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Uzbekistan, dove la società incoraggia la violenza omofobica e la politica la ignora

- 19/02/2020


In seguito al crollo dell’URSS, l’Uzbekistan fu l’unico Stato dell’Asia centrale, insieme al Turkmenistan, a non depenalizzare l’omosessualità.

L’articolo 120 del codice penale del 1994, revisionato nel 2001, prevede che i “rapporti sessuali volontari di due individui di sesso maschile sono puniti con la reclusione fino a tre anni.“. La norma non considera i rapporti omosessuali femminili, che tuttavia, pur essendo consentiti, non sono visti di buon occhio dalla società.

Gli attivisti LGBTI uzbeki avevano posto grandi speranze nel 2016, con la salita al potere del riformista Shavkat Mirziyoyev il quale, contrariamente al suo predecessore, il leader autoritario Islam Karimov (che aveva bollato gli omosessuali come “deviati”), non aveva mai espresso frasi ingiuriose e diffamatorie nei confronti della comunità lgbti.

La situazione non sembra però essere mutata, in quanto si sono continuate a registrare violenze e discriminazioni di routine nell’indifferenza della politica.

Da quando Mirziyoyev è salito al potere, le organizzazioni internazionali per i diritti umani tra cui Human Rights Watch e gruppi LGBTI lo hanno invitato ad affrontare la discriminazione nei confronti della comunità, anche se finora non sono state rilasciate dichiarazioni pubbliche.

presidente uzbekistan
Il Presidente dell’Uzbekistan Shavkat Mirziyoyev

Cosa dice l’osservatorio dei diritti

Nonostante nel 2019 l’Uzbekistan abbia attraversato un anno di grandi miglioramenti economici e sociali, gli osservatori internazionali dei diritti umani affermano che non solo la violenza contro le persone LGBT incontra spesso l’approvazione pubblica in Uzbekistan, ma perfino gli attivisti locali mostrano poca solidarietà con le persone discriminate per il loro orientamento sessuale. Umid Gafurov, un noto blogger locale ha dichiarato che i militanti dei diritti umani “Proteggono principalmente i prigionieri politici, le persone con disabilità e le donne, ma a loro non importa dell’LGBTI.

Sebbene la costituzione dell’Uzbekistan imponga al governo di “creare uno stato umano democratico e governato dalla legge che cerchi di offrire una vita dignitosa a tutti i cittadini della repubblica“, la comunità LGBTI resta sola e discriminata, tanto che l’Uzbekistan si piazza al 159° posto su 197 paesi per il livello di tolleranza manifestato nei confronti delle minoranze sessuali.

Omofobia in Uzbekistan

Gli atti di violenza di matrice omofobica, oltre ad essere “incoraggiati” dall’opinione pubblica, sono anche raramente indagati e puniti: nel settembre 2019, ad esempio, il venticinquenne Shokir Shavkatov è stato assassinato da sconosciuti aggressori a Tashkent dopo aver fatto coming out sul suo account Instagram.

La comunità LGBTI locale si è detta scioccata non solo dall’omicidio, ma anche dalla reazione pubblica, rilevando numerosi commenti di approvazione e richieste di uccidere altre persone gay.

Nel 2016, il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite ha ricevuto una risposta ufficiale dall’Uzbekistan in merito alle sue critiche al trattamento delle persone LGBTI, negando qualsiasi coinvolgimento e rilevando di non aver registrato traccia formale di discriminazione o abuso ai danni delle persone LGBTI.

Shokir Shavkatov, il ragazzo venticinquenne ucciso lo scorso settembre 2019 dopo aver fatto coming out su Instagram.

“Uzbekistan come la Cecenia: per lo Stato i gay non esistono”

L’atteggiamento nei confronti delle persone LGBT in Uzbekistan è simile alla situazione in Cecenia, dove il capo del paese, Ramzan Kadyrov, alle affermazioni degli attivisti sugli omicidi LGBT afferma che non esistono gay in Cecenia” riferisce un avvocato di Tashkent, la capitale del paese, a IWPR (Institute for War and Peace Reporting).

La società uzbeka ha un atteggiamento negativo nei confronti dei gay, pertanto molte persone omosessuali sono costrette ad avere una doppia vita, sposarsi e avere dei figli con donne che non amano. Il rischio è quello di essere additati come potenziali gay e diventqre bersaglio di atti di violenza e intimidazione, che restano impuniti anche a seguito di denuncia formale. Alcuni agenti di polizia si fingono gay su siti di incontri per attirare le vittime in un incontro e procedere all’arresto, o perfino estorcere denaro e minacciare il malcapitato.

Quindi ricattano, minacciando di rivelare le loro identità in pubblico. A volte, non si fermano all’estorsione. Hanno picchiato e umiliato i giovani ”, ha affermato Abbosali Abbosov, attivista LGBTI di Samarcanda che attualmente vive negli Stati Uniti.

Negli ultimi anni sono state pubblicate su internet decine di video con gruppi di persone che linciano giovani sospettati di praticare atti omosessuali, senza che nessuno proceda a denunciare l’aggressione. “Questa inazione incoraggia solo il circolo vizioso della discriminazione“, ha aggiunto Abbosov.

gay uzbekistan
Manifestante con la bandiera dell’Uzbekistan al World Pride di New York del 2019.

Le raccomandazioni delle Nazioni Unite

Secondo Akmal Saidov, direttore del Centro nazionale per i diritti umani, l’Uzbekistan ha ricevuto 212 raccomandazioni delle Nazioni Unite su come migliorare la loro situazione dei diritti umani. Sono state tutte accettate, tranne quelle sui diritti della comunità LGBT, ben undici, che alcuni funzionari del governo hanno dichiarato “incompatibili” con la legge dell’Uzbekistan.

Ad esempio, il succitato articolo 120 del codice penale dell’Uzbekistan non potrebbe essere rimosso perché “le relazioni omosessuali sono una delle ragioni della distribuzione dell’HIV / AIDS nel paese“.

Secondo i dati più recenti della Rete centrale per la promozione del genere e della sessualità dell’Asia centrale, circa 500 uomini accusati di violazione dell’articolo 120 erano in prigione nel 2013. Più recentemente, nell’estate del 2019, sono stati avviati procedimenti penali contro due giovani ragazzi gay arrestati in un appartamento di Tashkent.

Uzbekistan e omosessualità, il problema è culturale

L’attivista e giornalista della LGTBI Luiza Atabaeva ha affermato che la società uzbeka non è ancora pronta ad accettare coloro che non si adattano alle nozioni tradizionali di genere e sessualità.

Abbiamo vissuto a lungo secondo i canoni islamici e creato l’immagine della famiglia tradizionale e della poligamia“, ha detto. “Quindi è emersa la cultura sovietica. Ora viviamo nell’era di uyat [vergogna]. Inoltre, la situazione economica della società non ci consente di pensare alla libertà sessuale. A chi importa della discriminazione contro l’LGBTI in Uzbekistan quando le persone non riescono a soddisfare i loro bisogni di base come il cibo, l’elettricità, il gas, il lavoro e l’istruzione?”

Fonte: IWPR

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Sono nato in Puglia, terra di ulivi e mare, e oggi mi divido tra la città Eterna e la città Unica che mi ha visto nascere. La scrittura per me è disciplina, bellezza e cultura, per questo nella vita revisiono testi e mi occupo di editing. Su BL Magazine coordino la linea editoriale e mi occupo di raccontare i diritti umani e i diritti lgbt+ nel mondo... e mi distraggo scrivendo di cultura e spettacolo!

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