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Del 25 aprile e della liberazione dalla dignità perduta

- 24/04/2019
25 aprile liberazione


Domani, 25 aprile, l’Italia festeggia la liberazione dal regime fascista.

È così da sempre, sin da quando ero piccolo e frequentavo la scuola elementare. Si imparava dai libri di storia quanto male avesse fatto il fascismo al nostro paese, dei cattivi al potere, di Mussolini che aveva mandato in guerra un paese povero e impreparato e non accettava che qualcuno affermasse il contrario di quello che diceva lui. Che incarcerava la gente per motivi futili. E dei nazisti, e di quanto fossero ancora più cattivi dei fascisti di casa nostra. Ci avevano portato in guerra e ne eravamo usciti con le ossa rotte.

E poi si imparava a memoria “Bella ciao” durante l’ora di musica, perché sapevamo che i partigiani avevano avuto un ruolo fondamentale nella liberazione di questo paese dal regime di Mussolini. La Resistenza, insieme agli americani, aveva ridato dignità e speranza ad un paese sprofondato in un incubo senza fine, liberandolo dalle catene del totalitarismo (questa parola l’ho imparata più avanti con gli anni, lo ammetto) e riportarlo alla democrazia, alle libere elezioni.

Per anni ho dato tutti questi concetti come acquisiti, pacifici, scontati, elaborati, sedimentati nella coscienza e nella memoria.

Oggi, addì 24 aprile 2019 scopro che tutto questo è messo in discussione.

liberazione fascismo

Perché si festeggia il 25 aprile?

Il 25 aprile è la data che segna la liberazione di Milano dai nazifascisti e, convenzionalmente, la fine della seconda guerra mondiale, anche se in realtà si continuò a lottare ancora per qualche giorno per liberare altre città, come ad esempio Venezia. La fine vera e propria della guerra, così come raccontato dalle cronache dell’epoca, si ebbe il 2 maggio con la resa di Caserta, dopo l’esecuzione di Mussolini (28 aprile) e il suicidio di Hitler (30 aprile).

Il 25 aprile 1945 fu il giorno in cui il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI), che aveva sede a Milano ed era composto, tra gli altri, da Sandro Pertini (riecheggia ancora oggi il suo perentorio “Arrendersi o perire!”) annunciò l’insurrezione di tutti i territori ancora occupati dall’asse nazifascista, dando il via libera alle armate partigiane attive nel nord Italia di attaccare i presidi ancora fedeli a Mussolini e imponendo la resa già giorni prima dell’arrivo delle truppe alleate americane.

Il CLNAI assunse anche il potere “in nome del popolo italiano” e stabilì la condanna a morte per tutti i gerarchi fascisti (già processati dal “tribunale popolare”, incluso il duce che fu arrestato qualche giorno dopo mentre era in fuga verso la Svizzera a Dongo, sotto la panca di un camion della colonia tedesca, e insieme a lui alcuni suoi fedelissimi e all’amante Claretta Petacci.

«Arrendersi o perire!» fu la parola d’ordine intimata dai partigiani quel giorno e in quelli immediatamente successivi.

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Liberazione di Roma dal Fascismo con l’arrivo degli Americani

La prima celebrazione della festività civile si ebbe l’anno successivo, sotto il governo De Gasperi (l’ultimo dell’Italia monarchica) e su proposta di quest’ultimo. Re Umberto II, allora principe e luogotenente del Regno d’Italia, il 22 aprile 1946 emanò un decreto legislativo luogotenenziale (“Disposizioni in materia di ricorrenze festive”) che disponeva:

«A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale.»

La ricorrenza venne celebrata anche negli anni seguenti, ma fu regolarmente istituita nell’Italia repubblicana solo il 27 maggio 1949, con la legge 260

«Sono considerati giorni festivi, agli effetti della osservanza del completo orario festivo e del divieto di compiere determinati atti giuridici, oltre al giorno della festa nazionale, i giorni seguenti: […] il 25 aprile, anniversario della liberazione;[…]»

25 aprile: una ricorrenza davvero divisiva?

Negli ultimi anni, e soprattutto con il ritorno ciclico del favore popolare verso i partiti di destra, il 25 aprile è diventato una festività da mettere in discussione, e addirittura è considerato “divisivo” da alcuni leader politici come la leader di FdI (che non è Fascisti d’Italia ma Fratelli d’Italia) Giorgia Meloni, che qualche mese fa ha proposto di riqualificare la festività del 4 novembre (anniversario della vittoria della Prima Guerra Mondiale) a scapito proprio del 25 aprile (e per quanto assurdo posso contestualizzare il suo folle pensiero) e del 2 giugno (di questo mi sfugge proprio la ratio). Ovviamente è stata appoggiata da partiti di dubbia moralità come Casapound e Forza Nuova.

Ministro dell'interno
Matteo Salvini (Ministro dell’Interno)

Per contro, il Ministro dell’Interno Matteo Salvini ha annunciato già da diversi giorni che non sarà presente alle celebrazioni ufficiali con il Capo dello Stato Sergio Mattarella (che prevedono, tra le altre cose, la commemorazione del Milite Ignoto), come nemmeno i ministri leghisti (mentre gli amministratori locali come Luca Zaia non perderanno l’appuntamento). La ragione? “Il 25 aprile è diventato un derby tra fascisti e comunisti, in una festa che si è tinta un po’ troppo di rosso“. Salvini sarà a Corleone, in Sicilia, per l’inaugurazione del locale commissariato di polizia, insieme al governatore siciliano, Nello Musumeci, e il capo della polizia, Franco Gabrielli.

