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CORONAVIRUS. Diario di un redattore: LA FINE?


Ho atteso sapientemente l’ultima conferenza stampa del Primo Ministro Giuseppe Conte per poter concludere dignitosamente questa mia rubrica che per 101 giorni ha accompagnato la mia vita da ignaro testimone.

Ecco pensavo che fosse una conclusione dignitosa, ma come sempre, di dignità ce n’è sempre poca.

Oggi si conclude la Fase 2, questo ibrido tra clausura e liberazione del gregge di pecoroni, costellato da tantissime controversie sociali e di buon senso. Da ora possiamo considerarci come i bambini alla fine del nascondino dove arriva l’ultimo, il piccolo Giuseppe, che grida “Tana libera tutti!” e non c’è più tempo per un altra partita. Bisogna tornare a casa altrimenti sono guai.

La fase 3 non si è capito assolutamente come sarà. Sono stati ripristinati tutti gli spostamenti interregionali e comunitari. Bisognerà indossare le mascherine e rispettare il “distanziamento fisico”.

Il Premier, inoltre, ha finalmente ripreso la buona abitudine di fare un bel discorso politicante. Ci mancavano le visioni e le immaginifiche forme progettuali del paese.

Quello che mi è rimasto più impresso dell’ultima conferenza stampa è l’aver citato per ben due volte una città, Pescara, riguardo i collegamenti con l’alta velocità da Roma e verso Lecce. Da abruzzese non m’ero quasi mai sentito importante. Treni che velocemente connetteranno la mia regione al mondo. Per fare cosa, lo scopriremo nelle prossime puntate. Poi, come la celebre peperonata del 1992, si è riproposta la possibilità di… udite udite… il Ponte sullo Stretto di Messina.

Un classico che non tramonta mai.

Il tubino nero che sta bene in ogni programma elettorale.

Insomma, almeno a sentirle, siamo tornati a parlare delle solite cazzate.

Ma guardo con assoluta tenerezza questa benevolente voglia di ritornare ad essere quelli che eravamo prima di questa parentesi pandemica: la Repubblica di Pizza- Mamma- Mandolino- Oh Sole mio!

Sorrido sapendo che attraverseremo momenti critici.

Ameno nell’apparenza, però, continueremo a volerci bene conoscendo i nostri limiti.

Quello che abbiamo vissuto è stato come un viaggio: un bel viaggio statico che ci ha permesso, per chi ne fosse in grado, di scendere nei meandri dell’introspezione dando i margini per una opportuna autocritica.

Oggi, inoltre ho anche scoperto di essere negativo al Covid-19: evvai!

Personalmente ho ritrovato lo spazio per riprogettare la mia vita in maniera più lenta.

Un domani quando racconterò del coronavirus, penso che menzionerò la virtù della chiocciola. Ci eravamo abituati a correre senza meta. Irrefrenabili e stressanti giornate con la paura di fare tardi.

Ho imparato che i tempi dobbiamo dettarli noi, altrimenti perderemo per strada preziosi momenti con noi stessi. Abbiamo urlato ai quattro venti di unità, di distanziamento dagli altri. Forse è stata una fortuna staccare per un po’ dalle relazioni con le altre persone.

Vi rendete conto di quanti fraintendimenti in meno non abbiamo dovuto gestire?

Certo, vivere con gli altri profuma la vita. Sempre se la vostra vita non sia simile ad un autobus pieno di gente il 15 luglio alle due di pomeriggio con l’aria condizionata guasta…

Ed ora sarà bellissimo ricominciare, ridisegnare tutto anche con gli opportuni limiti.

Da oggi possiamo dirlo a granvoce che quello che abbiamo vissuto è solo un ricordo che indelebilmente ci ha segnato. Fortunatamente non abbiamo dovuto viverlo in Siria o in Sud Sudan.

Allora non ci resta che augurarci di non vivere più alcuna pandemia!

Con Affetto, senza abbracci, ma porgendovi calorosamente il gomito

Oscar Innaurato

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Di origine Abruzzese, ma ramingo come un nomade. Di molteplici interessi ogni sabato su Bl Magazine con la rubrica BL LIBRI.

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