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Comportati da signora, dice il patriarcato.

- 07/03/2020


La scorsa settimana è diventato virale un video, a mio avviso imperdibile, di Cynthia Nixon (che ricordarla solo per aver fatto Miranda in Sex and the city è riduttivo!) intitolato “Be a Lady They Said”.

Il video “Be a Lady, They Said” diventato virale.

Un video girato in principio per la rivista “Girls Girls Girls” contro gli stereotipi, ma che è riuscito a fare il giro del mondo in sole 24 ore. La Nixon, con lo sguardo dritto in camera, elenca tutti i cliché e i luoghi comuni che ogni donna, nel corso della propria vita, deve affrontare, andando però incontro a delle continue contraddizioni:

«La tua gonna è troppo corta. La tua gonna è troppo lunga. Sii sexy. Non essere così provocante. Non essere troppo grassa. Non essere troppo magra. Mettiti a dieta. Oddio sembri uno scheletro».

E ancora «Non essere così emotiva, non piangere, non urlare, non imprecare. Un giorno diventerai una brava moglie. Prendi il suo cognome. Hai unito il tuo? Pazza femminista. Dagli dei figli. Non vuoi figli? Un giorno li farai. Cambierai idea».

Vi suona familiare, vero?

Tutte noi abbiamo sentito almeno una volta nella vita questo tipo di commenti sul nostro corpo o sulla nostra persona, commenti molto spesso non richiesti.

Il testo interpretato dalla Nixon è una riflessione scritta da Camille Rainville nel suo blog personale Writings of a Furious Woman che riesce a mettere in luce quanto le donne siano oppresse dalla società, che è ancora fortemente maschilista e patriarcale. Una società che ci impone nel seguire un canone imposto di cui se non sei conforme, risulti sbagliata e non adatta. Ma soprattutto, una società che ci fa pensare che siamo tutti legittimati a dire agli altri come devono essere, soprattutto alle donne.

Molti considerano questo video un nuovo manifesto femminista. Forse. Sicuramente ha fatto riflettere molti. Di certo la Nixon è stata capace di puntare il riflettore su una tematica femminista che bisogna smontare: lo stereotipo che non solo è sbagliato di per se, ma che è anche inesorabilmente impossibile da raggiungere (per chi mai volesse raggiungerlo!).

Le donne vengono giudicate costantemente anche per i vestiti e la profondità della scollatura.

E non solo: il sentirsi in dovere di dover giudicare e commentare l’altro senza il consenso dell’altra persona alla lunga è una violenza (vi consiglio di leggere il mio articolo sul bodyshaming) ed è, però, un comportamento molto comune. Perché, purtroppo, è il patriarcato che ci fa sentire più “a posto” e ben accette dalla società se “contribuiamo” alla preservazione del canone e dello stereotipo.

Nessuno ha il dovere di essere ciò che gli altri vogliono, a meno che sia il suo sincero volere.

Nessun* ha il dovere di adeguarsi al canone estetico.

Ma soprattutto, nessuno ha il dovere di fare del proprio meglio per essere accettabili rispetto a un parametro stabilito dallo sguardo maschile introiettato e rielaborato (anche dalle altre donne).

Certo, uscire da questi obblighi non è semplice. Richiede un lavoro culturale molto complesso perché siamo davvero sommerse, sin dalla nascita, dallo stereotipo.

Se però questo video ha fatto tanto scalpore, forse è arrivato il momento di inizare a scrollarci di dosso la pressione di questa società e di riappropriarci totalmente del nostro modo di vivere e di trattare il nostro corpo.

Iniziamo a diventare, finalmente, padrone della nostra stessa vita, senza più badare allo sguardo machista.

Un tassello in più per demolire il patriarcato.

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Classe 1990, Pescarese di adozione. Attivista transfemminista e co-fondatrice del Collettivo Zona Fucsia, si occupa da sempre di divulgazione femminista. È speaker radiofonica e autrice in Radio Città Pescara del circuito di Radio Popolare con il suo talk sulla politica e attualità "Stand Up! Voci di resistenza". Collabora nella Redazione Abruzzo di Pressenza. È infine libraia presso la libreria indipendente Primo Moroni di Pescara e operatrice socio-culturale di Arci.

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