È giusto ricordare i drammi storici di settanta anni fa, però, la guerra di Liberazione oggi io, da ministro dell’Interno, non la faccio ricordando il fascismo e il comunismo. La faccio combattendo la mafia nel cuore della Sicilia che ha diritto di essere liberata dalla mafia. Fortunatamente siamo in democrazia: fascismo, comunismo e nazismo non torneranno più”

Matteo Salvini

Chi era davvero la “Resistenza”?

Pur condividendo l’ultima parte del suo discorso, bisogna fare i conti con una realtà importante: la Liberazione dal Fascismo non è solamente una festa per antifascisti di maniera, ma la celebrazione di un giorno che ha contribuito a rendere l’Italia libera e repubblicana.

Se è pur vero che il fascismo di Stato, così come gli altri regimi totalitari non potranno più tornare nel nostro paese perché, fortunatamente, la Costituzione dona alla nostra Repubblica gli anticorpi per difendersi dall’avanzata incontrollata dell’antidemocrazia, è altresì vero che la Festa della Liberazione ha una portata politica e culturale che deve oltrepassare il confine partitico ed essere riconosciuta come il ricordo di una resistenza trasversale. Lo stesso Salvini, nel 2016, in merito al 25 aprile sosteneva: “Sto coi miei figli, perché l’ipocrisia ‘rossa’ mi infastidisce, perché la Resistenza non fu solo rossa: fu bianca, liberale, democratica […] L’occupazione ‘rossa’ di una festa che dovrebbe riguardare tutti mi dà estremamente fastidio e quindi non mi presto alla strumentalizzazione di questa ricorrenza“.

Alla resistenza italiana, che va inquadrata nel più ampio movimento di opposizione al nazifascismo sviluppatosi in Europa, non presero parte solo i comunisti, ma era composto da più anime, come ad esempio democristiani, membri del mazziniano Partito d’Azione, socialisti, liberali, anarchici e perfino monarchici. In gran parte si riunirono nel Comitato Nazionale di Liberazione, che assunse il comando a guerra conclusa.

resistenza

A supporto di questo, possiamo vedere come, nella conduzione della lotta partigiana, si ricorda la nascita, il 9 giugno 1944, del Comando generale del Corpo Volontari della Libertà (CVL) proprio su iniziativa del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), espressione dei partiti antifascisti. In questo modo, le formazioni partigiane che già combattevano in piccoli gruppi da circa un anno trovarono modo di coordinarsi, cercando unità nella loro strategica frammentazione e nell’obiettivo comune di rovesciamento del regime fascista.

Tra le principali formazioni si ricordano (fonte: anpi)

• le Brigate Garibaldi, i GAP e le SAP, organizzati dal Partito Comunista Italiano.
• le formazioni di Giustizia e Libertà, coordinate dal Partito d’Azione.
• le formazioni Giacomo Matteotti, del Partito Socialista di Unità Proletaria.
• le Brigate Fiamme Verdi, che nascono come formazioni autonome per iniziativa di alcuni ufficiali degli alpini, e si legano poi alla Democrazia cristiana, come le Brigate del popolo.
• le formazioni azzurre, autonome ma politicamente monarchiche e badogliane.
• altre piccole formazioni liberali e monarchiche

25 aprile: ridiamogli dignità

Se da un lato, quindi, è sbagliato svilire la festa del 25 aprile come una celebrazione dei partiti “di sinistra” solo per propaganda politica, dall’altro lato suona strano come nel corso dei decenni altre formazioni politiche (alcune delle quali estinte) abbiano rinunciato a raccogliere l’eredità dei loro parenti lontani delegando l’antifascismo non più ad un sentire comune e ad un obiettivo condiviso, ma ad un affare politico da sbrigarsi a sinistra (dove negli anni della guerra fredda, piuttosto indisturbata, ci si ipotecò l’esclusiva sulla Resistenza).

milano liberata

E qui arrivo a Salvini: la contrapposizione, oggi, non è più tra fascisti e comunisti, ma tra negazionisti nostalgici, che oggi mettono in scena episodi patetici come questo qui, e antifascisti di maniera, che soprattutto negli ultimi anni della seconda repubblica hanno sminuito il valore stesso dell’antifascismo per denigrare un avversario politico che invece andava affrontato su contenuti, programmi e soluzioni. L’autoritarismo, l’illiberalismo, vanno battuti con l’ars politica e il libero dissenso, ma non devono per forza di cose doversi confondere col fascismo: lo dobbiamo alla storia d’Italia e alla Resistenza che ogni anno ricordiamo con fervore.

Allora come combattere il “fascismo da tastiera“? La soluzione è istruire, conoscere, divulgare, conoscere, sapere e riappropriarsi del passato.

Per ridare al 25 aprile la dignità che oggi, politici dal pensiero debole e gente fuori dalla realtà stanno calpestando. Perché se Mussolini ha fatto anche cose buone, al massimo si sarà trattato di una torta di mele.

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Sono nato in Puglia, terra di ulivi e mare, e oggi mi divido tra la città Eterna e la città Unica che mi ha visto nascere. La scrittura per me è disciplina, bellezza e cultura, per questo nella vita revisiono testi e mi occupo di editing. Su BL Magazine coordino la linea editoriale e mi occupo di raccontare i diritti umani e i diritti lgbt+ nel mondo... e mi distraggo scrivendo di cultura e spettacolo!

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