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Transfobia a Caivano: Maria Paola, uccisa dal fratello perché innamorata di un ragazzo trans

- 13/09/2020
maria paola gaglione


Maria Paola Gaglione era innamorata di Ciro, “colpevole” di essere un ragazzo trans e di averla “infettata”. Per questo motivo, il fratello Michele Antonio Gaglione, si è sentito in dovere di darle una lezione, con l’intento preciso di “salvarla e curarla”.

Paola Maria Gaglione nella foto del suo profilo Facebook. La giovane è stata speronata in scooter dal fratello, Antonio  Gaglione, che non accettava la relazione con un ragazzo trans, Caivano (Napoli), 13 settembre 2020 

L’episodio di transfobia: “ho fatto una stronzata

Nella notte tra il venerdì e il sabato, nella strada tra Caivano e Acerra, Michele Antonio ha deciso di inseguire la sorella, in scooter con il compagno Ciro. Una volta raggiunti, il ragazzo ha cercato per diversi minuti di farli cadere dallo scooter in corsa, riempiendoli di calci fino a quando il mezzo non ha perso aderenza alla strada. La ragazza è deceduta sul colpo sbattendo contro il tubo di un impianto di irrigazione mentre Ciro, a terra, è stato pestato.

Inizialmente accusato di lesioni personali, morte come conseguenza di un altro delitto e violenza privata, ora la sua posizione si è aggravata e il ragazzo dovrà rispondere delle accuse di omicidio preterintenzionale e violenza privata, aggravata dall’omofobia.

caivano ragazzo trans
Ciro e Maria Paola, le due vittime dell’aggressione di Michele Antonio Gaglione.

A Caivano si è quindi consumato un episodio di transfobia, l’ennesimo, guidato dalla convinzione becera di stampo patriarcale che un fratello, un uomo, debba rimettere in riga il comportamento della sorella, di una donna, che da sola non è in grado di capire cosa sia giusto o sbagliato per sé.

Un disprezzo per la vita umana che non si è fermato neanche di fronte alla morte. «Ho fatto una stronzata» ha riferito Michele Antonio agli inquirenti, come parlasse di una bravata del sabato sera «Non volevo uccidere nessuno, ma dare una lezione a mia sorella e soprattutto a quella là che ha “infettato” mia sorella che è sempre stata “normale”». Parole tremende che raccontano di un’umanità dimenticata, e che non fanno che peggiorare la deprecabile posizione del ragazzo.

La narrazione giornalistica e il misgendering verso Ciro

Quello che colpisce della vicenda è la modalità in cui è stata narrata da molti, troppi giornali. Nel 2020 non dovremmo aprire Il Mattino, primo giornale a dare la notizia, o la stessa Ansa, prima agenzia di informazione in Italia, e leggere frasi del tipo: «l’amica, che da una po’ si fa chiamare Ciro»; «la compagna»; «le due amanti»; «la relazione gay».

Maria Paola era fidanzata con un uomo, perché una persona che decide di compiere una transazione Ftm, female to male, è un uomo, pertanto non ci sono gli estremi per parlare di “relazione omosessuale”. Tutto ciò si chiama misgendering, ovvero appellare la persona transgender con l’articolo, la desinenza e/o il pronome che non corrisponde alla sua identità di genere.

Nel 2020 tutti noi non possiamo più accettare questa mancanza di rispetto che alimenta l’odio ingiustificato nelle persone transessuali.

In questo episodio Ciro ha subito due violenze: la prima dovuta alle percosse e alla perdita della compagna causata da Michele Antonio e la seconda in cui sono coinvolti molti più soggetti, tutti quei giornalisti e quelle giornaliste che, scrivendo il loro pezzo, lo hanno privato della sua identità di genere.

Marrazzo: “serve una legge seria contro l’omotransfobia”

Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center ha commentato “Quanto accaduto, dimostra quanto siano duri i contesti che da tempo denunciamo con il nostro numero verde Gay Help Line 800 713 713, per questo serve una legge seria contro l’omotransfobia, che prevenga situazioni di questi tipo e che senza dubbi condanni le dichiarazioni che vedono l’omosessualità come una malattia o qualcosa di inferiore, mentre l’emendamento

Abbiamo bisogno della legge Zan (la cui discussione è stata rimandata a ottobre): la nostra classe politica non può e non deve più rimandare la sua approvazione, deve garantire la sicurezza delle persone LGBTQ+ che ogni giorno affrontano l’odio e la violenza e, come purtroppo è accaduto in questo caso, vi perdono la vita.

Fonti: Ansa, Il Mattino.

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