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La rivincita della Bionda: intervista a ROMINA FALCONI.


Irriverente. Seducente. Sempre sopra le righe con un tocco glamur.

Questa è Romina Falconi.

L’abbiamo incontrata nella splendida cornice settecentesca di Villa Tittoni a pochi chilometri da Milano.

È in giro in Italia con il Suo “Centro d’Ascolto Reparto Biondologia”. Vi invitiamo caldamente a partecipare alle sue “sedute” terapeutiche.

Le date di Romina Falconi

Abbiamo deciso di non censurare nulla in questa incredibile ed imperdibile intervista fiume rilasciata a BL Magazine.

Romina, la mia prima domanda per te è su questa hit estiva inaspettata e godibilissima che abbiamo ballato tutti quanti in redazione. Raccotaci un po’ la storia di questa lieson con Taffo.

È incredibile la vita, a volte, che giri assurdi che fa. Io tempo fa, parliamo di due o tre anni orsono, avevo letto di questa inchiesta che parlava di persone in punto di morte a si chiedeva “Cosa ti rimproveri?”. E loro rispondevano “Il fatto di aver vissuto come era giusto per gli altri, non per me”. Questa cosa mi è rimasta impressa. Per esempio si rimproveravano di non essere riusciti a dire un “ti amo” per vigliacchieria o pensando di avere comunque tantissimo tempo a disposizione. Questa cosa mi è rimasta talmente impressa che mi sono ripromessa di fare un inno alla vita. Che, detta così, può sembrare presuntuoso, come se si avesse la pretesa di insegnare qualcosa agli altri.

E invece, questa estate, quelli di Taffo hanno ascoltato alcuni miei brani. In particolare Riccardo Pirrone mi ha contattato chiedendomi se mi andava di scrivere un pezzo. E lì mi sono detta “Perfetto! Con chi potrei fare un inno alla vita se non con chi ha a che fare tutti i giorni con la morte?”. Ne è uscito un pezzo spaziale!

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Lo è stato! E invece adesso che è passato un po’ di tempo da Biondologia, Romina cosa è diventata? Come ti senti adesso? Io il tuo nuovo album l’ho vissuto come un esorcismo a Romina stessa. Si sente la tua crescita artistica e non solo. Almeno, la sensazione che ho avuto è questa, un cambiamento che ha seguito il tuo stile.

Si. In reltà ci sono stati due fattori scatenti. Il primo è voler fare qualcosa che mi piace, cioè musica. Anche se, per tutto il tempo della scrittura, ho pensato che fosse l’ultima cosa che facevo. Non tanto come un addio alle scene, ma più come una sorta di automoderazione. Possiamo dire per non strafare, semplicemente raccontare vari percorsi dentro un unico disco, quindi un’esperienza che si esaurisse con quel disco. Un modo per tirare fuori tutto, anche il peggio di me, oltre che le mie fragilità. Che in realtà vengono fuori lontano dal palco, dove, invece, mi sento forte. Ho scritto senza pensare al domani, senza considerare la precarietà del nostro lavoro.

Tempo fa ho letto il tuo post in cui c’era questa foto con un vestito rosso fantastico. È tu hai scritto “Voglio vestirmi così. Perchè c’ho messo troppo tempo ad accettarmi”.

Si, ad accettarmi. Perchè vengo da una realtà poverissima, in cui non ci si può permettere certe cose, perchè bisognava mangiare prima. E io soffrivo molto, perchè sognavo di essere femminile e non potevo permettermelo. Quindi oggi mi ritrovo sul palco e vuoi che non mi presenti come la “Madonna del petrolio”? Che se cerchi su Google viene fuori una Madonna vistosissima. La vita è una e sono stanca di proccuparmi di cosa possano pensare gli altri di me. Sono stata soccombente in questo senso per molto tempo. E qui viene fuori il fattore due. Perchè oggi nel mondo pop ti dicono che devi fare la rgazza della porta accanto, avvolta nel buonismo, al contrario degli anno ’80. Avere una dgnità indotta, quindi subire facendo i superiori. Mi hai messo le corna? Non importa, ti perdono, vado avanti, sopravviverò. Superiori un cazzo! Io ti perdono un cazzo! Mi hai tradito, ti dico di tutto e di più. Quindi , senza petese di insegnare qualcosa, ho abusato di espressioni forti. Perchè tutti sono bravi a dire, quando c’è un problema: “ passerà”. Ma il punto è passare la nottata senza diventare polvere, cristallizzarsi. Io mi sono sentita sola molto tempo e volevo che chi ascoltasse il disco non si sentisse così. E quindi volevo che il disco fosse una serie di piccole sedute di psicanalisi con un paziente tipo, che è figo perchè non è uno che vuole avere ragione ma vuole guarire.

A me piace ascoltare musica e leggere libri. E spesso mi capita di associare delle canzoni a delle letture. E mi è venuto di associare Biondologia ad Ave Mary di Michela Murgia che parla di femminismo e di come deve essere una donna oggi. Non come dovrebbe essere secondo la società. Nel tuo disco ho percepito una Donna con la D maiuscola.

