trovate più geniali e folli di FREAKS OUT, capaci di contaminare ancora una volta il tessuto storico di elementi anacronisticamente discordanti: come la felpa Adidas indossata da Franz o i numeri coreografici dal gusto contemporaneo (vi è anche un esplicito richiamo al capolavoro di Chaplin e il suo IL GRANDE DITTATORE) fino alle performance al pianoforte dove Franz reinterpreta brani celebri del nostro presente (e quindi di un futuro non ancora conosciuto)

Se da una parte Mainetti riesce a incantare e inorridire e tenere alta la tensione narrativa nelle sue due ore e venti minuti di girato, che spazia tra Storia e Fantasia, in una meravigliosa armonia che abbraccia le più svariate emozioni dove a rivelarsi come veri mostri sono coloro che uccidono in nome di un’ideologia aberrante; spesso l’elemento ludico o sensazionalistico prende il sopravvento sulla solidità e la credibilità del racconto.
Ma questo è certamente un difetto trascurabile in un film che può essere considerato già un piccolo cult-

FREAKS OUT è simbolo di un cinema nuovo, orgogliosamente italiano, lontano anni luce dalle solite commediole o da certi film drammatici pregni di delitti storici che pesano sulla coscienza, che però sono sempre gli stessi. Questo è un cinema più grande dei sogni.

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Ossessionato dal trovare delle costanti nelle incostanze degli intenti di noi esseri umani, quando non mi trovo a contemplare le stelle, mi piace perdermi dentro a un film o a una canzone.

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