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Covid: Feng shui VS accumulatori seriali

- 16/04/2020


Quanto un ricordo è nell’oggetto e quanto nella nostra mente? Perché si ha la sensazione che buttando quell’oggetto anche i ricordi svaniscano? Oggetti conservati negli anni, scatole pieni di cimeli del passato, ricordi trasformati in oggetti che dopo tanti anni restano solo oggetti legati a persone, momenti, epoche. Col passare degli anni l’attaccamento diventa morboso e facciamo sempre più fatica a liberarci di quell’oggetto.

Esiste un termine che classifica tutto questo, “disposofobia” che deriva dall’inglese dispose “gettare” e fobia che di origine greca indica la “paura”.

Questo termine, in realtà, indica casi anche più gravi che manifestano proprio una patologia medica e si ripercuote su tantissimi oggetti, anche cibo scaduto e cose altrettanto “particolari”. In questo specifico caso mi riferisco, mentre riordini la camera da letto magari, a vecchi biglietti di auguri, cartoline, peluche, insomma tutto quello accumulato negli anni che per un motivo o per un altro in prossimità del cestino ci è sempre rimasto attaccato alle mani.

Un po’ per dispiacere, un po’ per senso di colpa, un po’ per non ferire la persona che ce lo ha regalato, insomma innumerevoli motivi che ci portano ad avere in casa una valanga di “prendipolvere” o “ciarpame” come lo chiamava mia madre.

In questa quarantena, come già accennato in altri articoli un passatempo è il ri-arredare casa e non vi dico quante cose sono sbucate dal cilindro dei ricordi quando ho cambiato arredamento alla mia. Ho ritrovato qualsiasi cosa che ancora oggi esito a buttare nonostante siano passati secoli.

Ogni volta si trovano mille sotterfugi per non buttarle e così vengono riposte nell’ennesima scatola messa da un lato che poi, dopo qualche tempo, una volta riaperta, presenterà le stesse problematiche. Delle volte sembra quasi di cancellare un ricordo buttando via quell’oggetto, è come se avendo vicino a se quel biglietto, quel pupazzo, quella maglietta, ci fosse ancora la speranza di rivivere quel periodo, di riallacciare i rapporti con quella persona, di sentire quelle emozioni più vicine e più forti. Ma in realtà è tutto nella nostra testa, il sorriso di quell’oggetto è scaturito dai ricordi non dalla polvere che lo ricopre.

Non a caso, il Feng Shui, la teoria orientale che tratta la disposizione degli oggetti nelle stanza e elle case affinché sia armonica, ritiene che come sistemiamo le cose introno a noi rifletta il mondo psichico, raccontano chi siamo. Sarebbe salutare infatti, ogni tanto, rimuovere disordine – clutter per sgomberare, riordinare e liberarsi dall’inutile – decluttizzare. Rimettere ordine, pulire, liberarsi del superfluo infatti rende più leggeri, fa sentire ordinati dentro e fuori e facilita anche il vivere la propria casa. 

Quando si decide di mettere ordine si parte dalla spinta di fare pulito, gettare il superfluo, fare spazio al nuovo e non conservare l’inutile ma non è poi così facile come sembra. L’attaccamento che si riesce a sviluppare per un oggetto è maggiore di quanto si possa pensare, alla base c’è un senso di privazione. 

Un modo per affrontare questo distacco è analizzare col cuore ogni oggetto e dargli una sorta di priorità usando quello che in psicologia viene chiamato “principio di contrasto”, ossia il contrastare un oggetto con uno che ha un valore maggiore. Ciò ridimensiona il nostro attaccamento a quell’oggetto.

Messo a confronto con uno che ha nel nostro cuore ancora più valore, questa nuova prospettiva potrebbe aiutare a riposizionare il primo oggetto tra quelli di cui in fondo non abbiamo così bisogno. Inoltre, se quell’oggetto è in quella scatola da anni, dimenticato e riemerso solo per le grandi pulizie, in fondo sapevamo di averlo? Ci mancava? Quello a cui siamo attaccati in realtà è l’esperienza che abbiamo vissuto, un’ esperienza che ci ha trasformati e arricchiti, ma oramai è già nostra e lo sarà per sempre indipendentemente da quell’oggetto. Quindi, con un po’ di coraggio, dobbiamo liberarcene imparando a rievocare quelle immagini e quelle sensazioni senza bisogno di una cosa fisica ma solo facendo affidamento alla memoria del cuore. La cosa che facilita questo processo di distacco è aiutare, fare del bene, fare felici altre persone, coperte per cani al canile, vestiti per meno fortunati, peluche per reparti di ospedali o case famiglia, il ricordo rimarrà nostro ma quell’oggetto potrebbe regalare altre gioie come ha fatto con noi. 

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Non mi descrivo mai perché non sono gentile con me stessa

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