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SOFI TUKKER – Tra celebri mele e videogames, arriva TREEHOUSE

- 26/04/2018


La leggenda narra di un ragazzo newyorkese che sognava di sfondare nel basket ed era a un passo dal giocare nel NBA quando ha dovuto fare i conti con la malattia. Questo lo ha costretto a stare a casa e a letto per tanto, troppo tempo tanto da dover mollare anche gli studi.
Così Tucker Halpern ha deciso di sfruttare quel tempo componendo musica col suo pc. Lui – non si definisce un musicista – ha messo insieme tutto ciò che gli piaceva del panorama musicale dance e house, costruendo tracce semplici ma orecchiabili.

Poi è arrivato l’incontro casuale con una sua compagna di college.
Lui era stato chiamato a curare il dj set di un evento all’interno di una galleria d’arte mentre Sophie Hawley-Weld cantava alla stessa mostra.
Tucker rimase subito colpito dalla voce della ragazza benché trovasse tremendamente noioso il genere musicale da lei scelto, la bossa nova.
Siamo a cavallo tra il 2015 e il 2016 quando nacque una collaborazione e una contaminazione di generi che di lì a breve avrebbe cambiato per sempre il corso di questi due giovani ragazzi.

Nel 2016 la grande potenza della Apple scelse il loro singolo “Drinkee” come colonna sonora per il lancio del Apple Watch e niente fu più come prima.
La loro musica nel giro di pochi mesi ha fatto il giro del mondo e il loro primo EP – SOFT ANIMALS – ha conquistato grandi consensi sopratutto in Australia e in Italia.

L’anno successivo, nel 2017, il trascinante singolo “Johny” viene inserito nella colonna sonora del videogioco FIFA 17.
E sempre la Apple sceglie di utilizzare il singolo “Best Friend” per la promozione dell’Iphone X , brano che verrà inserito anche in FIFA 18.

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=4Vx7MTU-UVE]

Esce quindi nel 2018 il loro primo album, TREEHOUSE.
Composto da 10 tracce, conferma il talento di questo giovane duo di artisti.
Il loro nome SOFI TUKKER altro non è che un gioco di parole dei due nomi Sophie e Tucker.
Oltre all’ormai celebre “Best Friend” che ha lanciato l’intero progetto e che è un inno alla loro amicizia, colpisce dritto nel segno il brano che fa da apri pista, “F**k They” , canzone dove spicca da subito la voce di Sophie e che è uno schiaffo in faccia a tutte quelle persone le cui energie negative possono frenarci o farci desistere dall’essere noi stessi.

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=cYeFSbKOTOg]

Segue la veloce “Energia” che è un eco e un richiamo alla celebre “Drinkee” per la struttura, cantata in portoghese. Ed è il portoghese e gli elementi tipici della Bossa Nova che contaminano tutto l’album, dando un’impronta non necessariamente originale ma identificativa del far musica di questo magido duo, come ad esempio nella traccia 8, “Dare”. Tra bonghi e note di chitarre, si fanno strada nelle orecchie e nel corpo di chi ascolta basi accativanti sebbene semplici nella loro composizione.
Ma è proprio questo forse l’elemento vincente della musica dei Sofi Tukker: la semplicità.
L’house vecchia scuola e la dance tipica degli anni ‘90 , in generale, si impongono senza grandi rimaneggi, nelle sue note e nei suoi suoni essenziali, così da accogliere il parere positivo generale, anche da chi non necessariamente ama questo genere musicale.

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=gDoZz4ET3nw]

Basti ascoltare l’ipnotica “Johny” per farsi un’idea del potere evocativo della loro musica e delle atmosfere sensuali che nascono dal cantare di Sophie, confermate anche dalla ballata “Benadryl”.
Ma è impossibile stare seduti nell’ascoltare questo disco quando veniamo sorpresi da tracce come “Good Time Girl” che vede la collaborazione di Charlie Barker e che soffre di contaminazioni di stili vicini alla Chill House; o la potente “My Body Hurts” che è tra i miei brani preferiti e che è puro ritmo in crescendo.

Un album che merita più di un ascolto per gli amanti del genere e per i nostalgici della dance essenziale – quella che martella più nel petto che nelle orecchie – e che chiede soltanto di essere ballata, senza fine, nel buio di una discoteca o della propria camera.

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Ossessionato dal trovare delle costanti nelle incostanze degli intenti di noi esseri umani, quando non mi trovo a contemplare le stelle, mi piace perdermi dentro a un film o a una canzone.

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