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PREMIO JOHN FANTE 2018 “Via dall’Aspromonte” di Pietro Criaco (Rubbettino) -Romanzo Finalista-


 

 

Romanzo Finalista al PREMIO JOHN FANTE.

 

Lo abbiamo letto per voi in anteprima!

Ho finito di leggere questo libro in volo, tornando da Londra. In totale antitesi con la trama del libro. E più che un romanzo è una riflessione a tutto tondo sulla realtà italiana e sulle sue “moleste attitudini alla fuga” dalla Madre Patria.

Pietro Criaco è al suo esordio letterario. E’ un regista calabrese trapiantato in Piemonte da anni.

Con il suo romanzo ci descrive appassionatamente uno scorcio della Provincia nella Provincia, uno degli ultimi luoghi dove vorresti abitare, alle pendici di un monte che guarda sornione il vasto mare e gli abitanti di Africo negli anni sessanta.

La trama

Andrea è un bambino che vive ad Africo che racconta in prima persona la sua realtà, il suo quotidiano.

Ad Africo non c’è l’acqua.

Ad Africo non c’è l’elettricità.

Ad Africo non c’è un dottore per potersi curare.

Ad Africo non ci sono strade comode e vie di comunicazione con i paesi del circondario.

Proprio da quest’ultima mancanza che nasce il “sogno paesano” di costruire un ponte per collegarsi con i paesi vicini ed il mare. A capo di questa Utopica speranza c’è il papà di Andrea ed altri uomini dell’Aspromonte che si stringono idealmente a questa idea di modernità, cambiamento e volontà di aprirsi al mondo.

“Tutto girava intorno a mio padre ed io ero la luce dei suoi occhi. Lo capivo dal suo sguardo, dai suoi atteggiamenti.Erano i giorni della vita e del sole, della luce e dell’aria.Tutto brillava intorno a me che vivevo di piccole cose, di granelli, di pulviscoli quasi invisibili. Tutto era per me come una festa. E poi c’era la fiducia di mio padre, il collante perfetto per superare tutti gli ostacoli. Era come volteggiare nell’aria con le farfalle di maggio. C’erano i canti delle donne, i discorsi con Andrea lo spaccapietre e la nostra, prima e unica strada da completare. E alla fine, sopra tutto questo, c’era mio padre che troneggiava come un gran condottiero, che lottava per la libertà del suo popolo”

Ma ad Africo, ahimè, c’è Don Totò. Quest’ultimo con tutte le sue forze cerca di neutralizzare l’idea , il progetto del ponte e la spina dorsale degli abitanti di Africo. A dar man forte a Don Totò c’è il Sindaco che osteggerà in malo modo il tutto.

La recensione

Questo libro va letto con calma rettiliana, come le tartarughe delle Galapagos osservate da Darwin che sono ancora lì indisturbate a rincorrersi giocosamente. Non è assolutamente scontato ed è necessario comprendere alcune cose della realtà sud calabrese e della Locride. Nonostante la vicinanza al mare è un racconto montano, dell’interno dei confini isolati di una provincia isolata, in una regione isolata. La narrazione, talvolta, sfuggente, fa sì che con gli occhi di un bimbo si vedano le dinamiche fallimentari di adulti che cercano in qualche modo di sopravvivere, di cambiare e di portare la modernità alle nuove generazioni. Si viene assorbiti da da questa vicenda del ponte, dell’utopia, del sogno del popolo. Ma ci si rende conto subito delle criticità e delle dinamiche maligne che l’Advocacy Calabrese ha ormai da decenni. Soprusi e corruzione ed una buona dose di ignoranza popolare che fanno da freno a mano alle genti che vivono in una delle perle del Mediterraneo: la Calabria.

 

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Di origine Abruzzese, ma ramingo come un nomade. Di molteplici interessi ogni sabato su Bl Magazine con la rubrica BL LIBRI.

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