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Gli appunti di viaggio di Bearity Fair: IL MUSEO DEI “PENI” DI REYKJAVIK

- 08/11/2018
Ingresso al museo


Nel mondo esistono musei ed esposizioni di ogni tipo. Pensate che a Zagabria, capitale della Croazia, potreste imbattervi nel “Museo delle relazioni finite” (Museum of broken relationships), nel quale sono esposti decine di oggetti legati a storie d’amore finite più o meno bene. In India invece, a Nuova Delhi, si fa la fila per visitare il “Museo dei Gabinetti“, nel quale si possono ammirare centinaia di tazze da bagno provenienti da ogni parte del mondo.

Quello che desta più sconcerto, però, è una collezione di peni che a Reykjavik compone il MUSEO FALLOLOGICO ISLANDESE.

Museo islandese

Ingresso al museo

Storia del museo

Cos’è il Museo Fallologico Islandese? Beh, partiamo dal presupposto che definirlo museo “del ca**o” non sarebbe un’offesa ma una semplice constatazione.

Nato dall’idea di un professore di storia come tanti altri, Sigurdur Hjartarson, che nel 1997 lo realizzò a Húsavík e nel 2011 lo ha trasferito nella capitale, a Reykjavik, oggi il Museo conta ben 280 esemplari di peni e apparati genitali appartenenti a 92 specie diverse di animali e mammiferi, disseccati o conservati in formaldeide.

Peni

Peni in formaldeide

Alla collezione possiamo annoverare anche quattro peni umani, il primo dei quali, in ordine cronologico, appartenente al signor Pall Arason, che per tenere fede alla sua fama di latin lover decise di donare, alla sua morte, il suo esemplare di pene al Museo.

Per chi si chiedesse semplicemente “perché?”, sul sito internet del Museo ( phallus.is/it/ilmuseu.html ) possiamo scoprire la sua mission.

“La Fallologia è una scienza antica che, fino ad anni recenti, ha ricevuto un’attenzione assai limitata in Islanda, se non come un campo di studi marginale di altre discipline accademiche […] Oggi, grazie al Museo Fallologico Islandese, è finalmente possibile per gli individui dedicarsi allo studio serio del campo della fallologia in maniera organizzata e scientifica.”

Ma come nasce l’idea del “Museo fallologico”?

Davvero per caso.

Lo racconta il signor Hjartason sul sito internet del museo, che è disponibile anche in lingua italiana: “L’idea della raccolta risale a molti anni fa: da bambino ricevetti una frusta fabbricata con un pene di toro. Nel 1974 vivevo nella cittadina di Akranes nella costa sud-occidentale, dove ero preside di scuola secondaria. Alcuni dei miei insegnanti erano soliti lavorare d’estate nella vicina stazione baleniera, e dopo quel primo esemplare essi cominciarono a portarmi peni di balene, probabilmente per prendermi in giro. Allora nacque l’idea di collezionare gradualmente un interessante campionario di più specie di mammiferi.”

Museo peni islanda

Il sig. Sigurdur Hjartarson, fondatore del museo fallologico islandese

Nel 1980 Hjartason possedeva solo 13 campioni, tra cui quattro cetacei; nel 1990 la raccolta si era più che raddoppiata a 34 esemplari e all’apertura del museo, nel 1997 se ne contavano 62.

Il numero di visitatori è progressivamente aumentato insieme alle specie esposte, fino a superare gli 11.000 ingressi dell’estate del 2009.

Qualche curiosità

Il pene più grande presente appartiene ad una balenottera azzurra, ed è lungo circa un metro e settanta: ovviamente si tratta solo di una minuscola porzione del membro del cetaceo, che in condizioni normali arriva a misurare cinque metri per diversi quintali di peso.

A stuzzicare le fantasie di visitatrici e visitatori interessati c’è anche la collezione, in calchi d’argento, dei peni dei peni giocatori della nazionale di pallamano islandese, classificatasi seconda alle Olimpiadi di Pechino nel 2008.

Si tratta di veri e propri genitali vichinghi, giudicate voi stessi:

Peni giocatori pallamano

I calchi in argento dei peni dei giocatori della nazionale olimpica di Pallamano del 2008

Tra le diverse recensioni lette, pare che il museo abbia una frequentazione femminile più corposa rispetto a quella maschile, e che l’ingresso di 2500 corone islandesi (circa 15 euro) sia francamente eccessivo per il contenuto del museo.

Per i più curiosi, online è possibile trovare l’intero catalogo del museo a questo indirizzo http://phallus.is/it/informazioni-aggiuntive/catalogo.html

E voi cosa ne pensate? Avete mai visitato il museo fallologico islandese?

fonti: Secolo XIX, Blog Alessia Mendozzi, Uberti

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Sono nato in Puglia, terra di ulivi e mare, e oggi mi divido tra la città Eterna e la città Unica che mi ha visto nascere. La scrittura per me è disciplina, bellezza e cultura, per questo nella vita revisiono testi e mi occupo di editing. Su BL Magazine coordino la linea editoriale e mi occupo di raccontare i diritti umani e i diritti lgbt+ nel mondo... e mi distraggo scrivendo di cultura e spettacolo!

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