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8 marzo: possa il Signore schiudere una caramella al limone.

- 08/03/2019
the handmaid's tale


Tremate, tremate, le streghe son tornate!

Dimenticate gli slogan femministi, dimenticate il senso della giornata dell’8 marzo e immergetevi nel Belpaese nell’anno 2019 d.C., che sta per dopo Cristo, meglio specificarlo che di ‘sti tempi non c’è proprio nulla da dare per scontato.

Mentre mi stavo preparando per lo sciopero di oggi, condividendo riflessioni e notizie con diverse compagne femministe, mentre leggevo un articolo a tema sul senso della manifestazione, ecco che disgraziatamente ai miei occhi appare l’ultima trovata geniale dell’azienda più amata dagli italiani: Trenitalia.

A tutte le donne che l’8 marzo viaggeranno sui Frecciarossa, sarà regalata nientepopodimeno che una caramella al limone.

trenitalia caramella
“Salvo esaurimento scorte”

Mi fermo. Vabbè, dai, è Lercio. Rileggo.

No, non è Lercio. Vabbè, dai, è un fake.

Controllo varie fonti. No, non è un fake. Non ci voglio ancora credere, ricontrollo di nuovo. Niente, è tutto vero. Merda. Cos’è ‘sta roba? Trattasi di una trovata pubblicitaria della Caffarel. Ah. E come pensano di farsi pubblicità? Offrendo ‘na caramella gialla che rimanda al colore delle mimose. Manco un pacchetto, una caramella. Non sarà troppo? Crepi l’avarizia! Oh grazie eh, sia per la presa per i fondelli sia perché questo sì che è ciò di cui avevamo bisogno.

caramelle limone trenitalia

Quindi, ricapitolando, DONNE, è arrivato l’arrotin… ah no, scusate, quella è un’altra storia. Dicevo, donne! L’8 marzo lasciate perdere manifestazioni e scioperi, lasciate perdere di ricordare al mondo le varie disuguaglianze economiche e sociali, il sessismo, la violenza di genere, le discriminazioni e compagnia bella, e magnatevi ‘na caramella che passa la paura. Geniale. Proprio una trollata geniale. Già mi vedo il responsabile della campagna pubblicitaria mentre esprime il suo lampo di genio “facciamo incazzare le donne così il post sarà virale e sarà tutta pubblicità per noi, ne parleranno ovunque“. Così è stato. Ma il purché se ne parli, santo cielo, ha ancora senso nel 2019? Evidentemente sì.

Il manifesto leghista

Al paese mio si usa ancora quel vecchio detto “anche le pulci hanno la tosse“. Così capita che dal profondo Sud, con la firma Lega Crotone – che per me la parola ‘Lega’ abbinata al nome di una città del sud è già di per sé un ossimoro, ma vabbè – arriva il decalogo della vera donna. Una roba di una pochezza talmente tanto di basso livello (anche sintattico) da farmi rimpiangere in termini di profondità, il testo di ‘Essere una donna‘ di Anna Tatangelo. Che essere una donna, si sa, non vuol dire avere una minigonna ma, manco a dirlo, avere UN RUOLO. Perché noi donne non siamo persone con idee, sentimenti, pensieri, desideri, sogni, aspirazioni. No, noi siamo un ruolo, siamo sempre identificate come ruolo: sorella, madre, moglie, zia, nonna, incubatrice. Siamo solo questo secondo questa illuminante e per nulla ancestrale visione sul nostro genere.

manifesto lega donna
Il decalogo della brava donna secondo la Lega Crotone.

Su tutti i punti indicati nel manifesto leghista, quello che ho più ho amato è quello contro l’autoderminazione delle donne. AutodermiCHE? Sia mai! Della serie, non sappiamo manco cosa sia però ne parliamo. Tutto ciò è meraviglioso, l’Italia è un paese meraviglioso.

Tra i vari commenti apparsi nel web ho letto uno che sentenziava “hanno ragione, bisognerebbe tornare a prima, si stava meglio“. Scusa? Stava meglio CHI? Tu, caro ominide uscito dalla caverna giusto due giorni fa?

Ma non finisce qui. L’autore dello splendido manifesto della perfetta donna dei suoi sogni, ci ha tenuto a spiegare in questa delirante intervista il meraviglioso prontuario della vera donna. Tutta la mia solidarietà alla giornalista per aver dovuto mantenere saldi i conati di vomito durante la spiegazione di quest’opera d’arte di mansplaining livello brodo primordiale.

Più lo ascoltavo e più mi pareva di sentire un sermone tratto direttamente dalla Repubblica di Gilead de Il racconto dell’ancella, aspettandomi da un momento all’altro la chiusa “sia benedetto il frutto”, “possa il Signore schiuderlo”.

Difred de “Il racconto dell’ancella”

Tutto questo avveniva mentre scorrevano nella home di Facebook post sponsorizzati a tema festa della donna, con inquadratura a un pacco sorpresa di genere maschile, slogan ammiccanti sullo stile film con Pippo Franco e sottotitoli alla ‘Quello che le donne non dicono‘. Eh infatti, meglio che non parlo. Se ci fate caso in questi post c’è scritta sempre la stessa cosa, sintetizzabile nel fatto che è questo che vogliono TUTTE le donne.

Tutte eh, nessuna esclusa. Non c’è mai una variante sul tema o sull’orientamento sessuale. Manco Mel Gibson in ‘What women want’ aveva osato tanto. E ho detto tutto.

Ma santo cielo, quello che mi fa incazzare di tutta ‘sta roba è come puntualmente la giornata dell’8 marzo – che da qualche anno ha ripreso finalmente il suo ruolo politico – sia sminuita o ridotta a tarallucci e vino. Se nel corso degli anni, poi, non sono mancate le consuete polemiche a casaccio, quest’anno pare che in tanti – dai politici all’uomo della strada, dalla donna maschilista all’ultimo ciuccio che si eleva a fine pensatore – abbiano deciso di poter riaprire quei cassetti dall’acre odore di naftalina, pieni di retaggi che speravamo essere stati sepolti nel dimenticatoio. Come se non bastasse, infine, ognuno si sente in diritto di buttarla in caciara.

Ma non illudetevi voi Pillon, Fontana, obiettori sull’utero altrui, diopatriafamiglia, paternalisti della prima ora, sessisti per vocazione, transfobici e chi più ne ha meno ne metta: non ci zittirete!

Tornando ai nostri cari vecchi slogan militanti, vi saluto con quello che amo di più “ci avete bruciate, ci avete internate, non ci avete mai fermate“. Noi saremo in piazza con i nostri corpi, le nostre vite e il nostro coraggio, affinché ciò che ci verrà chiesto nell’imminente futuro non sia l’unica cosa che davvero vi sta a cuore, vale a dire: “Ha sgravato la signora?”

“Ma perché non dire che una bella scopata senza conseguenze non è più piacevole?”


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Molisana nata al mare da padre montanaro e madre arbëreshë, sono un misto di elementi naturali e culturali. Cresco con l’atlante geografico come migliore amico e un'infinita curiosità. Mi laureo in economia del turismo, mi appassiono a internet dal 1999 e contemporaneamente scrivo sul cartaceo e sul digitale. Credo nella gentilezza, nell'umiltà e nell'etica come colonne portanti della vita. Unite da un'abbondante dose di autoironia.