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“Il teatro? La mia droga.”: Federico Mancini si racconta a BL Magazine

- 06/04/2018


Lo conosciamo tutti per i due spot della pasta Barilla che lo vedono protagonista assieme al celebre attore Pierfrancesco Favino, per la regia di Gabriele Salvatores.

Il ricco curriculum di Federico Mancini rivela però un artista a tutto tondo capace di spaziare dal teatro, recitando Shakespeare e Pirandello, al cinema. In attesa del suo imminente debutto a Roma con una commedia francese, Federico Mancini, sabato 14 aprile, terrà il laboratorio teatrale “Corpi” per gli amici di Bearslicious e abbiamo voluto intervistarlo per saperne di più.

Ciao Federico, benvenuto su BL Magazine. Partiamo subito da una curiosità legata al tuo passato più recente: come sei approdato nello spot Barilla?
Molto semplice: ho fatto il provino e mi hanno preso! (ride, ndr). Questi provini sono sempre un po’ un terno al lotto, sei lì che proponi te stesso, sperando di essere colui che il regista ha in mente per lo spot. E in quel caso evidentemente è stato così.

Federico Mancini (a destra) con il regista Gabriele Salvatores

La tua formazione è soprattutto teatrale. Come cambia l’approccio recitativo nel mondo della pubblicità?
Il lavoro fondamentalmente è quello, l’attore fa un unico lavoro. Nel caso in cui si lavori con una macchina da presa chiaramente c’è un modo di recitare diverso rispetto al teatro. E anche rispetto al cinema: in pubblicità è tutto molto veloce, ti ritrovi a dover raccontare tutto in 20, 30 secondi. Ciò che ho notato è la velocità nel dover fare in fretta ciò che il regista ti chiede, a prescindere dall’intuizione. Quindi si lavora molto di più perché di solito per spot di 20, 30 secondi ci vuole un’intera giornata di lavoro. La velocità comunque è soprattutto nell’approccio mentale: in un film hai due ore per raccontare una storia, in uno spot è tutto molto più concentrato.

Com’è stato lavorare con Pierfrancesco Favino?
È stato fantastico! Ci siamo ammazzati dalle risate. È una persona molto carina e insieme a Gabriele Salvatores, il regista, ha contribuito a creare un ambiente piacevole, disteso carino. Mi sono molto, molto divertito e spero anche loro.

 

La tua prima esperienza lavorativa importante risale al 1999 col cinema, in un film di Fabio Segatori, Terra bruciata. Quando hai cominciato a muovere i primi passi nel mondo della recitazione?
Sì, ho hai cominciato 20 anni fa nel 1999 con Terra bruciata, è stata la mia prima esperienza di un certo peso. Il mio primo approccio col teatro però risale a molto prima, a 14 anni, quando partecipavo a dei piccoli laboratori, sai, quelli di quartiere… tutto è cominciato lì.

Hai capito subito che la recitazione potesse diventare il lavoro della tua vita?
La recitazione per me è stata un po’ una droga. Quando sono entrato nel meccanismo è stato poi difficile abbandonarlo. Ho capito che mi piaceva molto e che avrei fatto di tutto per riuscire a poterlo fare come lavoro. Quindi diciamo di sì, l’idea che la recitazione diventasse una professione si è palesata con quell’esperienza del laboratorio.

E poi ci hai preso gusto…
Ci hai preso gusto è un parolone! (ride, ndr). Questo è un mestieraccio fatto di sacrifici in cui ci si espone in prima persona. Ci sono una serie di aspetti che non possono non essere considerati ma allo stesso tempo è un lavoro che ti entra dentro è molto, molto difficile riuscire a farne a meno.

Federico Mancini (a destra) in scena con Leo Gullotta

Hai collaborato a lungo col Teatro Eliseo. Cosa rappresenta per un attore una formazione teatrale di questa levatura?
È stata un’esperienza meravigliosa, tra le più belle della mia vita. Lavorando in teatro si imparano tante cose, si conosce tanta gente, tanti colleghi e si cerca sempre di imparare da loro. Considera che per tanti anni il nostro capocomico è stato Leo Gullotta, anche lui mi ha insegnato non poco. Anche l’esperienza di tournée è molto formativa, si gira l’Italia in lungo e in largo, si conoscono tanti posti che altrimenti non si vedrebbero. Anche se poi, soprattutto in occasione di tournée lunghe, ci si ritrova a stare in una città in cui cui si conoscono solo la piazza, il ristorante, l’hotel e il teatro, e magari ci stai 48 ore. Si instaurano poi tanti rapporti: io ancora frequento persone con cui ho lavorato in quegli anni.

