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“Eroine” di Marina Pierri (Tlon), come le serie tv ci rendono spettatori più consapevoli (recensione)

- 03/11/2020
marina pierri eroine recensione


Premessa doverosa: parlare di femminismo, per un uomo, non è mai semplice.

Il rischio è quello di indugiare nel male gaze, lo sguardo maschile che vizia una prospettiva di comodo fallocentrica, anche se questo sguardo parte dagli occhi di un uomo gay, e di arrangiare una narrazione dei diritti delle donne in ogni caso strumentale ad un proprio obiettivo inconscio.

Pertanto mi ritrovo qui, oggi, in punta di piedi, a parlare di un “libro femminista” che mi si è rivelato pagina dopo pagina in tutta la sua generosa intersezionalità e che ho assunto a vademecum futuro per le occasioni in cui (spero) mi ritroverò a scrivere di una delle mie passioni: le serie tv.

La recensione che leggerete, pertanto, sarà funzionale al mio ruolo da lettore/spettatore e sostenitore accanito delle istanze femminili, ma non per questo poco appassionata.

L’invisibilizzazione che annienta

Eroine” (Tlon) è l’ultima fatica di Marina Pierri, giornalista televisiva che vanta tra le sue collaborazioni anche il Corriere della Sera. Il sottotitolo “Come i personaggi delle serie tv possono aiutarci a fiorire” mette subito al centro il topic primario del volume, che è il mondo femminile e la sua rappresentazione nei rivoli di storie che trovano spazio nella serialità televisiva.

Marina Pierri critica televisiva
Marina Pierri (courtesy Ufficio Stampa Tlon)

La rappresentazione nel mondo della finzione significa esistenza sociale; l’assenza implica annientamento simbolico“: lo dice George Gerbner, ripreso da Marina Pierri nelle prime pagine di Eroine, sottolineando la grande opportunità che hanno i prodotti seriali, grazie alle loro narrazioni di ampio respiro, di dare finalmente spazio ad una raffigurazione della realtà diversa dal “muro di gomma” dell’unica storia bianca, maschile ed eteronormativa che ha colonizzato il piccolo schermo per svariati decenni. Un contributo che devia il rassicurante corso di storie nate da uno “sguardo maschile” per tranquillizzare una società spettatrice quiescente, dominata dal patriarcato, e che oggi diventa sempre più prezioso se pensiamo al meraviglioso arcobaleno di umanità, multisessuale, multietnica, multiforme, non più invisibile allo spettatore medio, cis, bianco ed eterosessuale. Colui che magari fino a quel momento si è sentito coinvolto nelle storie di eroi e antieroi che hanno glamourizzato la mascolinità tossica e creato fans e bad fans a propria immagine e somiglianza.

È nelle serie tv che, secondo Marina Perri, si annida il germoglio di una prossima fioritura, anche in virtù di una fruizione del prodotto unica e irripetibile: le persone partecipano al proprio intrattenimento in maniera interattiva, lo spettatore diventa crossmediale, elemento partecipativo dello show a cui può assistere tanto sul divano di casa quanto in ogni altro luogo, esplorando il mondo narrativo in lungo e in largo, scandagliandone ogni aspetto.

MJ rodriguez pose
MJ Rodriguez è Blanca Evangelista in Pose CR: JoJo Whilden/FX
Blanca Evangelista è una delle protagoniste citate in “Eroine” come donna transgender e latina.

Il “viaggio dell’eroina”

Il cuore di “Eroine”, però, è appunto la descrizione del viaggio dell’eroina nei suoi dodici archetipi: un viaggio ben diverso da quello maschile tipizzato da Joseph Campbell e Cristopher Vogler per evidenziare le tappe comuni dell’evoluzione del personaggio-eroe.

Se l’eroe tende ad ascendere: l’eroina discende per poi ascendere. Per ogni archetipo la Pierri seleziona un personaggio guida (che mostra le sue doti fertili e orientate alla crescita) e un personaggio ombra (che incarna aspetti nascosti e spesso fallaci, deleteri). Il divertente meccanismo di riconoscimento che scatta quando ci si imbatte in alcune delle proprie eroine preferite (ce ne sono 22 in tutto) fa sì che questo libro ci faccia sentire compresi e coccolati come spettatori-partecipanti, magari scoprendo (o riscoprendo) aspetti delle nostre serie tv che non avevamo considerato o magari tralasciato tra una sessione e l’altra di binge-watching. E leggendo le storie di chi ancora non conosciamo ci verrà voglia di mettere in coda future visioni (e come non farlo, soprattutto in questo periodo storico?).

Nello scandire le tappe del viaggio, la Pierri si serve della pratica del passing the mic, citando direttamente i contributi di critici e sociologi statunitensi per consentire ai lettori (e agli spettatori) di assistere ad un dibattito plurale e “non appropriante”.

Alla fine del libro, dopo aver attraversato le irte montagne e i profondi abissi del nostro inconscio, ci si sente spettatori e spettatrici più consapevoli: non è più l’identificazione che ci interessa, quanto la scoperta e l’ascolto. Riconoscere il bisogno di autodeterminazione altrui aiuta a comprendere anche il nostro, magari sepolto sotto qualche discesa troppo dolorosa.

Come spettatori-partecipanti, qualunque sia il nostro punto di partenza, il nostro genere, il nostro orientamento sessuale, nel viaggio dell’eroina ci ritroveremo a percepire suggestioni provenienti da mondi a noi sconosciuti: non più invisibili, non più soli, liberi dai pregiudizi e orientati ad una sana propensione all’ascolto, anche di noi stessi.

«La possibilità di essere madri o non madri, innamorate o non innamorate, grasse o magre, stronze o adorabili, arrabbiate o strafottenti, abili o non abili, queer o eterosessuali, donne o non donne. Ogni volta che ci costringiamo a essere quel che non siamo tradiamo il Viaggio, perché il Viaggio siamo noi»
Marina Pierri

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Sono nato in Puglia, terra di ulivi e mare, e oggi mi divido tra la città Eterna e la città Unica che mi ha visto nascere. La scrittura per me è disciplina, bellezza e cultura, per questo nella vita revisiono testi e mi occupo di editing. Su BL Magazine coordino la linea editoriale e mi occupo di raccontare i diritti umani e i diritti lgbt+ nel mondo... e mi distraggo scrivendo di cultura e spettacolo!

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