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“Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio” di REMO RAPINO (minimunFax) Premio Campiello 2020. Recensione


Oggi BL LIBRI si occuperà del libro che ha vinto il Premio Campiello 2020.

Devo ammettere che chi vi scrive è di parte, non per scelta, ma per destino.

Era il 1998 quando conobbi per la prima volta Remo Rapino. All’epoca ero liceale a Lanciano e lui insegnante di Storia e Filosofia nella mia scuola. Che dire, il Docente Rapino era sui generis anche all’epoca. L’ho sempre considerato un docente divergente, un po’ scapigliato dotato di una cultura mostruosa ed un carisma che in pochi posseggono. Un soggetto particolarissimo. Un rivoluzionario pedagogico. Un passionario del sapere che, con modi del tutto personali, ha ammaliato schiere di studenti. Ricordo che nell’anno dell’ applicazione della “Legge Moratti”, da presidente del comitato studentesco, mi prese in disparte chiedendomi spiegazioni per l’imminente occupazione. Voleva verificare se io e tutti gli studenti avessimo realmente compreso quali fossero i cambiamenti nel mondo della scuola. Mi suggerì di andare di classe in classe a “portare la novella” a tutti gli studenti data una sproporzione borghese e reazionaria di molti di essi. Dopo aver passato in rassegna molte classi cercando di spiegare a tutti cosa stesse accadendo e perchè volevamo occupare la scuola andai nella I C dove lui aveva lezione. Bussai. “Ah bene. C’è Innaurato che ci deve dire qualcosa… Platone va in pausa ragazzi, è arrivato Innaurato… Prego, parla!” da imbecille mi misi a sogghignare e, convinto che in quella classe già erano a conoscenza delle intenzioni di protesta, tagliai corto e dissi: “ Vabè, dobbiamo occupare. Già <sta parlato>”. Vidi allora saltare il professor Rapino dalla cattedra come una rana imbufalita e mi bacchettò in greco antico: “ Ιδοὺ ἡ ῾Ρόδος, ἰδοὺ καὶ τὸ πήδημα, Innaurato!!!” e continuò “ c’era un atleta, sedicente saltatore, che andava raccontando in giro di aver saltato più in alto del Colosso di Rodi…. Caro Innaurato: Rodi è qui in I C: Hic Rhodus, hic saltus… Dimostraci ora le tue idee… facci capire di cosa andate protestando. Non si può protestare solo a suon di slogan, spiega ai miei alunni perché cazzo volete occupare la scuola e che cosa sta realmente accadendo secondo voi…”

Bhè quella forse fu una vera e propria lezione di dialettica nonostante non fossi direttamente uno studente in classe. Ma per Rapino, in effetti, la scuola era una palestra per tutti. Nessuno escluso.

Ed ora quel professore bislacco e carismatico ha vinto il Premio Campiello con un sorprendentissimo libro dalle architetture singolari.

Remo Rapino intento ad arbitrare una partita di calcetto tra studenti del Liceo Ginnasio Vittorio Emanuele II di Lanciano (Chieti)

La Trama

Attraverso il miracolo di una lingua imprevedibile, storta e circolare, a metà tra tradizione e funambolismo, Remo Rapino ha scritto un romanzo che diverte e commuove, e pulsa in ogni rigo di una fragile ma ostinata umanità, quella che soltanto un matto come Liborio, vissuto ai margini, tra tanti sogni andati al macero e parole perdute, poteva conservare. Liborio Bonfiglio è una “cocciamatte”, il pazzo che tutti scherniscono e che si aggira strambo e irregolare sui lastroni di basalto di un paese che non viene mai nominato. Eppure nella sua voce “sgarbugliata” il Novecento torna a sfilare davanti ai nostri occhi con il ritmo travolgente e festoso di una processione con banda musicale al seguito. Perché tutto in Liborio si fa racconto, parola, capriola e ricordo: la scuola, l’apprendistato in una barberia, le case chiuse, la guerra e la Resistenza, il lavoro in fabbrica, il sindacato, il manicomio, la solitudine della vecchiaia. A popolare la sua memoria, una galleria di personaggi indimenticabili: il maestro Romeo Cianfarra, donn’Assunta la maitressa, l’amore di gioventù Teresa Giordani, gli amici operai della Ducati, il dottore Alvise Mattolini, Teté e la Sordicchia… Dal 1926, anno in cui viene al mondo, al 2010, anno in cui si appresta a uscire di scena, Liborio celebrerà, in una cronaca esilarante e malinconica di fallimenti e rivincite, il carnevale di questo secolo, i suoi segni neri, ma anche tutta la sua follia e il suo coraggio.

Recensione

Già dal primo rigo di Bonfiglio Liborio edito dalla casa editrice indipendente Minimum Fax , si comprende che questo libro è singolare. La storia narra e ripercorre tutto il ‘900 italiano dalla periferia da un satellite umano, Liborio, un pazzo di paese senza i rudimenti minimi per comprendere causa ed effetto. Uno che è stato trascinato dal tempo come un pesce dalla corrente. La peculiarità di questo personaggio è la sua diversissima attitudine nel pensiero: un divergente a tutti gli effetti che ci racconta dal suo punto di vista quello che è accaduto agli italiani e all’Italia in ottanta anni. La vera peculiarità di questo libro è l’uso della lingua che diventa spudoratissimo mezzo di comunicazione tra Liborio e il lettore senza alcun filtro. Un flusso di coscienza infinito che martellante entra dentro e conduce chi legge a spingere più in là la propria concezione e decodifica della vita. Un’opera omnia dove si è dato voce a chi, per snobbismo intellettuale, di solito voce non ha. Bonfiglio Liborio subisce il destino e cerca di comprenderlo con i suoi minimissimi strumenti intellettuali, con la semplicità della terra. Il fascino costante di un’Italia che muta e cambia forma nonostante tutto.

Vita Morte e Miracoli di Bonfiglio Liborio non è narrativa, attenzione, è mera letteratura. Non sarà un premio a definire la qualità di un’ opera, ma l’opera stessa senza se e senza ma.

Rapino, inventando Liborio, ha aperto come una scatoletta di “sardelle” le percezioni dell’umano e, soprattutto, ha compiuto una piccola rivoluzione in quel fastidiosissimo mondo lezioso della letteratura italiana che, da anni, attende una svolta e quella svolta l’ha fatta quel “cocciamatte” di Bonfiglio Liborio.

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Di origine Abruzzese, ma ramingo come un nomade. Di molteplici interessi ogni sabato su Bl Magazine con la rubrica BL LIBRI.

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