Grazie! Non so neanche se sono degna. Secondo me ogniuno deve essere in armonia con quello che ama fare. Altrimenti si diventa rancorosi, si pretende di dire agli altri come vivere. Persone che non si sono concentrate sulla loro vita. E poi si ritrovano che, alla fine, il tempo vince su tutto. Quindi meglio vivere, dire quel “ti amo”. Se siamo in pace con noi stessi non ci viene in mente di rompere i coglioni agli altri, di digli come devono vivere. Queste persone hanno dovuto reprime tantissime cose di loro. Il problema di questi tempi è che oggi con i social puoi mandare un messaggio dall’altra parte del mondo, cosa che prima facevi solo con un botto di soldi. Ma purtroppo esaltano sempre il giusto, il bello, l’impeccabile. Le persone sui social non cadono mai. E non mi preoccupo tanto per la nostra generazione quanto per quelle nuove che sui social hanno il loro beniamino che non cade mai. Non ha mai giornate storte ed è sempre perfetto. E l’adolescete che si sveglia col sedere girato guarda il suo beniamino e si sente un pirla. Bisogna sdoganare le nostre fragilità e la capacità del dolore di farci diventare quello che saremo, di forgiarci. Le lezioni più importanti sono quelle che non vogliamo ricevere, ma sono fondamentali. E parlando delle donne, purtroppo non siamo andate molto in là. Non siamo tanto diverse dal mondo lgbt. Cioè, dopo tante lotte, non siamo ancora a una parità di diritti. Secondo me, femminista o no, l’individuo sano è quello che ha dei genitori e dei riferimenti che siano sani, con stessi diritti, con un lavoro che non sia un macigno per loro. E non ci siamo ancora. Si giustifica ancora uno stupro, se non un omicidio, per come una donna si veste, o per aver detto un no ad un uomo. E io a questi che pensano di giustificare, anche sui giorniali, chiederei: “Ma se fosse tua figlia? Se fosse una tua amica? Staresti davvero a preoccuparti di quanto era lunga la gonna?”. Una persona che vuole possedere qualcuno che non ricambia ha oggettivamente dei problemi e deve farsi vedere.

La tua durezza dimostra quanto tu sia cresciuta e quello che sei diventata. Si sente un equilibrio artistico notevole. E colgo anche la tua lungimiranza da cittadina. E, a questo punto, ti chiedo, dall’ossigeno del biondo che hai in testa, quale sarà la tua futura evoluzione?

Ti ringrazio tantissimo per questa domanda. Me lo sono chiesto tante volte perchè quando è uscito Biondologia è stato come se avessi chiuso un capitolo. Avevo tirato fuori quello che avevo in testa. Io vengo da una realtà in cui sono un misto tra Betty Boop e Sora Lella. Dentro sono un muratore. Allo stesso modo mi piace giocare sul palco con la femminilità. Ogniuno di noi è un mondo dentro un mondo, tipo Inception. E sono sacri tutti quei mondi. Per fortuna certe cose dure che ho detto, certe frasi che ho usato, sono state capite come una condivisione di un vissuto difficile da esternare per non sentirsi soli. Il mio modo crudo e cattivo di scrivere alla fine ha pagato. E, in più, ho capito ce non si può sfuggire da se stessi. Io sono la ragazza di borgata, di Torpignattara, che non aveva niente e si è data da fare. Ogniuno deve rispettare le sue radici ed evolversi il più possibile. L’importante è non sentirsi mai soli. Adesso ripartirà il centro d’ascolto dei cuori ed io sono pronta a rispondere tutti i giorni alle persone che mi scrivono. Si deve sdoganare la normalità di non sentirsi normale, e che questa normalità è un punto di forza supremo. Una volta i discografici mi dicevano che non ero Indy perchè mi piaceva il Pop, che non ero Pop perchè le mie colleghe certe cose non le dicevano. Non sapevano dove collocarmi, come maneggiarmi. E io mi chiedevo: “ Ma che cazzo ho fatto di male? Voglio solo mandare dei messaggi!”. E mi davano della pazza perchè volevo cantare “Cadono saponette” o “Latte più”, oppure il capitolo sulla sindrome dell’abbandono, l’essere un’amante, e quindi seconda, e di soccombere ai fantasmi del passato. Una serie di cose che secondo me è importante capire. E capire di avere dei limiti. Rinascere da quei limiti a qualsiasi età. E insisto nel dire che se tutti vanno da una parte voi andate dall’altra se serve, ma decidete voi del vostro destino. Perchè se non ci pensate voi non ci pensa nessuno. Bisogna avere due coglioni così. La storia d’amore più grande dobbiamo averla con noi stessi. Se noi impariamo a proteggerci e a capire cosa vogliamo fino in fondo possiamo già dirci felici. È meglio cadere mille volte ma inseguire quello che abbiamo in testa.

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Di origine Abruzzese, ma ramingo come un nomade. Di molteplici interessi ogni sabato su Bl Magazine con la rubrica BL LIBRI.

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