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LETTERA A CHI NON C’ERA di Franco Arminio (Bompiani) | Recensione


Questa settimana abbiamo il piacere di recensire un libro atipico, forse un capolavoro, forse il migliore mai scritto dall’autore Irpino. Un libro utile, nutriente ma “un cazzotto allo stomaco” per tutti quelli che hanno vissuto sulla propria pelle l’esperienza del terremoto o di disastri ambientali. “Lettera a chi non c’era” di Franco Arminio edito da Bombiani è la scelta di BL Libri di questa settimana.

SINOSSI

C’è Mario, che aspettava di mangiare la pizza di granturco con la figlia in braccio quando la terra ha iniziato a tremare: ha perso tutto, vive da anni in un container. Ci sono due ragazzi che si baciano in una macchina, il terremoto li coglie in quel momento di dolcezza. C’è Benedetto Croce, che riprende i sensi a notte fonda e si trova coperto dalle macerie fino al collo, e c’è Gaetano Salvemini, che sopravvive alla moglie, ai figli e a una sorella perché si aggrappa all’unica parete che non crolla. Il terremoto del 1980 in Irpinia, che travolse una terra già segnata dall’emigrazione, e la ricostruzione, che produsse tanti guasti ma non ha portato via la grazia antica di quei luoghi. Gli altri terremoti italiani, da quelli di Messina e Avezzano ai più recenti dell’Emilia, de L’Aquila e delle Marche. E in mezzo tante disgrazie collettive, imprevedibili o dovute all’incuria umana: Franco Arminio parte dai suoi luoghi e allarga lo sguardo per rievocarle a una a una, scavando tra le macerie con l’indignazione delle sue prose civili e la dolente tenerezza dei suoi versi. Questo libro è al tempo stesso un inedito catalogo delle nostre fragilità, di tutte le volte in cui la Terra ci ha ricordato che siamo piccoli quanto formiche sul suo grande dorso, e un appello rivolto a chi viaggia distratto attraverso le persone e le cose, perché “quello che è accaduto non è frutto del caso o di una congiura, […] non riguarda solo chi è morto o i suoi familiari, riguarda noi e i nostri figli, riguarda soprattutto chi non c’era.” Arminio chiede con ardore alla letteratura di farsi testimonianza, ci ricorda che l’ascolto e l’attenzione alle parole sono il primo passo per ricostruire la speranza.

RECENSIONE

Non credo sia semplice incasellare quest’opera in una mera catalogazione. E’ un romanzo, un docu-libro, un saggio, un diario e una raccolta di poesie. Franco Arminio, a mio modestissimo avviso, ha scritto una “capsula temporale” sublimando le emozioni utilizzando parole e storie. Una vivida fotografia dell’Italia periferica in balia della natura, delle terre mosse. Arminio ripercorre da dentro quasi cento anni di tragedie italiane cercando il filo rosso che accomuna anime e territori. Pubblicare un libro è un gesto politico: Arminio ha creato un vero e proprio manifesto capace di risvegliare le coscienze e creare consapevolezza. Dalle testimonianze vive dei sopravvissuti, scritte in maniera asciutta e vivida, si passa ai taglienti versi: brevi e affilati che centrano come frecce infuocate il lettore.

Sembrerà strano dirlo in una recensione, ma sento di essere cambiato. Questo libro ha spostato la mia visione delle cose. Senza ombra di dubbio “Lettera a chi non c’era” è un capolavoro sotto ogni punto di vista. Arminio ha lavorato magistralmente con la lingua italiana “scegliendo con cura le parole da non dire”: i suoni delle sillabe vibrano in bocca come scosse telluriche. La quantità di informazioni emozionali ,che spaziano dal terremoto dell’Irpinia al Vajont, passando per L’Aquila e il Baselice, sono un tassello fondamentale per capire quel delicatissimo rapporto tra Esseri Umani e Natura. Mai come ora leggere questo libro è utile per comprendere che , in meno di tre secondi, quello che crediamo sia il padrone del Mondo deve piegarsi alle leggi fisiche del Mondo stesso.

Imprescindibile!

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Di origine Abruzzese, ma ramingo come un nomade. Di molteplici interessi ogni sabato su Bl Magazine con la rubrica BL LIBRI.

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