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Taiwan rigetta il matrimonio egualitario al referendum ma apre alle unioni civili

- 30/11/2018


Niente da fare per la piccola Repubblica di Taiwan. La tornata di referendum consultivi dello scorso 24 novembre ha rigettato a larga maggioranza l’equiparazione per legge del matrimonio tra persone dello stesso sesso e quello tra un uomo e una donna, già previsto dal codice civile e difeso dall’opposizione di governo.

Un pessimo risultato per la presidente Tsai – Ing Wen, leader del partito democratico progressista dell’isola asiatica, che capitola anche in diversi distretti impegnati nelle elezioni amministrative, e una vera disdetta per la comunità lgbti locale che ha visto da un lato venir meno le promesse della campagna elettorale e dall’altro delegittimare la sentenza della Corte Costituzionale relativa alla parificazione dell’istituto matrimoniale.

A chi volesse recuperare l’intera vicenda, consigliamo di leggere qui.

La bandiera “rainbow” di Taiwan

I risultati del referendum

Dei tre quesiti direttamente riconducibili ai diritti lgbti, solo uno è andato a buon fine.

Ai taiwanesi è stato richiesto contestualmente di approvare una limitazione del codice civile a normare esclusivamente il matrimonio tra un uomo e una donna; di ampliare il raggio d’azione della legge sul matrimonio del codice civile anche alle coppie gay e di dirsi favorevoli all’istituzione di una civil partnership tra persone dello stesso sesso (proteggendo di fatto la sacralità del matrimonio limitatamente all’unione tra eterosessuali).

Il primo quesito ha visto un 72,48% di voti favorevoli, spazzando via ogni speranza di equiparazione dell’istituto matrimoniale tra tutti i cittadini.

Il secondo quesito, decisamente speculare rispetto al primo, ha raccolto invece il 67,26% di voti contrari: non ci sarà alcuna aggiunta nel codice civile di riferimenti al matrimonio tra persone dello stesso sesso.

La terza domanda ha rappresentato una vittoria di Pirro per la comunità lgbti: è stata approvata dal 61,12% dei votanti l’istituzione delle unioni civili con una legge apposita.

Nulla di fatto anche per l’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole secondo l’equità di genere, bollata dall’opposizione religiosa come spauracchio gender.

L’affluenza si è attestata intorno al 55%; il quorum richiedeva che almeno il 25% degli aventi diritti al voto si recassero alle urne.

I referendum avevano un valore esclusivamente consultivo, pertanto non hanno agito direttamente sul sistema normativo taiwanese, ma rappresentano nella sostanza un mandato popolare forte e un chiaro indirizzo politico suggerito dagli elettori.

taiwan gay

Lo scenario

Settimane buie si prospettano per la maggioranza di governo di Taipei, che dovrà optare per una mediazione tra la comunità lgbti, l’elettorato fortemente orientato verso la conservazione dell’istituto matrimoniale come prerogativa dei cittadini eterosessuali e la sentenza della Corte Costituzionale che ha giudicato illegittima la limitazione prevista dal codice e sarà di per sé esecutiva a partire da Febbraio. Sarà di certo complesso trovare una sintesi nel percorso legislativo che potrebbe mandare in corto circuito i rapporti tra i poteri dello Stato.

Il grande successo dei gruppi conservatori si deve soprattutto ad un “no” ecumenico da parte dei rappresentanti delle religioni cristiane e buddiste dell’Isola, e ad una diminuzione dell’appeal politico relativa alla svolta indipendentista della maggioranza, a fronte di una linea nazionalista oggi portabandiera dell’opposizione.

Taiwan non sarà, almeno per il momento, la prima nazione dell’Asia a garantire la parità tra tutti i cittadini nell’istituto matrimoniale.

Attendiamo perciò la Thailandia, che nell’ultimo colpo di coda della legislatura (le elezioni sono previste il prossimo febbraio) potrebbe, in base ai sondaggi elettorali, decidere se confermare quanto detto negli scorsi mesi e accelerare il procedimento di approvazione del matrimonio egualitario oppure ritrarsi per garantirsi i voti dei conservatori.

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Sono nato in Puglia, terra di ulivi e mare, e oggi mi divido tra la città Eterna e la città Unica che mi ha visto nascere. La scrittura per me è disciplina, bellezza e cultura, per questo nella vita revisiono testi e mi occupo di editing. Su BL Magazine coordino la linea editoriale e mi occupo di raccontare i diritti umani e i diritti lgbt+ nel mondo... e mi distraggo scrivendo di cultura e spettacolo!

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