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Liliana Segre: la vita di una sopravvissuta ad Auschwitz

- 28/01/2020


Liliana Segre, donna italiana di origine ebraica, è sopravvissuta in giovane età all’indimenticabile brutalità dell’Olocausto, ed è oggi una testimone, che educa le persone al ricordo e combatte contro la politica dell’antisemitismo e dell’odio. È stata tanto forte la sua testimonianza negli ultimi anni, quanto è il peso storico del suo passato,che, il 19 gennaio 2018, è stata nominata senatrice a vita dal PdR Sergio Mattarella,‘ per aver illustrato la patria con altissimi meriti nel campo sociale’. 

Come lei stessa afferma: “Quel che conta per me è far passare un messaggio di amore, di forza, di speranza. E’ questa la mia missione.

Sergio Mattarella nomina Liliana Segre Senatrice a Vita.

Liliana nasce nel 1930, a Milano, la sua famiglia è composta da ebrei laici, motivo per cui vivrà la sua infanzia senza sapere cosa voglia dire effettivamente essere ebrei, finché, nel 1938, la serenità della sua casa non sarà infranta dall’avvento delle leggi razziali. Da quel momento, Liliana è costretta a ritenere ‘normali’ tante proibizioni quotidiane a cui gli ebrei furono sottoposti, che andarono via via aumentando fino a che non le fu proibito di frequentare la scuola. Quando il clima politico si fece troppo teso, suo padre Alberto decise, come molti altri, di tentare la fuga prima che fosse troppo tardi. Purtroppo il tentativo fallì, così che Liliana e suo padre furono arrestati senza aver commesso alcun reato, ma con la sola colpa di essere ebrei.

La Famiglia Segre in uno scatto prima della Guerra.

A partire dall’anno 1943, furono trasferiti di prigione in prigione, finché il 30 gennaio 1944 furono caricati come ​‘stunck’ (pezzi) su un carro bestiame, direzione Auschwitz. Il padre Alberto morì, sopravvivendo tre mesi ad Auschwitz, mentre Liliana, sola, riuscì a sopravvivere, affrontando inoltre la Marcia della morte che condusse le prigioniere rimaste da Birkenau, fino in Germania. Una volta tornata in Italia, nella sua città, Liliana ha atteso più di 30 anni prima di ripercorrere il suo passato per riscoprire e condividere la bambina ebrea che si nascondeva tra le pagine della sua vita. Cominciò infatti a testimoniare il suo vissuto, parlando di fronte a platee di studenti, studiosi e professori, soltanto nel 1990, avendo, sino a quel momento, scelto di tacere. Ma come lei stessa scrive, in uno dei libri, in cui racconta la sua storia, intitolato ‘La memoria rende liberi’:

“Del resto,nonostante il mio silenzio,il numero che ho sul braccio non ha mai smesso di parlare al posto mio”.

Da questa citazione emerge quanto sia vicino, per Liliana, il ricordo della Shoah. Leggendo la sua storia mi sono chiesta come una una donna appena adolescente potesse affrontare una barbarie del genere, ma soprattutto ​vincere su questa. Penso che Liliana sia un grande esempio di come il bene, in fin dei conti, possa riuscire a trionfare contro le infinite diramazioni del male, di come possa germogliare il positivo dal travaglio del negativo. Eppure mi chiedo: come può l’uomo contenere in sé il germe di tanta efferatezza? Liliana ha risposto a questa domanda così:

“L’unica chiave per comprendere le ragioni del male è ​l’indifferenza, perché quando credi che una cosa non ti tocchi,allora non c’è limite all’orrore.”

Lo scorso 22 gennaio, Liliana Segre ha annunciato di dover interrompere, a partire dal prossimo aprile, gli incontri con gli studenti per sopraggiunti limiti di età (la senatrice ha compiuto 89 anni). Tuttavia suo figlio Luciano Belli Paci ha dichiarato all’Ansa che continuerà “a testimoniare la sua esperienza”. È inoltre in programma un “ultimo, grande incontro” tra qualche mese in provincia di Arezzo.

a cura di Maria Sole Pianosi

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