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CORONAVIRUS. Diario di un redattore in quarantena -Giorno 34-


Trentaquattresimo giorno di quarantena.

Questa mattina ho le bacheche invase dai meme che vedono protagonisti Giovanni, Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la sua impossibilità di andare dal barbiere.

Ieri sera in diretta tv e internet il nostro mesto presidente della repubblica nel suo messaggio alla popolazione, un atto dovuto, ha dato il via ad un siparietto molto invitante: un fuori onda ben congegnato dove apprendiamo che anche la quotidianità del Quirinale è stata interrotta dagli effetti del lockdown.

È altamente improbabile che quello sia stato un errore o una anomalia, con molta più probabilità anche il presidente ha voluto far vedere quanto sia italiano tra gli italiani. Non c’era bisogno caro Mattarella. Ad oggi l’unica vera istituzione rimasta a tutelare i cittadini con la la forza gentile dell’autorevolezza è proprio la sua figura. Nel 2018 abbiamo assistito al “qualunque che avanza” anche in parlamento travolgendo un sistema che fino ad allora era , almeno nella forma, posto dove la competenza doveva essere una delle prime qualità. Da quel marzo 2018 la democrazia italiana e la discussione parlamentare hanno avuto uno stravolgimento catastrofico a botta di tweet e percezione delle emergenze mandando in tilt un sistema che non aveva anticorpi per arginare la ruspa che avanza.

Ora siamo in totale emergenza, non solo italiana ovviamente, è questi ultimi anni di fumo negli occhi si stanno dimostrando per quello che sono: spiacevoli irritazioni oculari.

Ieri nel messaggio del presidente erano contenuti diversi temi da non sottovalutare. Con tutta la diplomazia del mondo Sergio Mattarella ha esortato i Capi di governo degli Stati dell’Unione a cambiare paradigma, ad elaborare soluzioni creative e di unità continentale per arginare il tracollo economico di tutti.

Ahimè questo messaggio si è oscurato lasciando soltanto memoria del barbiere in quarantena non facendo percepire l’urgenza di ristabilire un nuovo sistema nel gestire le problematiche comunitarie.

Le preoccupazioni di Mattarella dovrebbero essere anche nostre. In 70 anni dalla fine della seconda guerra mondiale gli abitanti del vecchio continente hanno avuto modo di disegnare i propri sistemi democratici che ora vengono duramente messi alla prova.

Il coronavirus è una cartina altornasole delle singole nazioni.

Quale nazione avrà fatto meglio e reagisce a questo scontro frontale con la natura?

I primi a dover fare questo test sono stati i Cinesi: un sistema totalitario che col pugno di ferro convive nell’epoca della globalizzazione procedendo violentemente come un nido di vespe nel panorama economico mondiale. La Cina non ha avuto mezze misure nel prendere provvedimenti: lockdown immediato di una intera provincia con 11 milioni di abitanti. Soccorso immediato ai malati e tassativi controlli (che effettivamente anche prima c’erano ma toccavano altre libertà individuali) e militarizzazione del territorio nazionale. Questa dittatura comunista si è ripresa in 40 giorni ed ora il pericolo potrà venire solo dall’esterno.

Poi il test è toccato all’Italia che a fatica è riuscita ad arginare il problema tempestivamente. A febbraio, da buoni democratici, abbiamo asssistito e dato parola a scenziati, politici ed anche a Iva Zanicchi. Si anche ad Iva Zanicchi che a metà tra la casalinga e la starlette in fase discendente ha vomitato messaggi xenofobi parlando con la pancia. Uso Iva Zanicchi come esempio per dimostrare quanto sia plurale il nostro sistema che, comunque, difende la libertà di parola. Poi il coronavirus si è abbattuto sui nostri territori. Il problema è diventato reale ed emergenziale. L’attuale governo prima ha arginato e contenuto i territori con maggiori contagi e poi, piano piano ha dovuto estendere la zona rossa a tutto il territorio nazionale. Questo passaggio deve dimostrarci che il sistema democratico è sicuramente più lento ed ha reale difficoltà a togliere le libertà personali che sono costituzionali. Chiunque fosse stato a capo del governo, ripeto chiunque, non avrebbe potuto, per decreto, fare come la Cina. Se questo fosse accaduto la tenuta democratica del paese sarebbe inevitabilmente venuta meno creando il principio di una guerra civile…. in sostanza, ai nostalgici fascisti, che inesorabilmente continuano a ripetere il mantra “se c’era lui…” rispondo dicendo che se c’era lui porbabilmente avrebbe adottato misure molto simili a quelle della corea del nord giustiziando gli infetti. Nonostante in molti abbiano detto che le misure del governo italiano siano state draconiane, si sbagliano. Sicuramente siamo tutti bloccati, ma il libero accesso al nostro sistema sanitario è assolutamente garantito. Nessuno, nonostante la catastrofe del virus, rimarrà senza. Credo che a fine pandemia dovremmo ricordarcelo e , possibilmente, ritornare sui nostri passi filo- statunitensi che negli ultimi decenni hanno visto il prolificare della privatizzazione sanitaria, delegando le regioni nella gestione e mettendo in competizione le aziende sanitarie come se fossero ristoranti o squadre di calcio.

Fortunatamente il sistema è ancora pubblico seppur mal ridotto.

La sfida al sistema ora ha varcato anche l’Atlantico coinvolgendo gli scettici Stati uniti dove la sanità è totalmente privata. Il diritto alla cura negli USA è ad appannaggio di chi si può permettere un’ assicurazione sanitaria. Negli ultimi anni il Presidente Trump ha cancellato anche la minima risposta alla fascia più fragile che veniva tutelata con l’”Obama care”, garantendo ai cittadini con reddito bassissimo di potersi salvare e di poter aver accesso al servizio sanitario. Tutto questo appartiene al passato. Proprio ieri apprendiamo che un ragazzo diciassettenne americano in gravi condizioni dovute al covid 19, è deceduto senza poter ricevere cure perchè sprovvisto di assicurazione sanitaria. Lo scenario appare inquietante se pensiamo che gli statunitensi vivono nella convinzione di essere il miglior stato possibile sulla terra imponendo il proprio sistema come quello da seguire e copiare.

Comunque vada, questo che stiamo vivendo sarà e resterà la prova dei Sistemi che nel giorno “0” dopo la pandemia dovrà necessariamente interrogarsi su come evolvere.

Ammesso che i popoli decidano di intraprendere una nuova strada….

mi alzo dalla postazione pc, apro la finestra ed urlo:

Berlinguer dove seiiiiiiii!!!!!!!!”

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Di origine Abruzzese, ma ramingo come un nomade. Di molteplici interessi ogni sabato su Bl Magazine con la rubrica BL LIBRI.

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