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La Pernice Bianca: cambiamento climatico e caccia la stanno portando all’estinzione


In questi anni i cambiamenti climatici, la miopia umana e le scelte scellerate di industrializzazione delle nazioni stanno portando allo stremo gli ecosistemi. Da diversi decenni associazioni ambientaliste portano avanti programmi di salvaguardia di flora e fauna soprattutto in quelle parti di mondo dove inquinamento e cambiamenti climatici devastano totalmente la biodiversità.

Orsi polari, balenottere azzurre, panda, gli arbusti di Socotra, i baobab e i mogani amazzonici, specie importantissime ma distanti geograficamente dell’Italia fanno sì che le cittadine e i cittadini della repubblica italiana siano ancora troppo tiepidi su questa tematica. Anche la nostra nazione, che vanta innumerevoli microclimi e biodiversità non è assolutamente esente da questo fenomeno riferibile agli effetti devastanti dell’essere umano. Vogliamo presentarvi, settimana, dopo settimana animali e piante a rischio estinzione nel nostro territorio nazionale così da dimostrare, ancora una volta, che questa emergenza riguarda tutti e tutte a qualunque longitudine e latitudine del globo.

Vi facciamo conoscere la Pernice Bianca che negli ultimi cinque anni è entrata tra le specie italiane in via d’estinzione a causa dell’attività venatoria e del cambiamento climatico.

Il nome scientifico della pernice bianca è Lagopus muta. “Lagopus” in greco significa piede di lepre, un appellativo che nasce dalle particolari caratteristiche di questa specie che ha le zampe coperte di piume. Il termine “muta” invece è riferito al particolarissimo canto del maschio, un rauco “kroo rr kkkk” che può apparire strozzato ed è molto riconoscibile quando riecheggia nel silenzio degli alpeggi.

Candida come la neve durante l’inverno e scura come la terra durante l’estate. La pernice bianca, con la sua straordinaria capacità di cambiarsi d’abito a seconda delle stagioni, è da sempre uno dei simboli della bellezza delle montagne italiane, ma oggi “rischia le penne” soprattutto a causa dei cambiamenti climatici e della caccia.

La Pernice bianca vive nelle praterie alpine, anche oltre i 2mila metri, in zone impervie e rocciose, tra le pietraie e le vette innevate dove crescono i germogli e i frutti delle piante erbacee e dei piccoli arbusti di cui si nutre, come i mirtilli e il rododendro. Il suo volo è elegantissimo, un veloce frullo di ali seguito da una spettacolare planata ad ali tese, vicino al suolo. La pernice bianca può essere considerata insieme all’aquila reale la regina delle montagne italiane.

La pernice bianca è un campanello d’allarme dei cambiamenti climatici

La pernice bianca fino a pochi anni fa era ritenuta in un buono stato di conservazione; oggi è invece inserita in Italia nella lista rossa delle specie a rischio di estinzione come specie “Vulnerabile”. Anche a livello europeo oggi rispetto al passato è classificata come Spec 3 (specie in declino, ma non concentrata in Europa), un dato allarmante evidenziato dalla terza edizione di Birds in Europe pubblicata nel 2017 da BirdLife International. La pernice bianca è l’esempio più allarmante di come i cambiamenti climatici abbiano una conseguenza diretta sugli uccelli selvatici e sui loro habitat.

Oggi questa bellissima specie è già praticamente scomparsa dalle prealpi, spinta a quote sempre più alta dagli inverni “caldi” e senza neve, condizioni necessarie perché avvenga la caratteristica muta. Sono numerose le minacce alla sopravvivenza della pernice bianca sulle nostre Alpi, dove vive e si riproduce in aree aperte e a quote elevate, e che negli ultimi 15 anni ha fatto registrare, a livello nazionale, un trend negativo delle popolazioni pari al 30%

Le cause principali di questa situazione critica sono il riscaldamento globale, la riduzione dei pascoli ad alta quota in cui la pernice bianca da sempre si nutre e si riproduce, ma anche un turismo spesso non sostenibile che disturba questi splendidi animali nel loro habitat naturale, sia d’inverno che in estate. Ultima, ma non meno pericolosa, la caccia: la pernice bianca infatti in Italia è ancora tra le specie cacciabili nelle regioni alpine.

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Di origine Abruzzese, ma ramingo come un nomade. Di molteplici interessi ogni sabato su Bl Magazine con la rubrica BL LIBRI.

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