C’è un attore che apprezzi più degli altri, che magari ha contribuito alla tua formazione?
Mah, vivo il lavoro dell’attore come un lavoro personale e cerco di attingere dalla mia formazione, però certo, ho il mio attore feticcio come tutti: Robin Williams. L’ho adorato, e purtroppo adesso non c’è più. Poi sai a me piace il cinema, piace vederlo e da attore cerco di carpire sempre dagli altri, oltreché da me stesso. Bisogna vivere nella maniera più completa per poi portare la propria vita sul palcoscenico, non è nient’altro che quella, la formazione di un attore.

Preferisci più il cinema italiano o americano?
Mi piace il cinema ben fatto, a prescindere dalla sua nazionalità. Cerco di seguire la mia testa, le storie. Mi viene in mente una cosa: anni fa ero un ragazzino ho avuto un’esperienza meraigliosa. A Roma Martin Scorsese girava “Gangs of New York” ed entrai nel giro delle comparse del film. Fu un’esperienza magnifica. Il cinema che ho sempre sognato è quello, un cinema fatto di effetti speciali, fatto in grande. Quando ti ritrovi in un set in cui è ricostruita una città, e c’è un porto con una nave, e tutto sembra così reale, allora sì, questo è quello che voglio fare per sempre.

Poi il cinema italiano mi piace, chiariamoci. Ci sono nuovi registi pazzeschi, e li seguo molto volentieri. Ultimamente abbiamo un po’ di problemi ma speriamo di riprenderci. Un tempio abbiamo insegnato al mondo a fare il cinema, magari potessimo tornare a insegnarlo.

Veniamo adesso a noi: il 14 aprile terrai il laboratorio teatrale “Corpi” a Roma per i ragazzi del gruppo Bearslicious. In cosa consisterà?
Sto buttando giù una scaletta proprio in questi giorni. Sarà dura riuscire a trasmettere, in due ore, la propria passione. Ciò che mi aspetto è che dopo due ore si possa riuscire ad avere una maggiore coscienza di sé. Questo fa il teatro: ci mette nella condizione di conoscerci un po’ di più. Faremo gli esercizi classici che si fanno quando si intraprendono percorsi del genere, cercherò di far conoscere maggiormente le persone, però ripeto, quello che mi aspetto è che ci si incuriosisca. Vorrei che le persone si incuriosissero di ciò che faccio.
E poi c’è un aspetto importante da considerare…

Quale?
Il gioco. Vorrei che le due ore fossero proprio improntate sul gioco. L’attore è colui che gioca ad interpretare qualcun altro – e ti evito tutta la questione di jouer o to play – se non si diverte non riuscirà mai a tirare fuori nulla.

Magari poi a qualcuno verrà voglia di iscriversi ad un vero e proprio laboratorio teatrale.
Guarda, quello non glielo auguro! (ride, ndr) perché poi diventa davvero una droga dalla quale non ci si libera così facilmente. Guarda, io per due anni e mezzo ho deciso spontaneamente di non lavorare e mi sono trasferito all’estero. Poi purtroppo, come ho già detto, questo lavoro ti entra dentro e quando qualcuno poi ti propone qualcosa che ti piace non puoi non dire no.

Il sacro fuoco dell’arte c’è chi ce l’ha e chi non ce l’ha, insomma
Io non so se ce l’ho o non ce l’ho. Fatto sta che non so fare altro (sorride).

A cosa stai lavorando adesso?
Debutterò a breve in uno spettacolo teatrale (vedi locandina a lato, ndr) Faremo anteprime a Roma (presso il Teatro del Lido) e dintorni e stiamo lavorando per portarlo in tournée il prox anno. Si tratta di commedia francese a due, sul palco ci saremo io e una collega attrice, Sina Sebastiani. La pièce è stata riadattata da Sina, e si chiamerà “La panchina”. La versione originale in francese è stata scritta da Hervé Devolder col titolo “Jupe courte et consequences” (Minigonna e conseguenze). Quindi adesso siamo sotto prova per questo spettacolo, e poi come tutti gli attori sono sempre in attesa di news altrove, che potrebbero essere anche molto divertenti. Incrocio le dita!

Allora l’appuntamento è per sabato 14 alle 16:30, presso il Movimento Parruccoro – Roma”, l’Associazione “L’isola che c’è” per il laboratorio sperimentale “Corpi”. Ci vediamo il 14!
Vi aspetto tutti! Ciao!

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Sono nato in Puglia, terra di ulivi e mare, e oggi mi divido tra la città Eterna e la città Unica che mi ha visto nascere. La scrittura per me è disciplina, bellezza e cultura, per questo nella vita revisiono testi e mi occupo di editing. Su BL Magazine coordino la linea editoriale e mi occupo di raccontare i diritti umani e i diritti lgbt+ nel mondo... e mi distraggo scrivendo di cultura e spettacolo!

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