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MADRES PARALELAS _ della terra e delle madri e delle ossa (recensione)

- 02/11/2021
MADRES PARALELAS di Pedro Almodóvar


MADRES PARALELAS è l’ultima opera del regista Almodóvar. Un confronto a cuore aperto coi fantasmi della Storia perché gli orrori della dittatura franchista non siano dimenticati. Un film toccante e necessario.

TramaLa fotografa Janis Martinez Moreno e la giovane Ana Manso Ferreras si conoscono in ospedale, entrambe in attesa di mettere alla luce le loro bambine. Tempo dopo Janis scoprirà una verità sconcertante. Il caso vuole che dopo anni Janis e Ana si ritrovino e si scoprano amiche e confidenti al punto da vivere assieme. Ma certi segreti presto o tardi verranno alla luce, come quelle ossa di coloro che per troppo tempo hanno atteso una degna sepoltura.

Pedro Almodóvar, dopo l’ottimo DOLOR Y GLORIA (2019), sembrava aver fatto pace col suo passato e messo da parte quel desiderio di voler necessariamente provocare o sedurre i suoi spettatori. Non aveva forse più voglia di destare stupore o di affermare se stesso.
Col senno di poi – e dopo aver visto MADRES PARALELAS – si evince però qualcosa di più importante.
Quella sfacciataggine di certe sue sceneggiature e personaggi, quell’ostentata sessualità e quei corpi vestiti di solo desiderio e sangue non erano altro che uno schiaffo morale in faccia a quella Spagna degli anni ’80 ancora bigotta e conservatrice.

Ma il dialogo col (proprio) passato è un percorso che non può certo essere interrotto ed ecco quindi tornare, di pellicola in pellicola, di fotogramma in fotogramma, quell’immagine e quel sentimento e quello sguardo che è l’ennesima sfumatura di un proprio autoritratto ferito,ma glorioso o di un ritratto dedicato alla donna più importante della sua esistenza: sua madre.

MADRES PARALELAS – come si evince già dal titolo – ci porterà a conoscere il percorso e il dramma di due donne legate in maniera indissolubile per aver condiviso una delle esperienze tra le più importanti di una donna: la gravidanza e la nascita dei propri figli. Ma di riflesso guarda con grazia e garbo, senza voler necessariamente condannare, quelle donne che scelgono di non essere madri o che non sanno adempiere al loro compito.

Dopotutto essere madre può essere tanto una scelta, quanto un’imposizione o un incidente di percorso. Semplicemente, anche laddove possa (o non possa) nascere un istinto materno, a determinarne il valore saranno poi quelle scelte che dal momento del parto in poi saranno fatte per il bene di quel bambino. Madri ci si diventa e ci reinventa, più e più volte.

Nella foto: Milena Smith e Penéloper Cruz in una scena tratta da MADRES PARALELAS di Pedro Almodóvar

È quello che accade a Janis che è madre tre volte, per la sua bambina, per la bambina che non ha conosciuto mai e per quella giovane madre che ha ancora tanto da imparare della vita e del passato e del perdono e della sacralità della memoria.

Penélope Cruz è qui meravigliosamente assorta tra i fantasmi di un passato che necessita di essere dissotterrato e le colpe e le aspettative che gravano crudeli su di un presente e un futuro che è stato già scritto da un errore umano, a cui lei non può porre rimedio, se non accettarlo e elaborarlo per non perdere la ragione. La sua interpretazione è matura, precisa, mai esasperata o pietosamente drammatica, seppure altrettanto straziante. Mette (invano) da parte una sessualità che è parte del suo DNA, ma ci conquista con l’amorevole sguardo di una madre come tante.

Splendida presenza è anche la giovane Milena Smith, ancora acerba, ma capace di passare dall’ innocenza alla freddezza più totale. Un ruolo non certo facile il suo per un personaggio ricco di sfumature e di possibilità che Almodóvar guarda e insegue con amore e rispetto.

Se il centro del film pare essere questo intreccio di destini e di sguardi complici tra due generazioni, tra due donne, tra due madri e amanti, che imparano a sentirsi e rispettarsi per poi ferirsi e non riconoscersi; se la trama segue le direzioni della passione e del dramma tipicamente almodóvariano; è opportuno prestare attenzione a un dialogo che apre il film, giacché quel tema è in verità il vero cuore che torna a battere prepotentemente nella parte finale del film.

Perché di fatto MADRES PARALELAS si posa sulle ferite e sulle lacrime di un’altra madre, la Spagna, e dei suoi figli che ancora oggi aspettano di essere ritrovati.

All’inizio del film Janis è decisa a far sì che che vengano riesumati i resti umani sepolti in una fossa comune oltre mezzo secolo prima, vicenda questa legata al passato della sua famiglia. Questo argomento pare essere buttato lì, giacché poi il film segue le passioni delle due madri. Tuttavia, una volta che il rapporto tra le due donne cambia direzione, ecco che Almodóvar ci riporta a quella fossa comune e al passato di Janis.

Nel 2021 Penélope Cruz per il suo ruolo in MADRES PARALELAS vince la Coppa Volpi alla Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia

In verità, per tutta la durata del suo film, il regista spagnolo getta indizi qua e là, quasi fossero molliche di pane perché poi si possa tornare alle origini, al punto di partenza e quindi a casa.

Se in passato Almodóvar aveva preferito vestire le sue trans e i suoi oggetti del desiderio di una sessualità esplicita, ma fortemente politica, simbolo di una nuova Spagna post- franchista disinibita e libera; in MADRES PARALELAS preferisce tornare a quel passato prima del 1975 e offrire una testimonianza altrettanto esplicita degli orrori che hanno macchiato il suo paese. Qui (sulla chiusura del film) i corpi sono vestiti, ma sdraiati in una fossa comune, e sono altrettanto oltraggiosi e provocatori, perché sono posti lì in memoria di quelle ossa che per troppo tempo hanno atteso di essere ritrovate e quindi tornare a quelle famiglie che le hanno piante per decenni.

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Ossessionato dal trovare delle costanti nelle incostanze degli intenti di noi esseri umani, quando non mi trovo a contemplare le stelle, mi piace perdermi dentro a un film o a una canzone.

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