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Il Capovaccaio: sono solo 7 le coppie rimaste in Italia 


In questi anni i cambiamenti climatici, la miopia umana e le scelte scellerate di industrializzazione delle nazioni stanno portando allo stremo gli ecosistemi. Da diversi decenni associazioni ambientaliste portano avanti programmi di salvaguardia di flora e fauna soprattutto in quelle parti di mondo dove inquinamento e cambiamenti climatici devastano totalmente la biodiversità.

Orsi polari, balenottere azzurre, panda, gli arbusti di Socotra, i baobab e i mogani amazzonici, specie importantissime ma distanti geograficamente dell’Italia fanno sì che le cittadine e i cittadini della repubblica italiana siano ancora troppo tiepidi su questa tematica. Anche la nostra nazione, che vanta innumerevoli microclimi e biodiversità non è assolutamente esente da questo fenomeno riferibile agli effetti devastanti dell’essere umano. Vogliamo presentarvi, settimana, dopo settimana animali e piante a rischio estinzione nel nostro territorio nazionale così da dimostrare, ancora una volta, che questa emergenza riguarda tutti e tutte a qualunque longitudine e latitudine del globo.

Vi facciamo conoscere il Capovaccaio: un avvoltoio italiano che vive tra Puglia, Calabria e Sicilia. Sfortunatamente è una delle specie più a rischio di tutte. Ad oggi, infatti, conta appena sette coppie.

Le abitudini coprofaghe del capovaccaio gli hanno attribuito i nomignoli spagnoli di churretero moñiguero, vale a dire “mangiatore di sterco“.  I naturalisti britannici dell’India coloniale consideravano i capovaccai tra gli uccelli più ripugnanti, e la loro abitudine di nutrirsi di feci era particolarmente disprezzata.

ASPETTO E MISURE

Eppure, il suo aspetto candido è assai gradevole: il piumaggio dell’adulto è bianco, e le ali presentano penne remiganti nere. Gli esemplari selvatici generalmente posseggono un piumaggio bianco sporcato da una patina color ruggine o marrone, dovuta al fango o al terreno ricco di minerali ferrosi. Gli esemplari in cattività che invece non hanno accesso al suolo hanno un piumaggio bianco candido.

I capovaccai adulti misurano 47–65 cm (massimo 70 cm) dalla punta del becco all’estremità delle penne della coda. L’apertura alare è circa pari a 3 volte la lunghezza del corpo, potendo raggiungere 165 cm.

Viene avvistato generalmente da solo o in coppia, mentre si lascia sollevare dalle correnti ascensionali assieme ad altri necrofagi e rapaci o mentre sta appollaiato sul terreno o sulla sommità di un edificio. Sul terreno, si sposta con un’andatura ondeggiante.

In Italia, il numero di coppie riproduttive è sceso dalle 30 del 1970 alle 9 degli anni ’90. Nel 2022 sono arrivate a 7 coppie.

Quasi tutti i fallimenti nella nidificazione sono verosimilmente causati da attività umane
Si stanno attuando alcuni programmi di conservazione e ripopolamento con esemplari cresciuti in cattività. Attualmente, seppur in numero ancora esiguo, il capovaccaio si può trovare sulle isole e in Basilicata, Toscana, Calabria e Puglia. 
In Spagna, paese che ospita circa il 50% della popolazione europea, il numero di esemplari è diminuito a causa di avvelenamento per accumulo di piombo, dell’utilizzo dei pesticidi e dell’elettrocuzione.

Areale di distribuzione:

Il capovaccaio è presente in gran parte del Vecchio Mondo e il suo areale di nidificazione comprende Europa meridionale, Africa settentrionale e Asia occidentale e meridionale.

Habitat:

Vive prevalentemente nelle pianure aride e sulle colline poco elevate. In estate, può spingersi fino a circa 2000 m di quota. Le popolazioni europee migrano a sud, in Africa, in inverno. Esemplari vaganti possono spingersi fino al Sudafrica. Nidifica soprattutto su falesie rocciose, ma talvolta costruisce il nido anche su davanzali di alti edifici e su grossi alberi. Nel 2019, anche grazie alla grande disponibilità di cibo da carnai aziendali realizzati per la reintroduzione del Grifone, si è registrata in Sardegna (Porto Conte) la prima nidificazione nell’Isola, perlomeno da diverse decine di anni.

Status di conservazione:

Le popolazioni di capovaccaio sono diminuite nella maggior parte del suo areale.

Fattori di minaccia:

In Europa e in gran parte del Medio Oriente, nel 2001 il numero di esemplari si era dimezzato rispetto a quello censito nel 1980. In India, il declino è stato più rapido, tanto che la popolazione è scesa ogni anno del 35% a partire dal 1999. La causa esatta del declino non è nota, ma si ritiene che sia da ricondurre all’utilizzo del Diclofenac, il FANS che ha causato un vero e proprio sterminio tra gli avvoltoi del genere Gyps

Curiosità:

Nei geroglifici dell’antico Egitto, il capovaccaio era il segno uniletterale usato per il suono glottidale ɑ. Nella Bibbia il capovaccaio viene indicato con il nome ebraico rachamah o racham, che è stato tradotto in italiano come «avvoltoio». L’uccello era considerato sacro a Iside presso gli antichi egizi. L’impiego del capovaccaio come simbolo reale nella cultura egizia e la protezione a esso concessa dai Faraoni rese la specie comune nelle strade del Paese, tanto che in inglese divenne nota anche come Pharaoh’s Chicken, «pollo dei faraoni».

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Di origine Abruzzese, ma ramingo come un nomade. Di molteplici interessi ogni sabato su Bl Magazine con la rubrica BL LIBRI.

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